Codici identificativi e body cam per la polizia: “Perché la destra dice di no?”

Le cariche della polizia al corteo degli studenti a Pisa riaprono il dibattito su come evitare situazioni simili in futuro. Gli strumenti tirati in ballo sono sempre gli stessi: codici identificativi e body cam per gli agenti, per avere riferimenti chiari su chi sta facendo cosa. In Europa già 20 Paesi li adottano e il Partito Democratico ha presentato degli emendamenti al “Decreto sicurezza” per introdurli, mentre Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha depositato una proposta di legge. Sul tema il centrodestra fa ostruzione ma potrebbero esserci degli spiragli. 

Gasparri: “Codice identificativo servirebbe solo per denunce pretestuose”

Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, ha detto la sua senza lasciare spazio a fraintendimenti: “Il codice identificativo non sarà introdotto perché potrebbe servire soltanto per denunce pretestuose. Chiunque può dire ‘il numero 48 o il numero 51 ha fatto questo, ha detto quello’ e invece di pensare alla sicurezza e alla legalità le forze di polizia sarebbero sostanzialmente paralizzate”.

Gasparri però fa la sua proposta: “Bisogna semmai dotare anche le forze di polizia di microtelecamere che oggi costano poco e sono utilizzabili per avere immagini complete. Perché noi stiamo vedendo alcune immagini ma non ne abbiamo viste altre, che pure qualche televisione sta recuperando. Bisogna sempre vedere cosa accade prima, perché se è vero che bisogna fare inchieste e verifiche, e anche in questo caso vanno fatte senza sconti per nessuno, è anche vero che va visto tutto il contesto”.

Per il senatore di Forza Italia, “A volte, è successo anche nel passato, si sono viste alcune scene ma non si è visto cosa è accaduto prima, quando magari un poliziotto o un carabiniere veniva aggredito. Credo che anche a Pisa non ci sia difficoltà a individuare il reparto, il luogo e le persone ma il numeretto ben impresso servirebbe solo ad alimentare denunce pretestuose, quindi il numero non ci sarà”. 

Magi: “Già 20 paesi europei hanno il codice identificativo: cosa c’è di male?”

“Cosa c’è di male nella bodycam e nei codici identificativi sulle divise degli agenti delle forze dell’ordine? Già 20 Paesi europei hanno il codice identificativo, e anche l’UE con una risoluzione del 2012 ha esortato gli stati membri ad adottare questa misura”, ha detto il segretario di +Europa e deputato Riccardo Magi.

“Nel 2016 il Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite ha fatto lo stesso. Non si comprende perché la destra abbia tutto questo interesse a garantire l’anonimato degli agenti e a farli operare in condizioni di irriconoscibilità: fossi un agente di polizia che opera nel pieno rispetto della legge, sarei il primo a volere bodycam e identificativo, proprio per tutelare il buon nome della divisa e isolare chi sbaglia. Non c’è nulla di punitivo e nulla che possa violare la privacy”, dice Magi. 

Manganelli e cariche: cosa può fare la polizia secondo la legge (e cosa no)

Così è arrivata la proposta di legge che il deputato di +Europa ha depositato, per cui chiede alle forze di opposizione di calendarizzare e votare “La contrarietà della maggioranza – sottolinea Magi – dimostra che al governo non interessa nulla di tutelare le forze dell’ordine. Questa è una vergogna e l’attacco della destra a Mattarella nasconde il tentativo di trasformare l’Italia in uno Stato di Polizia senza più alcuna garanzia costituzionale. E questo è uno dei tanti rischi che il premierato all’italiana porterebbe con l’annullamento delle prerogative del Presidente della Repubblica in favore – conclude Magi – di una persona sola al comando”.

Gli emendamenti del Pd: “Codici alfanumerici sui caschi”

La strada scelta dal Partito Democratico sembra la più rapida: “Dobbiamo garantire l’ordine pubblico e al contempo il diritto di manifestare liberamente e in sicurezza […] Per questo il Partito democratico presenterà emendamenti al ddl sicurezza per introduzione dei codici alfanumerici sui caschi degli agenti impegnati nei servizi di ordine pubblico e con l’estensione dell’uso delle body-cam”, dice Matteo Mauri, deputato del Pd e già vice ministro dell’interno con delega alla pubblica sicurezza.

Il decreto si trova nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera: “Presenteremo anche emendamenti per l’abolizione della cosiddetta norma anti dissenso, prevista dall’art. 11 del ddl a prima firma Piantedosi, una norma profondamente intimidatoria che potrebbe portare alla reclusione fino a due anni anche semplicemente per chi fa un presidio per strada. Dobbiamo garantire l’ordine ma soprattutto la libertà di espressione e la democrazia che sono principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione”, aggiunge Mauri. 

Fonte : Today