Negli Stati Uniti i contagi da norovirus continuano a crescere. A riferirlo sono i nuovi dati degli statunitensi Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), che mostrano appunto come i test positivi per i norovirus, virus particolarmente persistenti nell’ambiente e altamente contagiosi che causano gastroenteriti acute, sono in aumento in tutto il Paese. Come precisano i Cdc, “negli Stati Uniti, le epidemie di norovirus si verificano più frequentemente durante il tardo autunno, l’inverno e l’inizio della primavera”. Ecco di che virus si tratta, come ci si contagia, che sintomi provoca e come si cura.
Norovirus: cosa sono
I norovirus, noti anche come virus di Norwalk, sono stati scoperti nel 1972 e appartengono alla famiglia dei Caliciviridae, virus a singolo filamento di rna. Attualmente sono noti tre genogruppi di norovirus in grado di infettare l’essere umano, e rappresentano la causa più diffusa e comune di gastroenteriti acute di origine non batterica. Date le loro dimensioni minuscole, fino a poco tempo fa si potevano identificare solamente con l’osservazione al microscopio elettronico o con la presenza di anticorpi nel sangue, mentre oggi ci sono test rapidi per la diagnosi che utilizzano marcatori molecolari per la ricerca del virus da campioni biologici.
Contagio e sintomi
I norovirus si manifestano soprattutto in contesti come ospedali, case di cura, scuole, colpiscono sia bambini che adulti e, nella maggior parte dei casi, il contagio avviene attraverso cibo o acqua contaminati, anche se è possibile la trasmissione da persona a persona, per via orofecale o via aerosol, o attraverso il contatto con superfici contaminate. “Il virus è altamente infettivo e bastano 10 particelle virali per dare vita a un’infezione”, sottolineano dall’Istituto superiore di sanità (Iss). “Data la loro persistenza nell’ambiente, che ne permette la replicazione e diffusione anche per due settimane dopo l’infezione iniziale, i norovirus sono difficili da controllare ed è quindi necessario applicare rigorose misure sanitarie per prevenirli e contenerli”. Il periodo di incubazione è di 12-48 ore, mentre la malattia si manifesta con i sintomi più comuni delle gastroenteriti, ossia nausea, vomito, diarrea, crampi addominali e, in alcuni casi, può comparire una leggere febbre.
Cura e prevenzione
Contro i norovirus non esistono trattamenti specifici (poiché si tratta di virus e non di batteri, gli antibiotici non sono di alcun aiuto), né vaccini. L’unica forma per tenere sotto controllo la diffusione dei contagi, quindi, è la prevenzione, ossia l’adozione di misure igieniche da quella personale a quella nella manipolazione e distribuzione di cibi e bevande. Tuttavia, l’infezione, come ricordano dall’Iss, non ha solitamente conseguenze gravi, e la maggior parte delle persone guarisce in un paio di giorni. “Normalmente – spiegano gli esperti – l’unica misura è quella di assumere molti liquidi per compensare la disidratazione conseguente a vomito e diarrea. In particolare, la disidratazione può rappresentare una complicazione più seria per i bambini, gli anziani e i soggetti con precario equilibrio metabolico o cardiocircolatorio, e può quindi richiedere una certa attenzione medica”. Inoltre, secondo i Cdc l’immunità dura solo alcuni mesi. Va da sé quindi, che una persona può quindi essere infettata dal virus più volte nel corso della vita.
Fonte : Wired