L’attuale offerta di robot aspirapolvere, con funzioni di lavapavimenti, è impressionante. Le grandi fiere dell’elettronica di consumo – come il Ces di Las Vegas – sono invase da prodotti di questo tipo sempre più efficienti. E, a sentire le aziende che li producono, sempre più smart.
“Intelligenza artificiale”, al giorno d’oggi, è più di una tecnologia. È diventata quasi un marchio, un sinonimo di funzioni avanzate che ogni azienda applica ai suoi prodotti come fosse una certificazione. Con risultati più o meno soddisfacenti.
Non tutti gli elettrodomestici, tra l’altro, necessitano di un’intelligenza artificiale. Un forno può fare il suo dovere senza essere necessariamente intelligente. E lo stesso si può dire di una macchinetta che serve a preparare il caffè.
Ma se parliamo di robot aspirapolvere, l’intelligenza artificiale – unita ai sensori e alle videocamere di cui sono dotati i robot aspirapolvere top di gamma – ha assunto un’importanza fondamentale.
Il motivo è chiaro: le nostre case sono disseminate di mobili e oggetti di ogni tipo. E la raccomandazione di “lasciare il pavimento più ordinato possibile” prima del passaggio di un robot, è quanto mai fastidiosa: compriamo questi dispositivi perché ci viene assicurato che sono in grado di “lavorare” in completa autonomia. Quindi perché dovremmo aiutarli? E soprattutto: la comodità di un robot aspirapolvere sta nel suo passaggio quotidiano, impostato a una determinata ora, quando magari siamo lontani da casa: che vantaggio può avere se non possiamo avviare la pulizia per il timore di aver lasciato panni, scarpe o cavi in giro?
È evidente quindi che tra i tanti robot che puliscono e lavano i pavimenti in circolazione, quelli che hanno più possibilità di “emergere” devono assicurare almeno due cose: aspirare e pulire bene, ovviamente, altrimenti l’acquisto non ha senso a prescindere. E poi fare tutto questo in modo davvero smart, tenendo conto dunque degli ostacoli e ricordando il più possibile dove c’è più possibilità di incontrarne.
Il Dreame L10s Pro Ultra Heat, new entry di una linea di prodotti per la pulizia della casa che offre ormai da qualche tempo un ottimo rapporto tra qualità e prezzo, fa molto bene entrambe le cose.
È ovvio che un robot va agevolato, perché non può spostare un oggetto o una sedia. Ed è ovvio che una pulizia accurata necessiterebbe di un pavimento il più possibile sgombro. Ma la vita non è un film, né una pubblicità patinata. E nel caso della nostra prova, infatti, L10s Pro Ultra (lo chiameremo così, il significato di “Heat” è importante e lo spiegheremo comunque in seguito) si è dovuto destreggiare tra i giocattoli di una bambina di 5 anni lasciati un po’ ovunque, e che difficilmente si riescono a mettere in ordine ogni giorno.
Insomma L10s Pro da questo punto di vista ha affrontato una prova sicuramente complessa. E se l’è cavata egregiamente. A conferma che quella scritta che ha sopra la videocamera integrata, “AI Vision”, non è solo un’etichetta ma una tecnologia che funziona, perché è associata a una scansione 3D dell’ambiente che consente al robot di riconoscere decine di oggetti diversi e di aggirarli senza problemi.
Abbiamo potuto constatare, nel nostro mese di prova del robot Dreame, che L10s Pro con il passare del tempo ha anche iniziato a memorizzare dove è più probabile che si trovino, per esempio, cavi di caricabatterie di cellulari o che alimentano una lampada da terra. Questo gli ha consentito di pulire non solo meglio, ma anche in un tempo inferiore.
A nostro avviso il modo in cui un robot si muove in casa è determinante per la scelta di un prodotto, invece di un altro. Perché non si può stare dietro a un aspirapolvere come si farebbe con un bambino, col timore che sbatta contro qualcosa di pericoloso, o che ingerisca qualcosa che non deve assolutamente ingerire.
Non si può neanche seguire un robot per indirizzarlo meglio verso un determinato angolo della casa. Ma anche se qualcuno fosse così folle da farlo, incontrerebbe non poche difficoltà. Perché la conformazione degli attuali robot, quasi tutti sono rotondi, non consente in molti casi di raggiungere i punti più difficili di un appartamento, l’angolo che forma un battiscopa per esempio.
E se L10s Pro ci riesce, invece, lo deve a una tecnologia che Dreame ha sviluppato recentemente, e che si dimostra a questo proposito molto efficace. Si chiama “Mop Extend” e consente al piccolo robot di estendere, appunto, uno dei suoi due moci. In pratica uno dei panni rotanti di L10s Pro sporge all’occorrenza di qualche centimetro per pulire una porzione di pavimento che altrimenti sarebbe stata irraggiungibile.
Al lavoro che svolge l’intelligenza artificiale, nel caso di L10s Pro si aggiunge quello di una app davvero completa, che consente di aggiungere alla mappatura del robot – la prima avviene in un tempo rapidissimo, circa 10 minuti per 70 mq – delle accortezze ulteriori, tipo aggiungere un tappeto, un mobile o specificare con più precisione il materiale del pavimento (che L10s Pro rileva comunque automaticamente al primo passaggio).
Se L10s Pro è il “braccio” che pulisce, la app Dreamehome – disponibile sia su iOS sia su Android – può essere considerata il “cervello” delle operazioni che lo riguardano.
Se non ci si vuole affidare alla pulizia automatica, chiamata “CleanGenius”, l’app offre molti livelli di pulizia personalizzata che si possono impostare, a partire dalla potenza dell’aspirazione e dalla scelta – a nostro avviso più efficace, anche se si impiega più tempo – di far lavare il pavimento al robot *solo* dopo aver completato l’aspirazione (è possibile, infatti, fare entrambe le cose nello stesso momento).
L’unica pecca della app che abbiamo riscontrato, nel mese di prova, è che talvolta alcuni degli elementi piazzati a mano nella mappa dell’appartamento, come i tappeti, fanno resistenza quando si intende rimuoverli. Lo stesso avviene quando si intende rinominare una stanza o si vuole invertire l’ordine di pulizia delle varie zone della casa.
Per il resto tutto funziona bene. Per esempio si può usare l’app per decidere dopo quanto rispedire il robot alla sua base station per pulire i moci: se dopo un certo numero di metri quadrati o se, invece, dopo la pulizia di ogni stanza.
La pulizia dei panni, e più in generale la piccola stazione che ospita il robot, sono due degli elementi più interessanti di L10s Pro Ultra.
Partiamo dalla pulizia dei panni, che ci dà modo di affrontare un termine che avevamo lasciato un po’ “appeso”, vale a dire la parola “Heat” che in italiano significa “caldo” / ”calore” e che rende L10s Pro Ultra un prodotto unico nella linea Dreame.
Serve una piccola premessa: il nuovo L10s Pro Ultra si va a inserire tra due prodotti Dreame, esattamente a metà tra L10s Ultra e il top di gamma L20 Ultra, che abbiamo recensito qualche mese fa e che abbiamo giudicato un prodotto dalle prestazioni ottime.
Ma nè L10s Ultra, né il più caro L20 Ultra, possiedono la nuova funzione del L10s Pro Ultra che abbiamo appena provato, ovvero il lavaggio dei panni nella stazione di ricarica con acqua riscaldata a una temperatura di 58 C°.
L’acqua calda assicura una pulizia più efficace e più igienica. Panni più puliti non solo durano più a lungo ma richiedono anche un intervento minimo da parte dell’uomo. La pulizia dei moci avviene ogni volta che il robot torna alla sua base station: si può scegliere se effettuarla più volte all’interno di un ciclo di pulizia, nel caso i metri quadrati da lavare siano parecchi, oppure se effettuarla soltanto alla fine. Quando la pulizia è terminata, e i panni vengono trattati con acqua calda, segue l’asciugatura con aria calda (a 45 C°) che può durare anche due ore (il rumore, per fortuna, è impercettibile).
Anche nel caso dei panni del L10s Pro Ultra, che puliscono il pavimento ruotando e contemporaneamente facendo una leggere pressione sufficiente a eliminare lo sporco (sono piuttosto valide anche contro le macchie incrostate), il vantaggio più evidente di questo prodotto è l’elevato automatismo.
Come il suo fratello “maggiore”, L20 Ultra, il nuovo L10s Pro Ultra può contare su una base station che contiene il necessario per pulire a lungo e, appunto, in autonomia. Dentro la “torretta” bianca, molto elegante, c’è posto per due taniche d’acqua – pulita (4,5 litri) e sporca (4 litri) – che nel nostro mese di prova abbiamo riempito e svuotato dopo 3 o 4 cicli completi di pulizia. Volendo si può rimandare l’operazione, arrivando a 5 o 6 cicli, ma è consigliabile liberarsi in modo frequente dell’acqua sporca – sebbene la tanica sia perfettamente sigillata una volta chiusa – per una questione di igiene e potenziali cattivi odori.
Volendo L10s Pro Ultra, come L20 Ultra, ha il vantaggio della predisposizione per l’allaccio ai tubi di carico e scarico dell’abitazione. In quel caso l’automatismo sarebbe davvero completo e bisognerebbe preoccuparsi solo della polvere raccolta. Ma fino a un certo punto: la sacca da 3,2 litri in cui la polvere viene svuotata alla fine di ogni pulizia garantisce – stando a quanto afferma Dreame – un’autonomia di almeno 75 giorni. Non siamo arrivati a tanto, quindi non possiamo confermare l’arco di tempo indicato dall’azienda, ma dopo 30 giorni non abbiamo dovuto toccare nulla.
Certo, la sacca per la polvere è comoda ma implica un costo futuro per l’utente, perché senza di questa il robot non può svolgere il suo compito. La vaschetta contenuta nel L10s Pro Ultra, infatti, serve solo per ispezionare eventuali problemi con lo sporco raccolto.
Vicino al sacchetto per la polvere c’è una piccola tanica grigio scuro in cui si versa il detersivo per il lavaggio dei pavimenti. Questa invece è una piacevole novità, rispetto a L20 ultra, poiché non c’è più l’obbligo di usare su un prodotto Dreame la cartuccia ufficiale venduta dall’azienda (che nel caso del L20 Ultra si infila e incastra tra le due taniche d’acqua).
Taniche, detersivo e sacca per la polvere se ne stanno in una base station di dimensioni finalmente accettabili. Quella del L20 Ultra, infatti, è molto ingombrante e richiede uno spazio in casa notevole. La nuova del L10s Pro Ultra (59 x 34 x 43 cm) è soprattutto più stretta e questo consente di piazzare la stazione di ricarica anche tra due mobili, o un mobile e una parete. Basta che il robot abbia davanti a sé abbastanza spazio per scendere dalla rampa e almeno 0,5 centimetri sui lati, di modo da non rimanere incastrato.
A proposito di dimensioni: il robot ha un diametro di 35 centimetri e un’altezza di quasi dieci centimetri. È di un bianco lucido e presenta, nella parte anteriore, una videocamera di cui abbiamo già parlato per quanto riguarda la AI Vision. Ma va anche detto che la stessa videocamera può essere usata, col consenso dell’utente, per sorvegliare la casa: in questo caso si manovra il robot attraverso la app come se fosse una macchina radiocomandata. Lo smartphone, insomma, diventa un joystick.
Rispetto al L20 Ultra, sulla parte frontale del L10s Pro Ultra non ci sono i due potenti Led che sul top di gamma illuminano il percorso del robot anche quando l’appartamento al buio. L10s Pro se l’è cavata comunque in modo dignitoso, nelle prove con scarsa luce che abbiamo effettuato, ma il riconoscimento degli oggetti e più in generale la navigazione sono più fluidi quando c’è un minimo di luce.
Se siete arrivati fin qui, con la lettura, è probabilmente perché – giustamente – volete sapere anche come va questo robot con l’aspirazione. Ebbene come tutti i prodotti Dreame che abbiamo provato in passato, anche questo L10s Pro è all’altezza delle aspettative.
Non solo la potenza di suzione, sulla carta, è identica al top di gamma L20 Ultra (7.000 Pa) e di gran lunga superiore al L10s Ultra (che può contare invece su 5.300 Pa), ma anche nella realtà dà risultati molto soddisfacenti.
Diverse volte abbiamo provato a passare un aspirapolvere senza fili dopo il passaggio del L10s Pro Ultra e abbiamo raccolto ben poco. Inoltre farina, pangrattato e altri elementi disseminati per mettere il robot alla prova sono scomparsi praticamente al primo colpo.
Cosa ci piace
La potenza di aspirazione
Il lavaggio con acqua calda dei panni
Le dimensioni compatte e l’eleganza della base station
Cosa non ci piace
La mancanza di Led per la navigazione al buio o in condizioni di luce scarsa
La sacca per la polvere obbligatoria
Il costo ancora molto elevato (999 euro)
Fonte : Repubblica