L’intelligenza artificiale riuscirà a rinnovare l’interesse delle persone negli smartphone, per invertire il forte calo del settore degli ultimi anni? Secondo Carlo Barlocco, Executive Director Motorola Europe Expansion, la risposta è “non ancora”. «Gli esempi di intelligenza artificiale applicata agli smartphone che abbiamo visto finora non scuotono il mercato: dovrà essere integrata nei dispositivi di massa e offrire qualcosa di utile per un pubblico ampio, non solo per una nicchia di fascia alta».
L’effetto 5G
Il rischio è quello di sprecare un’occasione utile, come è successo per il 5G: «Che cosa offre in più al consumatore medio il 5G? Quella che doveva essere la grande novità per eccellenza si è rivelata meno rivoluzionaria del previsto. E così gli operatori si sono ritrovati a dover offrire il 5G al prezzo del 4G molto rapidamente. L’IA generativa e il machine learning, per avere davvero un impatto, dovranno essere prima di tutto più accessibili».
Incontriamo Barlocco alla vigilia del Mobile World Congress, il più grande evento mondiale dedicato alla tecnologia mobile. Qui Motorola sarà presente con uno stand condiviso con la casa madre Lenovo, ma non annuncerà nuovi smartphone. Come altri produttori ha preferito rimandare i lanci a eventi dedicati, più avanti quest’anno, confermando che la fiera di Barcellona non ha più quella vocazione orientata al mercato consumer degli anni pre-pandemia. Oggi è soprattutto il luogo dove dialogano fra loro i vari protagonisti di un settore nel quale le collaborazioni tecnologiche e le licenze incrociate per l’uso delle tecnologie giocano un ruolo economico fondamentale.
A tutta Gemini
E questo vale anche per l’intelligenza artificiale. «A parte Apple, su Android la maggior parte delle funzioni che vediamo sono basate sul modello Gemini di Google. Poi ci sono le personalizzazioni, ma la base è la stessa per tutti», spiega Barlocco. Compresa Samsung, che è arrivata a uno smartphone dotato di funzioni AI dopo Google, ma con 6-7 mesi di anticipo su Apple. La tecnologia però non basta, serve un racconto di marketing adeguato. «Servizi più intelligenza artificiale, il futuro è questo. L’IA è il tema del momento, ma non si può limitare il discorso alle caratteristiche tecniche. Bisogna poter dire che, grazie a questa tecnologia, il telefono è capace di fare specifiche azioni, migliorando e accelerando determinate applicazioni. Rimango convinto che, come Apple ha dimostrato, nell’uso degli smartphone ci sia poi una componente molto significativa legata al colore, al design, al form factor e alla moda», dice Barlocco. «Se riflettiamo sugli ultimi quattro anni, abbiamo visto telefoni con specifiche tecniche innovative che però sono diventate via via più ripetitive. E oggi, ad esempio, una persona giovane sceglierebbe di comprare un iPhone 11, uscito diversi anni fa, invece di un nuovo Motorola, dotato di intelligenza artificiale a un prezzo inferiore».
“Just Enough”
Nelle considerazioni di Barlocco gioca un ruolo fondamentale anche la lunga storia di Motorola. Un elemento di riconoscibilità importante per un pubblico più avanti con gli anni, ma che non necessariamente fa presa sul consumatore più giovane. «Per le nuove generazioni lo smartphone è prima di tutto un oggetto di moda, che risponde a temi emozionali come la sostenibilità e il packaging ecocompatibile, ma anche le opzioni di colore. Non a caso abbiamo avviato una partnership con Pantone», osserva Barlocco. «Tra i giovani esiste oggi una cultura del “just enough” tecnologico: non sembrano inseguire l’ultimo modello e le specifiche tecniche come una volta, ma cercano il prodotto che fa abbastanza e costa il giusto. È una fascia di prezzo affollatissima, quella attorno ai 300 euro, dove ci sono Samsung, Xiaomi, Oppo e altri. Motorola si può differenziare proprio con elementi di marketing emozionale: non a caso investiamo su sponsorizzazioni come il Festival di Sanremo o l’Eurolega di Basket».
Nelle aziende
Esiste però un mercato parallelo molto importante per il quale giocano un ruolo fondamentale non solo la riconoscibilità di Motorola ma anche la proprietà di Lenovo: il settore aziendale. È qui che l’azienda può far valere il peso del marchio. «Il B2B conta per circa il 10-12% del nostro fatturato, in Italia arriva al 15%. Abbiamo vinto gare importanti per la fornitura di smartphone alle imprese», spiega Barlocco. «In nostri clienti aziendali clienti conoscono l’affidabilità di Lenovo, perché nell’80% dei casi usano già computer Lenovo, e il passaggio a Motorola è più semplice».
Fonte : Repubblica