Addio al superbonus 110%. Il 20 febbraio il Senato ha infatti dato il via libera al testo approvato a fine 2023 dal Consiglio dei ministri con 81 voti favorevoli, 48 contrari e quattro astenuti. Come riporta il Corriere della Sera, con l’entrata in vigore del decreto superbonus dall’1 gennaio 2024 la detrazione per i lavori edilizi per l’efficientamento energetico scende dunque al 70%.
Come verranno distribuiti i fondi
La linea del governo è di voler tutelare i cittadini meno abbienti. Le famiglie il cui reddito Isee sia uguale o inferiore ai 15mila euro che non sono riuscite a chiudere il cantiere entro il 31 dicembre scorso e presentano un avanzamento dei lavori almeno al 60% potranno infatti ottenere comunque il contributo, grazie alla creazione di un fondo ad hoc nel quale sono stati per ora stanziati 16 milioni di euro. Esso sarà valido per le spese sostenute tra l’1 gennaio e il 31 ottobre 2024.
La riforma del superbonus prevede inoltre una sanatoria per i cittadini che non sono riusciti a completare entro la fine del 2023 i lavori di efficientamento energetici necessari per ottenere l’agevolazione al 110%. Essi non saranno quindi tenuti a restituire le somme già erogate. Un’altra novità riguarda invece l’applicazione del sisma bonus e di quello per le barriere architettoniche: il loro campo si restringerà e sarà limitato solo ad alcuni interventi.
I costi per lo Stato
A dicembre il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti era stato lapidario sul superbonus. “Ogni mese – aveva dichiarato – ci costa 4,5 miliardi di euro, equivale a quanto abbiamo stanziato in aumento per la sanità nel 2024. Quindi ogni mese di proroga si mangia esattamente lo stanziamento di un anno per la sanità”. Una cifra che, moltiplicata per dodici mesi, fa 54 miliardi: tanto è dunque costato il superbonus alle casse dello Stato nel 2023, circa 20 miliardi in più rispetto alle stime di settembre, ferme a quota 36.
Fonte : Wired