Così si “accendono” le città col sole: ma in Italia i parchi solari passano dalla Cina

Servono oltre 2.600 campi da calcio per coprire l’area su cui è stato costruito l’attuale parco fotovoltaico più grande degli Stati Uniti, tra i più estesi al mondo. Il progetto si chiama Edwards & Sanborn ed è stato sviluppato da Terra-Gen, azienda leader nel settore delle energie rinnovabili. Ci troviamo nel deserto del Mojave, in California, accanto alla base dell’aeronautica militare statunitense di Edwards: qui quasi 2 milioni di pannelli solari producono ogni giorno una quantità di energia tale da alimentare circa 240mila abitazioni, l’equivalente di Napoli. Ma il valore aggiunto di questo gigantesco impianto fotovoltaico è il parco di accumulo con più di 120mila batterie fornite da Lg, Samsung e Byd, che rimettono nel sistema l’energia prodotta in eccesso. Il risparmio in termini di anidride carbonica emessa nell’atmosfera è considerevole e un impianto simile in Italia sarebbe in grado di dimezzare la CO2 nell’aria di città come Firenze o Bologna: ma sarebbe possibile costruirne uno di queste dimensioni? Lo abbiamo chiesto a Francesco Sassi, ricercatore in geopolitica dell’energia e dei mercati.

Perché un parco solare da 1,7 miliardi di dollari nel deserto

Il parco fotovoltaico si trova nel deserto del Mojave, non a caso. Mortenson, azienda che insieme a Terra-Gen lo ha progettato e costruito, sostiene che il parco sia il più grande progetto di stoccaggio di energia solare negli Stati Uniti e tra i più grandi al mondo.

Foto satellitare del parco solare fotovoltaico più grande degli Stati Uniti, nel deserto del Mojave in California

Sono serviti 1,7 miliardi di dollari per installare 1,9 milioni di pannelli fotovoltaici made in Usa: la tipologia usata è Fv First solar che secondo lo sviluppatore del progetto, Terra-Gen Inc., è in grado di sviluppare 875 megawatt di energia solare e 3.320 megawattora di accumulato, fornendo alla rete fino a 1,3 gigawatt.

Cosa significa? Volendo fare un paragone, la potenza sviluppata corrisponde all’incirca a quella installata nelle prime tre regioni italiane per nuovi impianti fotovoltaici nel 2023: Lombardia, Veneto e Piemonte. L’energia viaggia lungo 640 chilometri di cavi per rifornire 240mila abitazioni. Riportando il dato in Italia e prendendo come riferimento le informazioni dell’Agenzia delle entrate, il parco sarebbe in grado di fornire energia pulita a quasi tutta la città di Napoli o a circa la metà delle abitazioni principali di Milano.

Oltre 1.000 maestranze hanno lavorato al progetto che l’azienda edile Mortensen ha iniziato a costruire nel 2021 e terminato a gennaio 2024. Ma oltre alla capacità di generare elettricità, il vanto del Edwards & Sanborn solar plant sta nelle oltre 120mila batterie fornite dalle aziende sudcoreane Lg e Samsung e dalla cinese Byd che permettono di accumulare energia e usarla quando serve, ad esempio di notte in assenza dei raggi solari. La città più vicina rifornita è San Jose, centro della Silicon Valley, distante circa 430 chilometri. Ma l’energia prodotta rifornisce anche varie aziende californiane di pubblica utilità, oltre a tutte le sedi di Starbucks nel sud della California.

Mappa della distanza tra il parco solare Edwards Sanborn e la città di San Josè

Il parco solare Edwards & Sanborn non è l’unico progetto fotovoltaico dell’area, e non a caso. Come si vede dal colore rosso intenso nella mappa sottostante del National solar radiation database, il deserto del Mojave è infatti una delle aree degli Stati Uniti con la maggiore irradiazione solare, dove quindi i pannelli possono assorbire di più i raggi solari rispetto ad altre zone.

Mappa dell'irraggiamento solare degli Stati Uniti

Ma è possibile immaginare la stessa cosa in Italia?

Quanto sono grandi i parchi solari in Italia: la mappa

Le proporzioni italiane sono differenti. L’anno passato è stato ottimo per il mercato del fotovoltaico in Italia, il terzo per volume di crescita in Europa con 4,9 Gigawatt (GW) installati, quasi il doppio dei 2,5 GW installati nel 2022, anche grazie all’apporto del settore residenziale tramite il Superbonus. Ma è evidente che le proporzioni sono differenti: per dare un’idea, da solo il parco solare nel deserto del Mojave ne arriva ad accumulare 3,3.

Secondo gli obbiettivi fissati dal governo italiano, nel periodo 2024-2030 dovrebbero essere installati in media 7-8 GW di energia solare ogni anno per raggiungere l’obiettivo di 80 GW nel 2030. Ma in Italia parchi solari grandi quanto quello californiano non ce ne sono. Il più grande parco fotovoltaico italiano si trova a Foggia e ha una potenza di 200 megawatt. Verrà superato da un impianto in Sicilia, in provincia di Catania, da 250 megawatt. Complessivamente, come si vede dalla mappa sottostante elaborata da Today.it sulla base del tracker Global energy monitor, in Italia ci sono 37 parchi solari che sviluppano una potenza di 1,2 GW.

La mappa dei parchi solari fotovoltaici in Italia

Parliamo di una scala di grandezza diversa rispetto al parco statunitense, capace di immettere in rete fino a 1,3 gigawatt (1 gigawatt = 1.000 watt). La realtà italiana è fatta di impianti più piccoli. E al momento parchi di queste dimensioni non potrebbero proprio esistere in Italia. “Non a caso, il progetto è un unicum in California, servono investimenti comunque molto grandi. Un’area di costruzione con un tale irraggiamento al Sud Italia farebbe comune a parte – fa notare Francesco Sassi a Today.it – Ma poi vi sarebbe il problema della stabilità e del rinnovamento della rete”. 

Non si potrebbe neanche pensare di farlo “a distanza”, ad esempio in Africa, trasportando poi l’energia tramite cavi come accade in California: “È una cosa del tutto infattibile al giorno d’oggi pensare di esportare volumi simili di energia a grandi distanze – spiega Sassi – Sarebbe molto più utile costruire un progetto simile in un Paese nordafricano per sostenere i consumi locali ma, ovviamente, manca l’interesse politico e i rischi economici sono giganteschi”.

La sfida dei pannelli tra Usa e Cina: Europa (e Italia) nel mezzo

Per l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) solare ed eolico traineranno la crescita delle rinnovabili da qui al 2028, ma il percorso verso l’energia pulita presenta degli ostacoli lungo il cammino. Per il fotovoltaico c’è un dilemma, la Cina, allo stesso tempo risorsa e minaccia. Questo perché i pannelli cinesi costituiscono la stragrande maggioranza del mercato globale: secondo Eurostat, in Europa rappresentano il 96 per cento delle importazioni. Un monopolio. 

Grafico che mostra le importazioni di pannelli solari fotovoltaici dalla Cina in Europa

Vista la grande disponibilità, i pannelli solari cinesi costano meno rispetto a quelli europei o statunitensi, fatto che li rende non solo più appetibili, ma necessari per la transizione energetica. Nel suo ultimo rapporto, lea stima che entro il 2028 un pannello solare prodotto in Europa sarà più costoso del 140 per cento rispetto alla sua controparte cinese.

In Europa i magazzini stracolmi di pannelli provenienti dalla Cina continuano a far scendere i prezzi, rendendo la produzione insostenibile. I produttori europei di pannelli fotovoltaici hanno chiesto alla Commissione oltre 200 milioni di euro per poter smaltire l’invenduto ed evitare che le aziende chiudano a causa della concorrenza, di fatto impossibile, con i cinesi. Nel frattempo, a Bruxelles si discute di una norma che impedisca l’importazione di merci da territori in cui si pratica lavoro forzato.

Una legge di questo tipo coinvolgerebbe la Cina con i suoi pannelli solari. In più occasioni l’Onu ha denunciato la detenzione di oltre un milione di uiguri nello Xinjiang, e proprio nella regione si produce quasi metà del polisilicio necessario nel mondo per fabbricare i pannelli. Se la legge dovesse passare non sarebbe più possibile importare merci dallo Xinjiang in Europa, come già accade negli Stati Uniti con l’Uyghur Forced Labor Prevention Act.

Al contempo, l’amministrazione Biden sta spingendo la produzione di pannelli made in Usa grazie agli incentivi dell’Inflation Reduction Act, ma, allo stesso modo, i prezzi locali non riescono a competere con quelli cinesi. Anche in Europa si punta a rafforzare la capacità produttiva. In Italia il governo e la Commissione Ue hanno finanziato l’apertura della più grande fabbrica europea di pannelli solari, la Gigafactory 3Sun di Catania, controllata da Enel. Tuttavia, le proporzioni con la Cina non reggono. “Tutti sono entusiasti del nuovo impianto in Sicilia, che produrrà 3GW, mentre i cinesi ne annunciano nuovi da 20 GW: non riusciamo a crescere abbastanza velocemente per soddisfare la domanda europea”, afferma al Financial Times Steven Xuereb, direttore dell’azienda di certificazione della qualità solare Pi Photovoltaik-Institut di Berlino.

“Non è fattibile pensare di abbandonare il mercato cinese in questo momento – dice Sassi a Today.it – Il livello di importazione dalla Cina è immenso, la quantità di pannelli stoccati in Europa è talmente grande da poter coprire almeno un anno di installazione record. Le aziende hanno opinioni diverse riguardo il sanzionare la Cina, sarà una faccenda diversa rispetto all’eliminazione del gas russo”. Al momento, la transizione verso l’energia pulita in Italia, in Europa e nel mondo, passa dalla tecnologia cinese.

Fonte : Today