Gli Stati Uniti hanno nuovamente posto il veto a una bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla guerra tra Israele e Hamas, bloccando la richiesta di un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza. Tredici membri del Consiglio hanno votato a favore del testo elaborato dall’Algeria, gli Usa hanno votato contro e il Regno Unito si è astenuto. Si è trattato del terzo veto degli Stati Uniti a una bozza di risoluzione di questo tipo dall’inizio della guerra lo scorso il 7 ottobre. Washington ha spinto affinché si chiedesse un cessate il fuoco temporaneo legato solo alla liberazione degli ostaggi detenuti dalla milizia islamica.
“Un voto a favore di questa bozza di risoluzione è un sostegno al diritto alla vita dei palestinesi. Al contrario, un voto contrario implica un’approvazione della violenza brutale e delle punizioni collettive inflitte ai palestinesi”, aveva detto l’ambasciatore dell’Algeria alle Nazioni Unite Amar Bendjama prima del voto. Ma l’ambasciatrice statunitense all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha sostenuto che “chiedere un cessate il fuoco immediato e incondizionato senza un accordo che imponga ad Hamas di rilasciare gli ostaggi non porterà a una pace duratura. Al contrario, potrebbe prolungare i combattimenti tra Hamas e Israele”.
Washington ha sostenuto che la risoluzione avrebbe potuto compromettere i colloqui tra Stati Uniti, Egitto, Israele e Qatar, che cercano di mediare una pausa nella guerra e la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas nella Striscia. “Il messaggio dato oggi a Israele con questo veto è che può continuare a farla franca”, ha accusato il rappresentante palestinese alle Nazioni Unite Riyad Mansour. “A Gaza Hamas è l’Onu e l’Onu è Hamas”, ha affermato invece l’ambasciatore israeliano, Gilad Erdan, che ha pesantemente attaccato le istituzioni delle Nazioni Unite.
La bozza algerina si opponeva poi allo “spostamento forzato della popolazione civile palestinese”, mentre Israele sta preparando un piano proprio per forzare l’evacuazione dei civili prima di un’offensiva di terra a Rafah, città nel sud della Striscia dove sono ammassati 1,4 milioni di persone. Dall’inizio della guerra, seguita all’attacco senza precedenti di Hamas contro Israele del 7 ottobre, in cui sono state uccise oltre 1.160 persone, la maggior parte delle quali civili, l’esercito israeliano ha lanciato un’offensiva che ha causato più di 29mila morti a Gaza, la maggior parte dei quali civili, e che ha provocato una catastrofe umanitaria nel territorio palestinese senza precedenti.
A criticare il veto Usa sono stati diversi Paesi che si erano schierati a favore del testo, tra cui Francia, Malta, Slovenia e Sierra Leone. “Il tributo umano e la situazione umanitaria a Gaza sono intollerabili e le operazioni israeliane devono cessare”, ha sottolineato l’ambasciatore francese Nicolas de Rivière. Un’offensiva di terra a Rafah “ci porterebbe su una strada di non ritorno”, ha aggiunto il suo omologo sloveno Samuel Zbogar, secondo cui “è nostro dovere reagire prima di svegliarci in un incubo”.
Washington protegge sempre Israele dalle azioni dell’Onu usando il suo diritto di veto, ma si è anche astenuta due volte, permettendo al Consiglio di adottare risoluzioni che miravano a incrementare gli aiuti a Gaza e chiedevano pause prolungate nei combattimenti. A dicembre, più di tre quarti dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, composta da 193 membri, ha votato per chiedere un immediato cessate il fuoco per motivi umanitari. Le risoluzioni dell’Assemblea Generale non sono vincolanti ma hanno un peso politico, riflettendo una visione globale della guerra.
Fonte : Today