Cervi zombie, cosa sono e perché preoccupano gli scienziati

Sguardo spento, dimagrimento progressivo, bava alla bocca, alterazioni del comportamento e difficoltà nella coordinazione dei movimenti. I “cervi zombie” continuano ad aumentare di numero in Nord America e conquistano nuove terre: a febbraio, infatti, ne sono stati segnalati alcuni esemplari anche nella provincia canadese della British Columbia. La notizia ha riportato l’attenzione sulla malattia da deperimento cronico, una encefalopatia spongiforme dei cervidi che mette in pericolo interi ecosistemi, sistemi economici e potrebbe diventare una minaccia anche per la salute di altre specie, essere umano compreso.

Ecco cosa sono i cervi zombie e di che patologia soffrono

La malattia da deperimento cronico

La malattia da deperimento cronico (in inglese Chronic Wasting Disease) è una patologia neurologica contagiosa dall’esito sempre fatale che finora è stata riscontrata in diverse specie di cervidi. È in sostanza un’encefalopatia spongiforme, concettualmente simile alla ben più nota encefalopatia spongiforme bovina (Bse, il cosiddetto morbo della mucca pazza) e alla variante umana, la malattia di Creutzfeldt-Jakob.

È una malattia da prioni, ossia causata da proteine “sbagliate”, che assumono una configurazione errata e che inducono altre proteine a fare lo stesso. Queste proteine anomale formano aggregati nel sistema nervoso centrale innescando la degenerazione e la comparsa della sintomatologia. La cosa inquietante è che, proprio come se si trattasse di una malattia batterica o virale, un animale malato può infettarne altri. Gli esperti ritengono che i prioni si trasmettano per contatto con saliva, sangue, urina, feci e che siano estremamente resistenti nell’ambiente. Non esiste un vaccino o una cura per la malattia da deperimento cronico. Dopo un lungo periodo di incubazione (circa 17 mesi) si sviluppa la fase clinica e nel giro di poche settimane (fino a 4 mesi) l’animale muore.

La sua origine non è chiara: potrebbe essersi sviluppata casualmente nei cervidi oppure essere frutto di un salto di specie (spillover) della Scrapie, una malattia da prioni degli ovini conosciuta da un paio di secoli.

Scoperta verso la metà del ‘900, la malattia da deperimento cronico dei cervidi è diffusa soprattutto in Nord America (Stati Uniti e Canada), ma dal 2016 si sono riscontrati casi anche in Norvegia, Finlandia e Svezia (qui è possibile consultare il più recente documento di monitoraggio della European Food Safety Authority).

I rischi

Per il modo in cui si diffonde, la resistenza dei prioni nell’ambiente e la difficoltà nel riconoscere precocemente un animale malato, specialmente se selvatico, è quasi impossibile eradicare la malattia da deperimento cronico in una popolazione di cervidi. La letalità della malattia e gli sforzi per il suo contenimento (abbattimento degli animali) possono mettere in pericolo interi ecosistemi. I cervidi, infatti, sono cruciali per il mantenimento dell’habitat: costituiscono una fonte di cibo per altre specie e i loro spostamenti e il pascolo modificano l’ambiente, contribuendo al suo equilibrio.

Oltre ai rischi ecologici, la malattia da deperimento cronico può costituire una minaccia per alcune economie locali, e non si può scartare la possibilità che sia un pericolo per la salute di altre specie animali, essere umano compreso. Sono stati condotti esperimenti che hanno dimostrato che i prioni responsabili possono infettare altri animali da laboratorio e cellule umane in coltura. Sebbene al momento non siano noti casi di encefalopatie umane riconducibili alla malattia da deperimento cronico, l’esposizione diretta (consumo di carne infetta) e indiretta (ambientale) sono già una realtà e – parafrasando quanto dichiarato a Scientific American da Michael Osterholm dell’Università del Minnesota, tra i principali esperti di malattia da deperimento cronico – se uno spillover dovesse verificarsi in questo momento saremmo piuttosto impreparati.

Fonte : Wired