Nei cantieri c’è un morto ogni due giorni

Ogni due giorni, nei cantieri edili italiani, un lavoratore perde la vita a causa di un incidente mortale. Una strage praticamente quotidiana, un problema costante, che però torna a fare notizia soltanto in concomitanza con enormi tragedie, come l’ultima avvenuta nel cantiere del supermercato Esselunga di Firenze. Numeri drammatici confermati dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, che pone l’accento anche su un’altra questione: in un caso su tre non lavora in un’azienda edile, ma in una realtà imprenditoriale appartenente al settore dell’installazione degli impianti che, come previsto dagli accordi sindacali tra le parti sociali, applica ai propri dipendenti il contratto metalmeccanico. 

I morti nei cantieri edili

Nel 2022, secondo i dati dell’Inail, su 1.208 incidenti mortali avvenuti sul luogo di lavoro, 175 hanno interessato il comparto delle costruzioni. Tra i decessi avvenuti in questo settore ben 63 (ovvero il 36% del totale), erano lavoratori del settore dell’installazione degli impianti. +

Un’incidenza, quest’ultima, che è aumentata notevolmente rispetto a quella registrata negli anni precedenti: nel 2018 era al 29%, nel 2019 al 21,8%, nel 2020 al 25,4% e nel 2021 al 20,7%. Dal punto di vista territoriale, la situazione più critica riguarda il Piemonte, al primo posto con il 65%, seguita da Liguria e Umbria con il 50%, poi Lombardia (40,7%) e Friuli Venezia Giulia (40%).

Poi c’è la questione dei lavoratori impiegati senza l’inquadramento contrattuale corretto, ossia quello dell’edilizia: “È una tendenza – spiegano dalla Cgia – che consente alle imprese che ricorrono a questo escamotage di risparmiare sul costo del lavoro. Non solo. Le maestranze che esercitano l’attività edile, ma non dispongono del Ccnl corrispondente, non sono tenute a frequentare i corsi di formazione obbligatori previsti per gli edili, rendendo questi lavoratori meno consapevoli e meno preparati ad affrontare i rischi e i pericoli che possono incorrere. Purtroppo, i dati disponibili non ci consentono di soppesare quante imprese dell’edilizia applicano il contratto metalmeccanico anziché quello edile, tuttavia, al netto delle considerazioni appena sviluppate, è evidente che nei cantieri accedono comunque troppi addetti che non hanno ricevuto un’adeguata formazione in materia di sicurezza. Se tra le principali irregolarità riscontrate dall’Ispettorato del Lavoro durante l’attività di controllo emergono, in particolar modo, i ponteggi non ancorati correttamente, l’assenza di percorsi all’interno del cantiere dedicati ai mezzi e/o ai pedoni o la mancanza/inadeguatezza di dispositivi di protezione collettivi (parapetti, armature, barriere), vuol dire che il lavoro da fare in materia di prevenzione è ancora tantissimo”.

Il problema dei lavoratori in nero

Una giungla di contratti in cui non può non essere contemplato un altro fattore, quasi endemico nel settore dell’edilizia, ossia quello dei lavoratori in nero. Operai completamente  sconosciuti al fisco, all’Inps e all’Inail che vengono pagati in contanti ogni fine settimana. Secondo le stime dell’Istat, negli ultimi anni il fenomeno nel suo complesso è in calo, tuttavia gli irregolari presenti nell’edilizia ammonterebbero a 220.200. Per quanto riguarda il tasso di irregolarità, secondo l’ultimo dato disponibile, relativo al 2021, nel settore costruzione era al 13,1%: tra tutti i settori economici presenti nel Paese, solo l’Agricoltura con il 16,8% e gli altri servizi alle persone (colf, badanti, cura della persona, etc.) con il 42,6% presentavano un tasso superiore alle costruzioni.

Invece, i principali fattori di rischio che nei cantieri causano gli eventi infortunistici più gravi sono i seguenti

  • le cadute dei lavoratori dall’alto;
  • le cadute degli oggetti/carichi, anche a seguito di crolli, frane o smottamenti;
  • le perdite di controllo dei preposti nella conduzione di mezzi di lavoro.

“Questi accadimenti – si legge nello studio della Cgia – sono in gran parte riconducibili a errori di procedura commessi dall’infortunato o da terzi, oppure dall’uso improprio delle attrezzature. Senza contare che presentano un’incidenza sempre più elevata nel totale degli infortuni il ricorso, da parte del soggetto incidentato, a pratiche lavorative estemporanee o totalmente scorrette, ma abitualmente tollerate in azienda. Comportamenti, questi ultimi, che potrebbero assumere dimensioni sempre più importanti e altrettanto pericolosi, grazie al fatto che all’interno dei cantieri il numero dei lavoratori edili inquadrati con un contratto metalmeccanico è in deciso aumento. Lavoratori, ovviamente, che a differenza dei colleghi con il Ccnl dell’edilizia non dispongono di un’adeguata formazione e conoscenza delle misure di prevenzione connesse ai rischi e ai pericoli presenti nei cantieri. Soprattutto in quelli dove c’è la compresenza di più imprese”:

Gli incidenti mortali nel 2023

I numeri sul 2023 sono ancora provvisori, ma il dato sulla mortalità dovrebbe essere in calo rispetto a quello del 2022. L’anno scorso a livello nazionale i decessi sono stati 1.041 e la Lombardia, con 172, è la regione dove si è registrato il dato più preoccupante.

Seguono il Veneto con 101, la Campania con 95, l’Emilia Romagna con 91 e il Lazio con 89. Le realtà dove la mortalità è più bassa riguardano, ovviamente, quelle meno popolate. La Provincia Autonoma di Bolzano con 11, quella di Trento con 8, il Molise con 5 e la Valle d’Aosta con 1 sono i territori meno investiti da queste tragedie nei luoghi di lavoro. Un numero di decessi inaccettabile per un Paese come l’Italia, una strage quotidiana che viene dimenticata in fretta, in attesa della prossima tragedia.

Fonte : Today