Come funziona Twin, l’esoscheletro di IIT per far camminare chi non camminava più

Non un robot come lo immaginiamo, autonomo e in grado di fare cose da solo, ma un robot come serve. Un assistente meccanico per persone con capacità motoria ridotta.

Si chiama Twin, è quello che si definisce un esoscheletro robotico per gli arti inferiori (le gambe, cioè) ed è il più recente frutto del lavoro congiunto dell’Istituto italiano di Tecnologia con il Centro Protesi dell’Inail a Budrio, in provincia di Bologna.

Le gambe si controllano con un’app

Durante la presentazione della nuova versione del Twin al Museo nazionale Scienza e Tecnologia di Milano è stato ricordato che “gli esoscheletri a oggi costituiscono l’unico dispositivo che permette l’ottenimento di una deambulazione autonoma per pazienti con deficit motori conseguenti a lesioni midollari dovute a traumi o patologie neurologiche” e che “da qui nasce l’interesse scientifico di Inail e IIT verso queste tecnologie con l’obiettivo di realizzare dispositivi che consentano il reinserimento in contesti sociali e lavorativi di persone gravemente infortunate”.

Nella pratica, e come si vede dalle immagini, Twin è una struttura esterna che si applica alle gambe ed è in grado di potenziare le capacità fisiche di chi lo usa: può essere indossato quotidianamente per alcune ore per stare in piedi (è noto che assumere la posizione eretta porta grandi benefici a livello muscoloscheletrico, circolatorio, psicologico e anche di funzionalità dell’apparato digerente di chi usa la carrozzina) e può essere utilizzato nelle cliniche riabilitative durante le sessioni di fisioterapia. Tutti i controlli sono infatti raggruppati in un’app per Android che viene installata sul tablet compreso nella dotazione del dispositivo: l’interfaccia consente di comandare l’esoscheletro nell’esecuzione delle varie attività, di impostare i parametri cinematici e di scegliere tra differenti modalità di esecuzione del passo.

Modalità che sono 3 in totale:

  • Cammina, pensata per pazienti con funzione motoria assente, in cui l’esoscheletro impone un modello deambulatorio secondo i parametri programmati;

  • Retrain, per pazienti con compromissione parziale della funzione motoria, cioè  in grado di effettuare un movimento più o meno autonomo ma con difficoltà  in alcune fasi del passo (l’esoscheletro supporta con più o meno intensità il movimento del paziente, indirizzandolo verso una traiettoria ottimale di riferimento);

  • TwinCare, per pazienti che presentano una compromissione motoria parziale e differenziata tra i due arti, in cui una gamba è sana e riesce a muoversi autonomamente, mentre l’altra necessita di un aiuto, più o meno importante, in alcune fasi del passo.

Cammina anche chi non camminava più

Uno degli aspetti più interessanti è che Twin (la cui nuova versione ha motori più potenti ed è più leggero) è in grado di fornire l’energia sufficiente per permettere a persone con capacità di movimento ridotte o addirittura assenti, come in caso di lesioni complete del midollo, di mantenere la posizione eretta e anche di camminare, alzarsi e sedersi. Va fatto con l’ausilio di stampelle o deambulatori, perché l’esoscheletro di IIT non è auto-bilanciante, ma è senza dubbio un notevole cambio di paradigma per chi ha deficit del genere: i motori attivano i giunti di ginocchio e anca imponendo alle gambe un pattern di movimento completamente configurabile in termini di lunghezza e tipologia del passo e di velocità di cammino.

La batteria dell’esoscheletro Twin ha un’autonomia di circa 4 ore e necessita di circa 60 minuti per ricaricarsi e adesso i suoi sviluppatori sono in attesa della marcatura CE, che però dovrà avvenire in collaborazione con un soggetto industriale per avviare poi la commercializzazione del prodotto. Che, secondo quanto ci hanno detto da IIT, “entrerà sul mercato in fasce di costo inferiori alla media degli esoscheletri già in vendita”.

Matteo Laffranchi, responsabile del laboratorio Rehab Technologies di IIT e Inail, ha spiegato che “all’inizio di questo progetto abbiamo avuto diversi scambi con ospedali e pazienti che hanno portato alla realizzazione di una serie di tecnologie chiave per permettere l’utilizzo dell’esoscheletro in semi-autonomia alle persone con lesione midollare completa. A distanza di anni, siamo riusciti ad ampliare l’utilizzo di Twin a persone con diverse tipologie di disabilità motoria e abbiamo introdotto una serie di funzionalità e tecnologie pensate per l’utilizzo clinico di Twin, che permettono di misurare lo stato del paziente e il progresso della terapia”.

@capoema

Fonte : Repubblica