AGI – I’ll be right back, si dice da queste parti. Torno subito. Quante volte l’abbiamo visto, magari scritto a mano, appiccicato alla vetrina di un negozio In Italia. Qui a Singapore, invece, le due parole alludono a qualcosa di top, in senso gastronomico. Niente meno che alla cucina di Massimo Bottura, l’architetto dell’Osteria Francescana di Modena a tre stelle Michelin.
Il nuovo ristorante, dopo quello omonimo (e già stellato) di Dubai, ha appena aperto in uno dei quartieri residenziali più chic di Singapore, Dempsey. Fuori, il purissimo bianco coloniale di un’ex caserma dell’esercito britannico che spicca nel verde smeraldo equatoriale, all’interno un vero e proprio tuffo nell’Italia balneare, quella degli anni ’60, un’epoca che ha conosciuto l’età d’oro di Cinecittà e le roventi estati della riviera adriatica. Nell’ambiente progettato dall’azienda di design Paola Navone di OTTO Studio, predominano il bianco e il blu e c’è anche un “bar sulla spiaggia”, con alti sgabelli e lampade realizzate con bottiglie di Campari Soda. Manca solo di ascoltare alcuni dei brani estivi più amati di sempre, da Sapore di Sale di Gino Paoli a Stessa spiaggia, stesso mare, che con Mina divenne una hit del decennio.
Il menu invece mette in mostra l’uso stravagante e innovativo degli ingredienti dell’Emilia-Romagna da cui proviene Bottura: tra i tanti piatti proposti, spicca uno stufato di seppie e peperoni reinventato come piatto di pasta fredda con tagliatelle. Al timone della cucina c’è l’Executive Chef Alessio Pirozzi, abruzzese, già alla direzione culinaria di Dubai come Head Chef dal 2022. Quanto all’amore per Singapore, per Bottura è qualcosa di lunga data: “La mia prima visita nel 1984 al Raffles Hotel, uno dei luoghi più iconici del Sudest Asiatico, dove ho bevuto un indimenticabile Singapore Sling è impressa nella mia memoria. La città sta evolvendo in una delle grandi destinazioni culinarie”.
Di certo, qui a Singapore Bottura è stato accolto con grande entusiasmo di pubblico e attenzione dei media locali con il suo primo ristorante in Asia. Nonostante lo strapotere della cucina locale, con le tante declinazioni portate dalla diaspora cinese del Guangdong, per passare dalla cucina malese fino a quella tipica dello stretto di Malacca, la cucina Peranakan. Lui che ha imparato a cucinare a Modena con le tagliatelle della mamma per arrivare a guadagnare, uno dopo l’altro, i livelli più alti di tutti i podi culinari internazionali, colpisce con la semplicità di suo commento, ancora più forte a rileggerlo da lontano: “La cucina non è una lista di ingredienti o una dimostrazione di abilità tecniche: è il racconto del paesaggio Italiano e delle nostre passioni.”
Fonte : Agi