Con una sconsolante coazione a ripetere, l’approccio di alto livello a questi temi è sistematicamente orientato alla burocratizzazione e all’irrigidimento della possibilità di fare ricerca in nome dell’onnipresente “uso etico e responsabile” della tecnologia e, dall’altro, all’accettare, o quantomeno non rifiutare, che queste ricerche possano anche avere applicazioni non strettamente mediche, cioè dirette a curare le persone. Stiamo parlando, in altri termini, della possibilità che Bci e organi biologici artificiali possano essere impiantate in soggetti sani, e dunque non per guarirli da una malattia ma per “potenziarli” o — come nel caso dei dati generati dalle Bci — per utilizzo ludico, in videogiochi e altre forme di interazione con strumenti digitali.
La discussione in atto
Il primo tema è quello, oramai classico, del transumanesimo, cioè di quella corrente di pensiero nata in Inghilterra e che teorizza il diritto a potenziare il corpo ricorrendo alla tecnologia e che da qualche tempo interseca ambiti strettamente medici come lo sviluppo di protesi robotiche e la medicina potenziativa.
Il secondo tema riguarda la rottura dell’ultima barriera fra l’associazione delle manifestazioni esteriori del comportamento umano ai meccanismi che le generano, per finalità diverse da quelle di diagnosi e cura. Da tempo ci sono tentativi per utilizzare tecniche di neuroimaging come “macchina della verità” nei processi giudiziari e da tempo analisi critiche hanno evidenziato i limiti di questo approccio. Questo non ha impedito di continuare su una strada parallela, quella della raccolta dei segnali elettrici del cervello per decodificarli ed associarli a stati fisici e mentali, caso del quale si occupò — in modo peraltro discutibile — la Corte suprema cilena nell’agosto 2023 con una sentenza sull’uso dei dati raccolti da un elettroencefalografo “per uso ludico”.
Mentre il dibattito pubblico si concentra sui “soliti” argomenti (etica, privacy, uso responsabile ecc.) vengono trascurati due temi che dovrebbero essere analizzati prima degli altri: l’ammissibilità di un uso non medico di queste tecnologie, e la scelta di renderle disponibili a tutti o solo a chi — individuo o Stato sovrano — può permettersele.
Consentire un uso non medico — cioè non curativo — di Bci e ingegneria genetica è una scelta politica che presuppone un modello di società basato sulla definitiva presa di potere da parte di Big Tech e sull’uso geopolitico della superiorità tecnologica in questi settori. Queste aziende potranno intervenire direttamente sul corpo e sulla mente degli individui, invece di dover utilizzare obsoleti strumenti di profilazione che non consentono la raccolta in tempo reale e, nello stesso tempo, governeranno queste tecnologie in barba a qualsiasi controllo pubblico.
Fonte : Wired