Il tempo degli scontri a suon di infrazioni e fondi bloccati tra Varsavia e Bruxelles sembra ormai solo un ricordo lontano. Dopo poco più di tre mesi da quando il popolare Donald Tusk è salito al potere, l’Unione europea e la Polonia hanno finalmente trovato un accordo per porre fine a una disputa sullo stato di diritto che andava avanti da anni. Tusk è una personalità molto rispettata a Bruxelles, dove ha ricoperto anche il delicato ruolo di presidente del Consiglio europeo, e già a dicembre, poco dopo la sua elezione, era volato nella capitale del blocco per iniziare le trattative con i vertici comunitari al fine di riportare la pace.
Dopo tre mesi di intenso lavoro, ora sia la Commissione che il Consiglio Ue hanno accolto con grande favore il piano messo a punto dal suo governo, piano che punta a ridare autonomia al potere giudiziario e a toglierlo dal controllo della politica. Bruxelles e Varsavia vogliono porre fine alla procedura dell’articolo 7, che viene attivata per sanzionare un Paese membro in caso di violazione dei valori fondamentali dell’Ue, e che può portare alla sospensione del diritto di voto in Consiglio. La procedura era stata avviata nel 2017 per le riforme volute dal partito Diritto e Giustizia (PiS) di Jarosław Kaczyński, alleato in Europa con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, riforme accusate di aver minato la separazione dei poteri e l’indipendenza dei media.
Il nuovo ministro della Giustizia polacco Adam Bodnar, è venuto oggi (martedì 20 febbraio) a Bruxelles per portare una serie di impegni volti a dimostrare che il suo governo si sta muovendo rapidamente per tornare a essere considerato uno dei più europeisti del blocco. Il piano presentato ora dovrà essere analizzato nel dettaglio dalla Commissione, ma i commenti arrivati in mattinata, a margine del Consiglio Ue Affari generali, in cui si è discusso anche delle riforme, sono stati entusiastici. “Dalla Polonia c’è un chiaro impegno a un vero cambiamento su riforme e stato di diritto”, ha detto il commissario Ue alla Giustizia Didier Reynders. “La Polonia sta passando dall’essere un bambino problematico per quanto riguarda lo stato di diritto a essere un campione della democrazia”, ha addirittura dichiarato la ministra tedesca Anna Luehrmann.
“Il piano d’azione è un passo nella direzione che può portare alla fine della procedura dell’articolo 7. Ma c’è ancora del lavoro da fare”, ha sottolineato però la vicepresidente della Commissione responsabile per i valori e la trasparenza, Vera Jourova. I punti principali del piano d’azione presentato oggi riguardano gli statuti del Consiglio nazionale della magistratura, che nomina i giudici, della Corte suprema e della Corte costituzionale, che decidono sulla costituzionalità delle leggi, e dei tribunali ordinari, nonché la separazione delle funzioni di ministro della Giustizia e di capo della Procura nazionale.
Il nuovo governo polacco spera di convincere l’Ue a porre fine alla procedura dell’articolo 7 entro le elezioni europee, previste dal 6 al 9 giugno. La fretta è dovuto al fatto che per la Polonia la chiusura della disputa è importante anche dal punto di vista economico. Le misure volte a ripristinare l’indipendenza della magistratura sono anche condizioni per lo sblocco di 76 miliardi di euro di fondi di coesione e di quasi 60 miliardi di euro di fondi del Recovery Fund, il piano di ripresa post-Covid (34,5 miliardi di euro di prestiti e 25,3 miliardi di euro di sovvenzioni).
“La distruzione dello Stato di diritto in Polonia, che ha causato incertezza giuridica, caos e politicizzazione del sistema giudiziario, è durata otto anni”, e ora risolvere la disputa “non è una cosa che si può fare in un giorno. Ma noi non perdiamo e non perderemo tempo”, ha assicurato Bodnar. La Commissione europea, la cui presidente Ursula von der Leyen si recherà a Varsavia venerdì, non ha voluto fornire un calendario per la fine di questa procedura, perché vuole assicurarsi che il piano ottenga l’approvazione del Parlamento di Varsavia ed entri in vigore prima di rare il suo ok definitivo. Ma il lieto fine è ormai certo.
Fonte : Today