5 musical da vedere assolutamente anche se odiate i musical

Andando oltre le origini teatrali e musicali del musical, risulta curioso notare come nel corso degli anni questo genere abbia vissuto una particolarissima evoluzione che lo ha portato a reinventarsi, restando comunque fedele ad alcuni elementi della sua stessa tradizione formale. Lo stesso cinematografo è stato in grado di assorbire e incrementare le possibilità artistico-espressive delle sue storie, in cui la musica e la cura estetica di un certo tipo vengono ampliate a dismisura e avvolte da una magia che a teatro quasi sicuramente mancava.

Le immagini hanno potenziato e plasmato i musical, dando loro una linfa vitale sia nuova che “tradizionale”, in un certo qual modo, anche se l’accoglienza da parte del pubblico generalista non è stata sempre delle migliori, tendendo a una particolare cristallizzazione del gusto soggettivo che ancora oggi definisce gli amanti di questo genere. Eppure ci sono alcuni musical che risultano imprescindibili da vedere, storie per immagini, musica e tutto il resto che andrebbero visti obbligatoriamente almeno una volta nella vita per il loro valore concettuale, formale, artistico ed emotivo, pellicole in cui la scrittura musicale e le performance a schermo sono rimaste impresse a fuoco nell’immaginario comune al punto di essere citate e ricordate con affetto. In funzione di ciò abbiamo deciso di stilare una lista dei 5 musical da vedere assolutamente anche se non ti piacciono i musical. Quali abbiamo scelto secondo voi?

La La Land (2016)

La La Land è uno di quei musical che ha avuto un’esplosione assurda sia durante che in seguito alla sua uscita nei cinema, coinvolgendo bene o male il pubblico di tutto il mondo.

Arrivato nelle sale nel 2016, scritto e diretto da Damien Chazelle, La La Land sviluppa il suo potenziale narrativo basandosi su un racconto d’amore che segue le vite di due giovani artisti, Mia e Sebastian, interpretati da Emma Stone e Ryan Gosling. Il film inizia con un impressionante numero musicale ambientato in un ingorgo di Los Angeles, che introduce il pubblico al tema portante: sogni e ambizioni nella città degli angeli. Mia è una giovane aspirante attrice che lavora come barista nel tempo libero e Sebastian è un pianista di jazz con l’obiettivo, un giorno, di aprire un club tutto suo. I due si incontrano più volte, inizialmente senza alcuna connessione vera e propria per poi, in seguito, innamorarsi perdutamente l’uno dell’altra. Così la loro relazione amorosa diventa il carburante di tutti gli eventi principali, mentre li vediamo scontrarsi con la realtà di tutti i giorni in funzione di una realizzazione personale molto ardua da ottenere. La musica è una parte essenziale della pellicola, con canzoni e coreografie che esprimono le emozioni dei personaggi e contribuiscono a far avanzare la storia.

Tuttavia, le aspirazioni professionali dei protagonisti mettono alla prova la loro relazione, portandoli a fare scelte difficili tra l’amore e il successo, in un mondo che continua spedito per la propria strada a discapito di ogni cosa. Il più grande valore di La La Land risiede nel fatto che ha contribuito a riportare in auge i musical cinematografici, un genere relativamente trascurato nel panorama del cinema contemporaneo, il tutto con una combinazione di canzoni memorabili, balli coreografati al dettaglio e una trama d’amore che ha indelebilmente conquistato il pubblico di ogni dove. Il grande successo riscosso ovunque è stato alimentato dalle recensioni entusiastiche da parte della critica e dalla vittoria di numerosi premi e onorificenze di alto livello, tra cui sei premi Oscar, per Miglior regia, Miglior attrice protagonista per Emma Stone, Miglior fotografia, Migliore colonna Sonora, Miglior scenografia e Migliore canzone originale a City Of Stars.

L’amore di Damien Chazelle per il cinema inoltre, specialmente per quello di matrice classica, la fa da padrone in ogni singola inquadratura e trovata formale, contribuendo ad alimentare un citazionismo che lo omaggia continuamente nell’estetica e nelle tematiche affrontate (per maggiori informazioni recuperate la nostra recensione di La La Land).

Moulin Rouge (2001)

Nel pensare a una lista dei 5 musical da vedere assolutamente anche se non ti piacciono i musical, non potevamo non citare almeno una volta Moulin Rouge. Diretta da Baz Luhrmann e arrivata nei cinema nel 2001, questa pellicola è nota specialmente per la sua estetica visiva unica e per la combinazione di musica contemporanea con una storia ambientata nella Parigi del XIX secolo, traendo spunto da un soggetto che s’ispira a La traviata di Giuseppe Verdi.

La storia di Moulin Rouge si ambienta nel 1899 a Parigi e si concentra sulla vita Christian (interpretato da un indimenticabile Ewan McGregor), un giovane poeta inglese, e Satine (Nicole Kidman), una celebre artista del Moulin Rouge, un locale notturno di spettacolo. A seguito di qualche casualità e incontri fuggevoli i due passano dall’attrazione reciprioca a un amore dalle fattezze proibite e segrete, in un contesto in cui non è facile tirare avanti di sola arte. Quando Christian è coinvolto nella creazione di uno spettacolo teatrale per il Moulin Rouge resta quindi folgorato dalla bellezza di Satine, la principale stella dello spettacolo. Tuttavia, la loro relazione deve fare i conti con numerosi ostacoli, tra cui l’ostilità del proprietario del Moulin Rouge, Harold Zidler (Jim Broadbent), e il duca, un ricco finanziatore dello spettacolo, che desidera la donna per sé.

Differentemente da tantissimi altri musical cinematografici, Moulin Rouge riesce a distinguersi per il suo stile visuale unico, alimentato continuamente dalla regia vivace e colorata di Baz Luhrmann, caratterizzata dall’utilizzo di costumi sontuosi, scenografie elaborate e sequenze musicali coreografate in maniera spettacolare. La colonna sonora del film, inoltre, presenta una serie di canzoni pop contemporanee reinterpretate in chiave musicale dell’epoca, alimentando ulteriormente quest’atmosfera accattivante, coinvolgente e fuori da ogni schema. L’anima artisticamente ribelle e indefinibilmente creativa di questo lungometraggio musicale gli è subito valsa il plauso sia del pubblico dell’epoca che della critica, incoronato dall’ottenimento di due Oscar per la miglior scenografia e costumi.

Tick, Tick… Boom! (2021)

Non tutti sanno che nel catalogo Netflix è possibile recuperare una vera e propria perla del genere musical: Tick, Tick… Boom!. Basato su un musical rock off-Broadway con lo stesso nome, scritto da Jonathan Larson, il creatore di Rent, e diretto da Lin-Manuel Miranda, questa pellicola è accessibile da ogni punto di vista, e così geniale ed emotivamente profonda che non potevamo non inserirla nella nostra lista dei 5 musical da vedere.

La storia di Tick, Tick… Boom! ruota attorno a un aspirante compositore di musical di nome Jonathan, appunto, interpretato da Andrew Garfield, intento a realizzare con tutte le sue forze il suo sogno di scrivere un musical di successo a New York, il tutto seguendo la sua vita a metà degli anni ’90 mentre lotta per bilanciare il lavoro come cameriere in un ristorante, la relazione con la fidanzata Susan (Alexandra Shipp), e il desiderio di realizzarsi come artista e autore.

Il film esplora la pressione che Jon sembra sentire continuamente su di sé a trent’anni, sentendo il “ticchettio” di un orologio che gli ricorda l’esaurirsi del tempo a sua disposizione. La storia si svolge nell’arco di un breve lasso temporale durante il quale lo vediamo confrontarsi con il fallimento, l’amicizia, l’amore e il significato della vita. Resta l’ossessione creativa per la scrittura, derivante dalla viscerale passione per la musica e il teatro, che tenta di fiorire con la messa in scena il suo musical “Superbia” nonostante gli ostacoli e le sfide finanziarie.

Il cuore pulsante di Tick, Tick… Boom! si rintraccia nella sua scrittura fresca, immediata e attuale nel presentare le difficoltà cui il protagonista si trova a dover far fronte durante il proprio percorso artistico, arrivando a instaurare un dialogo diretto con il pubblico oltre lo schermo che sa di geniale e brillante, e mettendo a nudo gli intenti di un essere umano facilmente condivisibili da tutti quanti. La cura generale per le canzoni, e la mastodontica performance di Andrew Garfield fanno di questo film qualcosa di imperdibile (recuperate la nostra recensione di Tick Tick Boom).

Il mago di Oz (1939)

Poteva in una lista come questa mancare Il mago di Oz? Stiamo pur sempre parlando di una pellicola musicale che ha cambiato per sempre la storia stessa del cinema, impattando sull’immaginario mondiale in modo così indelebile da essere ancora oggi studiata dai professionisti di settore.

Basato sull’omonimo romanzo per ragazzi di L. Frank Baum pubblicato nel 1900, e arrivato al cinema nel 1939 con la regia di Victor Fleming, stiamo parlando di una pellicola va oltre il tempo, riuscendo ancora oggi ad appassionare, affascinare e sorprendere il pubblico di tutte le età. La storia de Il mago di Oz inizia in Kansas, negli Stati Uniti, durante la Grande Depressione. La giovane Dorothy Gale, interpretata da Judy Garland, vive con sua zia Emily e lo zio Henry in una fattoria. Dorothy è tormentata dalla perfida vicina Miss Gulch, che minaccia di portar via il suo amato cane Toto. Un giorno, durante un tornado, Dorothy e Toto si rifugiano in casa e vengono trasportati dalla tempesta fino alla magica terra di Oz. Qui Dorothy scopre un mondo straordinario e colorato, popolato da creature strane e magiche. Per tornare a casa, la giovane deve cercare il Mago di Oz, un potente stregone che si dice possa aiutarla.

Durante il viaggio fa amicizia con tre compagni: lo Spaventapasseri, il Leone codardo e l’Uomo di Latta. Insieme affrontano molte avventure, come il confronto con la perfida Strega dell’Ovest e l’incontro con la gentile Strega del Nord. Superate alcune peripezie sarà la verità in fondo al viaggio a cambiare per sempre le carte in gioco, influendo su tutti i protagonisti coinvolti.

Fin dalla sua uscita, il lungometraggio di Fleming ha saputo stregare il grande pubblico, ispirando un impatto duraturo sulla cultura pop mondiale e insediandosi nell’immaginario collettivo. Centrali, in questo processo, sono state la colonna sonora (canzoni storicamente memorabili, tra cui Over the Rainbow), l’utilizzo, pionieristico all’epoca, del technicolor, i personaggi iconici e le tematiche universali trattate (come l’importanza della casa, dell’amicizia e della fiducia in se stessi).

Grease (1978)

In chiusura della nostra lista abbiamo deciso d’inserire un altro classico intramontabile, da recuperare a tutti i costi. Diretto da Randal Kleiser e basato sull’omonimo musical teatrale scritto da Jim Jacobs e Warren Casey, anche con Grease ci troviamo davanti a qualcosa d’iconico. L’intero plot si ambienta negli anni ’50 e narra la storia d’amore tra Sandy Olsson (interpretata da Olivia Newton-John) e Danny Zucco (John Travolta), due studenti del Rydell High School (proprio lo scorso anno abbiamo detto addio a Olivia Newton-John). Lei è una ragazza australiana ingenua e dolce, mentre lui è uno dei più machi e duri della scuola, membro di un gruppo di ragazzi noti come i T-Birds.

L’intreccio di Grease si sviluppa partendo delle vite di questi due ragazzi mentre affrontano le sfide dell’adolescenza, dell’identità, dell’amicizia e dell’amore, concentrandosi sul tentativo di Danny di conquistare nuovamente il cuore di Sandy dopo una breve relazione estiva, durante la quale Danny si è comportato in modo diverso rispetto a come è a scuola. Fiore all’occhiello di questo musical sono numerose canzoni e coreografie ormai cult (Summer Nights, You’re the One That I Want, Hopelessly Devoted to You e We Go Together, sono solamente alcuni esempi), perfette per catturare l’energia e lo stile degli anni ’50.

Il grande successo raccolto dalla pellicola di Kleiser ha avuto fin da subito un ampio impatto sul grande pubblico, al punto di contribuire, in linea diretta, a una particolare ridefinizione dello stesso genere dei musical cinematografici, aprendo la strada a una nuova ondata di film di altrettanto successo. La sua influenza si è fatta sentire in produzioni successive come Dirty Dancing e Footloose, e ha dimostrando che l’incontro fra musica e immagini poteva avere un impatto duraturo, ampio e attualissimo sulla cultura popolare mondiale.

Fonte : Everyeye