Una “rivoluzione gentile, che tiene insieme giustizia ambientale e giustizia sociale”. È così che Anna Riccardi, presidente della Fondazione famiglia di Maria, definisce la prima comunità energetica e solidale d’Italia, recentemente nata a San Giovanni a Teduccio. Decine di pannelli solari installati sul tetto della fondazione e collegati alle case di 19 famiglie, che presto diventeranno 40. Un esperimento di transizione energetica che può essere d’esempio per Napoli e per l’intero Paese.
Qui, nella periferia est di Napoli, dove le fabbriche hanno ceduto il passo inesorabilmente, dagli anni ’80 in poi, all’edilizia popolare, alla povertà diffusa e dove non ci sono né verde pubblico né servizi, ma solo vaste aree inquinate da quasi un secolo di raffinerie e industria pesante, le famiglie iniziano a ricevere i primi soldi di un progetto ambientalista. Poche settimana fa, infatti, i residenti della comunità energetica hanno ricevuto il primo bonifico, 250 euro, frutto della vendita di energia elettrica prodotta dai pannelli solari. Nello stesso periodo, sono cominciati anche i risparmi sulle bollette.
Cos’è una comunità energetica
La transizione ecologica si realizza anche (forse soprattutto) attraverso quella energetica, ovvero il passaggio a una produzione di energia derivata da fonti rinnovabili. Si sta infatti diffondendo sempre di più in Italia il fenomeno delle “comunità energetiche rinnovabili” (Cer), associazioni tra cittadini che decidono di mettersi insieme per produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. L’idea alla base delle Cer è decentralizzare la produzione di energia e stimolare la partecipazione attiva dei cittadini, che diventano così pro-sumers, cioè al tempo stesso produttori e consumatori.
Le Cer in Italia sono state istituite attraverso il decreto Milleproproghe del 2019, provvedimento che recepiva la direttiva europea Red (Renewable energy directive) del 2018. Le prime comunità sono nate a partire dal 2020. Parliamo di unioni di amministrazioni locali, piccole aziende, semplici cittadini, nate perlopiù in aree interne del Paese dove c’erano a disposizione fondi pubblici per preservare o riqualificare i piccoli borghi. Qualcosa di molto diverso, ad ogni modo, rispetto a quanto è stato messo in piedi a San Giovanni a Teduccio.
Una Cer a San Giovanni a Teduccio: l’idea
La Fondazione famiglia di Maria aiuta da due secoli le famiglie di Napoli Est con problemi socio-economici, in particolar modo occupandosi dei più piccoli. Abbiamo incontrato la sua presidente, Anna Riccardi, sui tetti dell’antico orfanotrofio in cui ha sede, ora ricoperti di pannelli solari: “Era il 2020 quando sono stati installati. Mariateresa Imparato (presidente di Legambiente Campania, ndr) insieme alla Fondazione con il Sud, mi propose di partire proprio da qui per istituire la prima comunità energetica e solidale d’Italia. Sottolineo ‘solidale’ perché è il valore aggiunto di questa grande esperienza. Non è stato un percorso semplice, ma oggi possiamo dire che questa sperimentazione è diventata un’esperienza da replicare non soltanto a Napoli e in Campania ma, ci auguriamo, in tutta Italia”.
“Come Legambiente – ci spiega invece Mariateresa Imparato – con Fondazione con il Sud e con la Fondazione famiglia di Maria abbiamo immaginato di costruire un percorso che fosse anche un modello di welfare di comunità. Abbiamo stressato lo strumento delle comunità energetiche incrociando le due crisi, quella sociale e quella ambientale, e arrivando così a creare un modello unico. Produciamo energia e la condividiamo, quindi parliamo di transizione energetica perché si tratta di energia solare, e allo stesso tempo questa produzione diventa un supporto per le famiglie che sono in difficoltà”.
Così, mentre Fondazione per il Sud investiva nell’installazione dell’impianto, Legambiente e Fondazione famiglia di Maria attivavano insieme un percorso formativo con le famiglie aderenti al progetto. Un percorso anche di “autodeterminazione, di conoscenza e consapevolezza sui propri stili di vita e sui consumi energetici”, racconta Mariateresa Imparato. “Quando abbiamo coinvolto nei nostri percorsi educativi le famiglie, i bambini, i nonni, in questo scambio intergenerazionale – prosegue Anna Riccardi – sapevamo che tutti insieme stavamo mettendo in campo una vera e propria rivoluzione gentile, concreta, che coniugava giustizia sociale e giustizia ambientale. Abbiamo fatto sì che l’ambiente diventasse, in un territorio ecologicamente deturpato quanto economicamente in difficoltà, una priorità”.
La comunità e la transizione culturale
“La nostra fortuna è stata quella di poter contare su di una comunità locale attiva, la comunità educante della Fondazione famiglia di Maria”, racconta Mariateresa Imparato di Legambiente. Famiglie vicine, già solidali l’una con l’altra nella vita di tutti i giorni, e spinte ad imbarcarsi in questa esperienza green anche dalla voglia dei loro bambini di contribuire al benessere collettivo. È stata anche un’esperienza di riscatto per loro, erano abituati magari a raccontare a un giornalista le criticità di quell’area e non un’esperienza positiva, pilota, che partisse proprio dal loro territorio”.
“Le prime volte che abbiamo raccontato loro del progetto c’erano naturalmente delle perplessità – spiega Anna Riccardi -. Siamo stati dei pionieri a parlare di comunità energetica, e questo anche in un momento particolarmente difficile come quello della pandemia”. “Poi man mano e con l’aiuto dei loro ragazzi siamo ‘entrati’ nelle famiglie – aggiunge Imparato -. La Fondazione era già una comunità, c’era un rapporto di fiducia. Le famiglie hanno avuto tanta pazienza, a loro gli incentivi economici sono arrivati soltanto di recente, ma capivano la valenza ambientale di quello che stavano facendo. Oggi le mamme della comunità sono più brave di me e di Anna a raccontare che cos’è una comunità energetica. La Cer si è rivelata anche una strada di transizione culturale, cosa fondamentale per accompagnare i cambiamenti”.
Anna Riccardi ricorda un episodio che dà la misura di quanto il progetto sia stato, in profondità, compreso dai suoi protagonisti e non solo. “Abbiamo potuto inserire nella comunità, per legge, soltanto le famiglie della cabina energetica secondaria (da poche settimane, ovvero dalla recentissima approvazione dei decreti attuativi relativi alla legge del 2019, questa possibilità si è espansa alla cabina primaria, ndr) e quindi non tutte quelle che già frequentavano la fondazione e che usufruivano dei nostri servizi. Un giorno è arrivata alla mia porta una signora un po’ anziana e mi ha detto ‘presidé, ‘o voglio fare pure io sto fatto, lo voglio fare per i miei nipoti’. Ho imparato molto dallo scambio tra me e questa signora. Quando spieghi le cose alle persone, le metti in condizioni di partecipare, fai capire che è la direzione giusta. E non perché glielo hai spiegato tu, che pure a volte vieni riconosciuto come un punto di riferimento, ma perché l’hanno scelto e compreso”.
La signora Patrizia è tra i partecipanti alla Cer di San Giovanni. Siamo i primi a riuscire a raccogliere una testimonianza diretta da una di queste famiglie. “Molti di noi inizialmente credevano che fosse la solita cosa campata in aria – ci spiega -. Per fortuna però Anna si è impegnata tantissimo a far capire alle famiglie quanto fosse importante partecipare. Dopo quasi tre anni non credevamo più potessero arrivare dei soldi, adesso invece abbiamo ricevuto i primi incentivi, pochi (250 euro, ndr) ma li abbiamo ricevuti”. “Sappiamo però che l’importante non è questo, ma l’energia pulita, farlo per i nostri figli – prosegue -. Io da poco sono diventata nonna e voglio un futuro migliore per mio nipote. Speriamo che il progetto si allarghi ancora, e che si riesca a fare finalmente qualcosa per questo territorio”.
Burocrazia: come superare gli ostacoli
I primi contributi economici alle 17 famiglie che partecipano alla Cer di San Giovanni a Teduccio sono arrivati soltanto di recente, a quasi tre anni dall’avvio del progetto. “Troppo tempo – sottolinea Anna Riccardi – iniziavo a non avere il coraggio di incontrare le famiglie, mi sentivo come l’ennesima persona che aveva raccontato loro una favola. Ma il primo incentivo, distribuito dal Gse (Gestore dei servizi energetici, ndr) per vendita, produzione e consumo dell’energia dei nostri pannelli solari, è stato finalmente distribuito prima di Natale. Insomma, sotto l’albero i nostri bambini hanno potuto trovare un regalo in più”.
Mariateresa Imparato ci spiega il perché dei ritardi: “Le prime difficoltà le abbiamo incontrate nell’attivare uno strumento ancora inedito. Dal dover spiegare a un notaio di cosa si trattasse, fino allo scrivere uno statuto senza poter far riferimento a statuti simili. Poi è stato complesso capire se le persone che dovevano entrare a far parte della comunica energetica fossero davvero collegate alla stessa cabina elettrica. Oggi ci sono le mappe di Enel, tre anni fa non c’erano. Infine, quello che spesso succede quando si parla dello sviluppo delle rinnovabili, cioè uno stop dalla Soprintendenza che chiedeva il parere paesaggistico quando abbiamo realizzato l’impianto”.
Bollette e guadagni: il futuro delle Cer
Stando all’ultimo rapporto trimestrale “Energia e clima in Italia” del Gse, a fine 2022 risultavano 21 comunità energetiche rinnovabili. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha fissato come obiettivo la nascita di 15mila Cer, cifra da raggiungere grazie ai 2,2 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dedicati allo scopo e destinati ai comuni con meno di 5mila abitanti. Nei mesi scorsi anche diversi centri urbani – dopo Napoli, anche Milano, Firenze, Torino e Roma – hanno annunciato che daranno vita a delle Cer.
Intanto con la recentissima approvazione dei decreti attuativi per le Cer (lo scorso 23 gennaio) finalmente sarà possibile crearne coinvolgendo la cabina primaria e quindi allargandone la platea dei beneficiari.
“In questi giorni abbiamo pubblicato un appello ai ministri della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e dell’Ambiente, Pichetto Fratin, oltre che al presidente del Gse, che è poi l’erogatore degli incentivi, Paolo Arrigoni”, spiega ancora Mariateresa Imparato di Legambiente. “La richiesta è di crederci davvero, di approfondire quanto abbiamo fatto a San Giovanni a Teduccio. Il nostro appello, ora che il quadro normativo è completo, è che il processo per la nascita delle Cer sia snellito, che non ci siano più blocchi della Sovrintendenza per gli impianti fotovoltaici, che le informazioni siano più accessibili, che l’iter per la registrazione di una Cer sia meno farraginoso e che gli incentivi arrivino in tempi definiti. Far funzionare davvero le comunità energetiche vuol dire combattere la povertà energetica”.
Intanto, la Cer di San Giovanni a Teduccio è destinata a crescere ancora. “Con l’approvazione dei decreti attuativi ora possiamo arrivare a coinvolgere 40 famiglie – spiega Anna Riccardi – il numero per cui sono stati installati i pannelli fotovoltaici. Sono tante, adesso, le persone che bussano alla nostra porta per essere coinvolte in questa esperienza. Hanno visto crescere il nostro progetto man mano, l’entusiasmo intorno a quanto stessimo facendo. Hanno compreso che è un punto di partenza per migliorare la nostra comunità e l’ambiente che la circonda”.
Continua a leggere su Next
Fonte : Today