I vaccini hanno salvato innumerevoli vite limitando la diffusione della pandemia di Covid-19 e ci sono prove evidenti e solide che questi siano sicuri ed efficaci nella stragrande maggioranza dei casi. Su questo non ci sono dubbi, così come sul fatto che i vaccini contro la Covid-19 possono provocare effetti collaterali. A tornare nuovamente sul tema è oggi il più grande studio globale sulla sicurezza dei vaccini mai realizzato finora che ha, appunto, indagato sui reali rischi per la salute. In particolare, la ricerca ha collegato queste vaccinazioni con piccoli aumenti di condizioni di salute che coinvolgono cervello, sangue e cuore. Tuttavia, come precisano e sottolineano gli autori, le probabilità di contrarre una di queste patologie rimangono molto basse ed è importante ricordare che ricerche approfondite dimostrano che questi vaccini proteggono da malattie gravi, morte e sintomi prolungati di Covid-19. Il nuovo studio, l’ultimo degli 8 del progetto Global Covid Vaccine Safety (GCoVS) reso possibile con il supporto dei Cdc e dell’Hhs degli Stati Uniti, è stato pubblicato sulla rivista Vaccine.
La sicurezza dei vaccini
Da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la pandemia di Covid-19 a marzo 2020 quasi 7 milioni di persone sono morte a causa della malattia, mentre sono state somministrate oltre 13,5 miliardi di dosi di vaccini contro Covid-19, di cui circa il 70,6% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose. Generalmente il lancio dei vaccini identifica gli effetti collaterali comuni e moderati, dopo aver escluso quelli pericolosi durante gli studi clinici. Ma anche in studi clinici di vasta portata, effetti collaterali estremamente rari possono passare inosservati.
Gli effetti collaterali
Per verificare gli effetti collaterali dei vaccini contro il coronavirus, i ricercatori hanno passato in rassegna i dati del Global vaccine Date Network, includendo quindi 99 milioni di persone vaccinate in otto Paesi diversi. Da qui, hanno identificato potenziali collegamenti, chiamati “segnali di sicurezza”, entro 42 giorni dalla somministrazione del vaccino, a vettore virale o a mRna, confrontando i tassi di 13 condizioni mediche (neurologiche, ematiche e cardiache) dopo la vaccinazione (tassi osservati) con ciò che ci si aspetterebbe di vedere sulla base dei tassi precedenti, ossia i tassi (tassi attesi) con cui si prevede che queste condizioni si verifichino in assenza delle vaccinazioni. “Il rischio fino a 42 giorni dopo la vaccinazione era generalmente simile al rischio di fondo per la maggior parte dei risultati”, scrivono gli autori dello studio, sottolineando che la loro analisi ha confermato le associazioni già note tra i vaccini e i bassi rischi di miocardite, pericardite, sindrome di Guillain-Barré e trombosi del seno venoso cerebrale.
Vaccini a vettore virale
Per i vaccini a vettore virale, il team ha scoperto un aumento statisticamente significativo dei casi di sindrome di Guillain-Barré, un raro disturbo del sistema immunitario che colpisce i nervi. Nel dettaglio, all’interno del gruppo che aveva ricevuto questa tipologia di vaccini, erano attesi 76 casi e ne sono stati osservati 190. Un aumento che non è stato osservato dopo i vaccini a mRna. Dopo una prima dose del vaccino a vettore virale, è stato osservato un rischio 3 volte maggiore del previsto di trombosi del seno venoso cerebrale osservato in 69 eventi, rispetto ai 21 attesi. I rischi erano 1,49 volte superiore dopo la prima dose del vaccino a mRna e 1,25 volte superiore dopo le seconde dosi. Ricordiamo che nel marzo 2021, alcuni paesi europei hanno sospeso o ritirato il vaccino AstraZeneca contro il Covid-19 dopo che l’analisi osservata rispetto a quella attesa ha identificato la patologia come “segnale di sicurezza”.
Vaccini a mRna
Lo studio, inoltre, ha rilevato un rischio più elevato di infiammazione cardiaca, chiamata miocardite, dopo i vaccini a mRna: questi istruiscono le cellule a produrre una proteina che assomiglia al nuovo coronavirus, per spingere il sistema immunitario a creare anticorpi per proteggere l’organismo e in rari casi questa risposta immunitaria può provocare un’infiammazione del muscolo cardiaco. Dall’analisi, inoltre, è emerso che dopo una prima dose di vaccini a mRna, il rischio di pericardite, infiammazione del tessuto che circonda il cuore, era 1,7 volte superiore al previsto, ed è diventato 2,6 volte superiore dopo una quarta dose.
Le conclusioni
Sono stati riscontrati potenziali “segnali di sicurezza” anche per la mielite trasversa (infiammazione di parte del midollo spinale) dopo i vaccini a vettore virale e per l’encefalomielite acuta disseminata (infiammazione e gonfiore del cervello e del midollo spinale) dopo entrambi i tipi di vaccini. Rispetto ai 2 casi attesi, infatti, dopo la vaccinazione a mRna sono stati osservati 7 casi di encefalomielite acuta disseminata. “La dimensione della popolazione in questo studio ha aumentato la possibilità di identificare rari potenziali segnali di sicurezza del vaccino”, ha commentato la prima autrice Kristýna Faksová, epidemiologa presso il Dipartimento di ricerca epidemiologica in Danimarca. “Questo studio senza precedenti sottolinea l’urgente necessità di un monitoraggio completo della sicurezza dei vaccini, poiché eventi avversi molto rari associati ai vaccini Covid-19 possono venire alla luce solo dopo la somministrazione a milioni di individui”, scrivono gli autori.
Fonte : Wired