Abisso Recensione: più disaster che movie, disponibile su Netflix

Soltanto pochi mesi fa i tg nazionali riportavano le notizie della grave calamità naturale che aveva colpito Grindavik, villaggio di tremila abitanti nella penisola islandese di Reykjanes. Nel novembre del 2023 infatti il territorio è stato teatro di un’attività sismica fuori dal comune, con l’eruzione del vicino vulcano che ha provocato enormi danni, tra decine di terremoti, enorme crepe che hanno distrutto le strade e le abitazioni e scie di fuoco che lambivano questa landa di terra nel profondo nord.

Immagini impressionanti che sembravano uscite direttamente da un film catastrofico di produzione hollywoodiana, ma in realtà drammaticamente reali per chi direttamente coinvolto. Ed ecco che ora in cima alle classifiche dei titoli più visti nel catalogo di Netflix troviamo un original che ricorda molto da vicino quanto accaduto, a cominciare da un’ambientazione nella altrettanto fredda e suggestiva Svezia fino ad arrivare a un contesto sismico scatenato da una montagna irrequieta. Ma andiamo con ordine, accompagnandovi nella recensione di Abisso, un titolo che è già tutto un programma.

Abisso: nel cuore del dramma

La famiglia di Frigga è a pezzi: separata dal marito con in corso una causa di divorzio, è madre di due ragazzi adolescenti che non hanno preso per niente bene la rottura dei genitori. La donna, che lavora come responsabile della miniera nella cittadina di Kiruna, ha inoltre una nuova relazione con un suo collega, della quale le persone a lei più vicine sono ancora all’oscuro. Mentre la verità sta venendo alla luce, Frigga si trova ad affrontare nuovi e ben più spinosi problemi: la zona è infatti stata recentemente palcoscenico di diverse scosse che hanno provocato crepe nel terreno o altre problematiche, una scia tellurica probabilmente collegata allo “spirito irrequieto” della vicina montagna.

Insieme all’ex compagno e ad altri due colleghi, Frigga decide di andare a indagare nel ventre della vetta, scoprendo come i suoi sospetti fossero giustificati: ben presto Kiruna è colpita da un disastro naturale che rischia di mettere in grave pericolo la vita dei suoi abitanti e la donna farà di tutto per salvare le persone che ama.

Fuoco e fiamme

Da sempre l’essere umano prova un’insana attrazione per i disastri, per la potenza di quella natura che devasta senza curarsi di altro, in un moto perpetuo che d’altronde dura da milioni di anni con conseguenze più o meno catastrofiche. Non è un caso che il filone dei disaster-movie ritorni ciclicamente ogni tot mesi/anni, pronto anche grazie ai nuovi effetti speciali a dar vita a spettacoli magniloquenti ed esagerati, all’insegna di una distruzione cinematografica fittizia che non guarda in faccia niente e nessuno.

Negli ultimi tempi non soltanto il cinema hollywoodiano, da sempre maestro nel genere anche per via dei budget illimitati e di effetti speciali ormai rodatissimi, si cimenta nel genere, con il proliferare di titoli a tema provenienti da ogni angolo del mondo. E proprio la penisola scandinava ci ha regalato alcuni degli esponenti più riusciti: basti pensare al dittico The Wave (2015) – The Quake – Il terremoto del secolo (2018) – se volete saperne di più recuperate la nostra recensione di The Wave – o anche al recente The North Sea (2021) – qui la nostra recensione di The North Sea. In tutti questi casi grande importanza era data alla componente umana del racconto, che metteva sempre al centro della storia delle famiglie problematiche alle prese con una disperata lotta per la sopravvivenza, nel tentativo al contempo di tirare le fila di crisi o presunte tali.

E anche Abisso non fa naturalmente eccezione, proponendo uno scavo più o meno riuscito di una crisi di coppia che coinvolge in prima persona quei figli che non accettano la separazione di mamma e papà, il tutto mentre il mondo crolla loro letteralmente addosso. La sceneggiatura in questo modo può abbondare in dosi di retorica a prova di grande pubblico, con tanto di sequenze di sacrificio-eroismo a caratterizzare quel tour de force finale ad alta dose di suspense, risolvendo anche con furbizia alcuni (s)nodi narrativi lasciati in sospeso.

L’imminenza del finimondo viene introdotta tramite crepe nei soffitti o voragini nel terreno che mettono in pre-allarme i cittadini di questa piccola comunità; peccato che si sappia poco del contorno di figure secondarie che abitano questo sparuto luogo prossimo alla tragedia, giacché storia e regia preferiscono concentrarsi in maniera ossessiva e quasi morbosa sul nucleo di personaggi principali, con dinamiche parzialmente forzate che richiamano alla memoria quello dei film di serie b sull’argomento. Qualche vago riferimento alla cultura indigena, a quella dea della montagna che secondo le antiche credenze protegge o punisce, e uno sguardo alla modernità – dall’attivismo ambientalista alla questione di genere – è troppo poco per speziare una narrazione alquanto classica e telefonata, che per cento minuti si trascina priva di veri e propri colpi di scena: tutto ciò che accade è ampiamente preventivabile da uno spettatore navigato.

Un cast relativamente anonimo non aiuta a empatizzare con questi protagonisti problematici, mentre almeno dal punto di vista dell’intrattenimento ludico Abisso si difende benino, con effetti speciali di discreto livello che offrono un paio di momenti suggestivi e una buona tensione claustrofobica che emerge nella fase centrale. La mano del regista Richard Holm è di stampo prettamente televisivo, avendo lui lavorato in carriera soprattutto nella forma seriale, e questo nega all’insieme quell’ampio respiro cinematografico che le premesse potevano garantire: ne risulta così un film sì vedibile, ma per niente necessario.

Per altri film usciti recentemente nel catalogo della piattaforma di streaming, recuperate la nostra rubrica sulle uscite Netflix di febbraio 2024.

Fonte : Everyeye