Decine di morti, dispersi e centinaia di persone che hanno perso la casa. L’incendio di Valencia ha tristemente riportato l’attenzione sui materiali usati nei rivestimenti di facciate e cappotti termici. In Spagna le fiamme hanno divorato i due condomini di 14 e 10 piani in circa mezz’ora.
È ancora presto per avere le idee chiare sulle cause dell’incendio ma, secondo gli esperti, il ruolo dei materiali presenti è stato decisivo nella propagazione del fuoco. Non è la prima volta che accade ed è probabile che il problema possa ripresentarsi, anche in Italia: ne abbiamo parlato con Davide Luraschi, docente di ingegneria della sicurezza antincendio al politecnico di Milano.
Le cause dell’incendio di Valencia: alluminio e polietilene
Nelle prime ore successive all’incendio di Valencia era finito sotto accusa il cappotto termico dell’edificio per un presunto utilizzo di pannelli di poliuretano, ma non ci sono indicazioni precise sulla presenza del materiale: “Secondo le fonti spagnole che ho interpellato non si trattava di un cappotto termico, ma di un rivestimento molto simile a quello della Torre dei Moro a Milano, composto presumibilmente da due strati”, dice a Today.it Davide Luraschi, docente del politecnico di Milano, riportando la testimonianza di uno dei periti che aveva fatto un’analisi dell’edificio prima che venisse costruito.
Come si vede dalle foto sotto ottenute grazie a Google Maps e confermate degli esperti, la facciata esterna del palazzo era rivestita da lastre di alluminio con dentro del polietilene: “Questi materiali di derivazione petrolifera fanno raggiungere al fuoco una potenza notevole e le fiamme si sviluppano in altezza e larghezza: così l’incendio si propaga anche ai lati. Fosse accaduto in mezzo ad altre abitazioni le fiamme non si sarebbero fermate”, spiega il professore del politecnico.
Non è la prima volta che un incendio di questa portata distrugge un edificio. La Grenfell Tower a Londra, l’incendio della Torre dei Moro a Milano e nel condominio di Colli Aniene a Roma i più noti: come avevamo scritto in passato, questi disastri hanno in un comune la presenza di materiali che per le loro proprietà sono definiti “combustibili” e che potrebbero aver contribuito alla propagazione delle fiamme.
I “rigorosi controlli di qualità” per i materiali usati nei due condomini di Valencia
Chi ha costruito il complesso lo aveva presentato al pubblico come un condominio di pregio del “barrio Campanar” di Valencia, nella parte nordoccidentale della città. Accanto ai giardini di aranci del Tura e al parco zoologico c’è questo edificio, composto da due torri collegate da quello che i suoi costruttori hanno descritto come un “ascensore panoramico”. Conta 138 appartamenti ed è stato completato nel 2008 quando veniva offerto a 6mila euro al metro quadro, come riferito dal quotidiano spagnolo El Pais.
In un video promozionale del 2007 pubblicato dalla società costruttrice dell’edificio veniva sottolineato che la struttura aveva “facciate rivestite con un innovativo materiale in alluminio”. Nella clip i due edifici sono descritti come “all’avanguardia e unici, collegati da uno spettacolare ascensore panoramico”, con materiali da costruzione di “altissima qualità, impianti moderni e rigorosi controlli di qualità durante tutto il processo di costruzione”.
Esther Puchades, vicepresidente del collegio degli ingegneri tecnici industriali di Valencia, ha detto all’agenzia di stampa spagnola Efe di aver precedentemente ispezionato l’edificio. A suo parere, l’esterno presentava un materiale poliuretanico, che non è più ampiamente utilizzato a causa dei timori di infiammabilità, oltre al rivestimento in alluminio. “La ragione per cui è bruciato così velocemente è a causa di questo tipo di rivestimento”.
L’impresa immobiliare Fbex iniziò a costruire l’edificio nel 2005, nel pieno della bolla immobiliare, ma la società dichiarò fallimento cinque anni dopo, come riporta elDiario.es. E un’altra bolla immobiliare potrebbe portare a problemi simili in Italia.
L’incendio di Valencia potrebbe ripetersi in Italia: “300mila edifici interessati”
In Italia, alcuni fatti di cronaca hanno attirato l’attenzione sui materiali usati per isolare gli edifici, come l’incendio di Colli Aniene in cui erano in corso lavori di ristrutturazione del Superbonus, o quello alla Torre dei Moro a Milano che ha anche ispirato un aggiornamento della normativa antincendio. Il professor Luraschi era stato nominato tra i periti proprio per l’incendio di Milano e a suo avviso la normativa non basta.
“Bisognerebbe trovare delle soluzioni – fa notare – sarebbe bello usare sempre di meno materiali che bruciano. Dalle prime fasi dell’incendio di Valencia si capisce: se all’interno dell’appartamento da cui è partito ci fosse stato un impianto di spegnimento non parleremmo di questa tragedia. Se questi tipi di impianto fossero presenti sugli edifici di grande altezza il problema si risolverebbe, anche in presenza di materiali combustibili”.
La moltiplicazione dei lavori di ristrutturazione spinta da bonus edilizi e Superbonus potrebbe aver contribuito a diffondere l’uso di materiali con un alto grado di partecipazione agli incendi: “Considerati i numeri, in Italia ci sono 300mila edifici che potenzialmente possono bruciare – il monito di Luraschi – Ci vuole un diverso approccio alla gestione della sicurezza antincendio. Bisogna fare prove di evacuazione. Abbiamo obbligo di evacuazione solo in caso di grande affollamento di edifici, ma sarebbe opportuno farlo anche in questi edifici: in caso di allarme bisogna sapere cosa fare, i primi minuti sono decisivi. E un impianto di rilevazione incendi è anche molto economico”.
Cappotti termici che vanno a fuoco: “Ora abbiamo case più efficienti ma forse meno sicure”
Nel caso del palazzo di Valencia la dinamica sembra simile a quella della Torre dei Moro di Milano. E in tutta Italia ci sono altri edifici con rivestimenti simili permessi dalla legge: “È pieno di palazzi così, è permesso: ad esempio in centro a Milano sono almeno una decina. In questo caso il problema è il rivestimento esterno della facciata ventilata. L’alluminio con dentro il polietilene ha contribuito alla propagazione delle fiamme in maniera drammatica”.
Fonte : Today