Un contrasto molto acceso sulla gestione di alcuni affari illeciti nella zona di corso dei Mille, a Palermo. Sarebbe questo lo scenario in cui si è consumato nella serata del 26 febbraio l’omicidio di Giancarlo Romano, personaggio che gli inquirenti definiscono emergente all’interno di Cosa nostra, anche per un legame storico con il boss Antonino Lo Nigro, imparentato non solo con Cosimo Lo Nigro, condannato per le stragi, ma anche cugino dei capimafia indiscussi di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano.
Al momento sono state fermate tre persone per il delitto. Si tratta di A.S.C. – rimasto gravemente ferito nell’agguato avvenuto e tuttora ricoverato in ospedale con precedenti per rapina -, ma anche di padre e figlio, C.M. classe 1969, e A.M. A sparare a Romano sarebbe stato il primo: C.M. La discussione che sarebbe alla base dello scontro a fuoco sarebbe nata proprio tra il ferito e gli altri due.
Secondo una prima ricostruzione – le indagini della squadra mobile sono coordinate dalla Dda, guidata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella – A.S.C. sarebbe andato da padre e figlio, per regolare una discussione legata ad affari riconducibili alla criminalità organizzata. Una delle ipotesi è che si possa trattare di una richiesta di pizzo su un giro di scommesse clandestine che sarebbero state gestite da C.M. Già qui, di fronte a un centro scommesse di corso dei Mille, ci sarebbe stata una prima sparatoria, in cui sarebbe rimasto ferito un avventore – estraneo ai fatti – e proprio C.M.
Da qui sarebbe partita la spedizione punitiva contro A. S.C. che, per farsi forte, avrebbe cercato Romano, soggetto che avrebbe una sua caratura criminale in quella zona della città, che sarebbe “rispettato”. La vittima è stata più volte sfiorata in passato da indagini della Dda, ma alla fine mai arrestata. Ci sono ovviamente dei contorni sui quali al momento gli inquirenti mantengono il riserbo, ma Romano – non propriamente noto alle cronache – non era certo uno sconosciuto per la Procura.
Non è ancora chiaro se anche la vittima fosse armata, ma di certo – e molti elementi sarebbero stati rilevati anche da diverse telecamere di sorveglianza – il regolamento di conti a pistolettate è avvenuto in via XXVII Maggio, dove sull’asfalto, senza vita, è rimasto proprio Romano. Un delitto che certamente non è stato ben pianificato e che è stato organizzato in poco tempo e soprattutto sull’onda del desiderio di vendetta da parte di C.M.. Tanto che, a pochissime ore dai fatti, ci sono già tre fermati: provvedimenti arrivati al culmine anche di numerose perquisizioni, durante le quali sarebbero state ritrovate anche le armi utilizzate durante la sparatoria. Nelle prossime ore i fermi dovranno essere convalidati dal gip.
Fonte : Today