No, Assange non è un martire e non c’entra nulla con Navalny

Ci sono margini di confronto tra il profilo di Julian Assange (e la sua vicenda giudiziaria) e quello di Alexej Navalny (e la sua morte in un carcere siberiano)? Se qualcuno, soprattutto in questi giorni, ravvisa qualche similitudine, sono però tante le differenze, a tal punto che è complicato costruire un concreto parallelismo tra le vicende che li hanno resi protagonisti. 

Assange aveva lavorato a RussiaToday

Ripercorrendo il profilo e la storia di Assange, si scopre che nel 2012 aveva lavorato per il canale televisivo RussiaToday, successivamente riconosciuto come un agente di propaganda del regime russo nel mondo. I suoi legami con la Russia non finiscono qui, perché è stato provato il legame con lo scrittore Israel Shamir, convertito alla religione ortodossa e definito da James Ball, ex collaboratore di Assange, “antisemita e con legami e amici nei servizi di sicurezza russi”. 

Domscheit-Berg, quando fondò OpenLeaks, si propose esplicitamente di essere “più trasparente di WikiLeaks”, la creatura di Assange, da lui accusata di avere ‘selezionato’ i documenti da rivelare (e quelli da non rivelare) sulla base di criteri non chiari. In effetti, Assagne con i suoi leaks andò a colpire soprattutto le democrazie e, nell’ambito statunitense, soprattutto il Partito democratico, anche se nel 2016, come si è poi saputo, sarebbe stato interessante indagare pure sui (presunti, ipotetici) rapporti tra Donald Trump e il regime di Vladimir Putin.

Di Assange si ripete spesso che è un giornalista e, dopo la morte di Navalny, che la sua situazione è equiparabile a quella del blogger e oppositore russo. Ma non sembra proprio la stessa cosa. Assange, per cominciare, non ha agito ‘da giornalista’. Ha rivelato all’opinione pubblica una gigantesca mole di materiale segreto, che la gran parte dell’opinione pubblica nonha letto direttamente. Molti, invece, hanno letto le inchieste giornalistiche realizzate a partire dai leaks, ma si tratta appunto di un lavoro diverso. Un conto è riversare su Internet del materiale grezzo, un altro conto è studiarlo, contestualizzarlo, elaborarlo e ‘tradurlo’ in inchieste. Chi divulga materiale grezzo può essere definito una fonte, non un giornalista. 

Non irrilevante, poi, il modo in cui ci si procurano questi dati: se violando le leggi, probabilmente si viola anche l’eventuale deontologia giornalistica che, invece, i giornalisti sarebbero tenuti a rispettare. E divulgare segreti di stato è un reato, ovunque, sia nelle autocrazie sia nelle democrazie, e non potrebbe essere altrimenti. E qui si viene alla prima, fondamentale differenza rispetto a Navalny.

Due storie opposte

Assange, consapevole di avere violato alcune leggi, in tanti anni ha cercato in tutti i modi di non farsi catturare. Legittimo, anche a fronte di procedimenti probabilmente pretestuosi e infondati contro di lui (come l’accusa, poi decaduta, di violenza sessuale in Svezia), ma diverso da quanto fatto da Navanly che, nel 2021, trovandosi in Germania per curare un avvelenamento, decise di tornare a Mosca consapevole che sarebbe stato arrestato e che, probabilmente, non sarebbe più uscito vivo da un carcere. Come poi è purtroppo avvenuto. Da una parte si cerca (legittimamente, ripetiamo) di non farsi estradare negli Usa, dall’altra, invece, pur potendo chiedere e ottenere facilmente asilo politico in Europa, si sceglie di tornare in Russia sapendo di rischiare la galera e la vita.

Occorre anche sottolineare che gli Stati Uniti sono e restano una democrazia nella quale viene applicato lo stato di diritto: per quanto si possa e forse si debba criticare l’Espionage Act, sulla base del quale Assange verrebbe giudicato, gli Stati Uniti offrono in ogni caso alcune garanzie agli imputati. Navalny, al contrario, ha dovuto affrontare un regime autocratico e dittatoriale, quello di Putin, che non lascia scampo alla libertà di pensiero e di espressione, nonché alle libertà politiche. Navalny, morto in prigione in Russia, in un qualunque stato democratico sarebbe un semplice giornalista o capo di un partito di opposizione. Paragonare Assange a Navalny rischia di significare anche, come conseguenza, mettere sullo stesso piano democrazie e autocrazie. 

Fonte : Today