In questi giorni Milano sta assistendo a un picco dei livelli di inquinamento dell’aria, in particolare di PM10 che, secondo alcuni studi, ha superato la soglia limite. Come possiamo proteggerci? I purificatori possono fare davvero la differenza? Lo abbiamo chiesto a Francesco Blasi, direttore del Dipartimento di Medicina Interna e Pneumologia del Policlinico di Milano
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I livelli di inquinamento a Milano e nella Pianura Padana hanno superato il valore limite. A dare l’allarme è stato – primo fra tutti – il sito svizzero IQAir, secondo cui la qualità dell’aria nel capoluogo lombardo risulta “non salutare” a tal punto da far salire la città tra i primi posti nella classifica delle metropoli più inquinate del mondo, insieme a Delhi in India, Dhaka in Bangladesh e Lahore in Pakistan. Anche il rapporto giornaliero sulla qualità dell’aria elaborato dall’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio ha stabilito che – nella giornata di ieri, 18 febbraio – i livelli di PM10 o polveri sottili hanno superato la soglia limite. Ad aggravare la situazione degli ultimi giorni sono anche la scarsità di precipitazioni piovose e il clima particolarmente caldo rispetto alla media stagionale. Questi numeri, senza dubbio, ci preoccupano e ci spingono ad adottare soluzioni, più o meno efficaci, per proteggerci dall’esposizione all’inquinamento. Tra queste ci sono i purificatori dell’aria. Ma come funzionano e, soprattutto, sono davvero efficaci? A rispondere a Sky TG24 è Francesco Blasi, direttore del Dipartimento di Medicina Interna e Pneumologia del Policlinico di Milano ed ex presidente della European Respiratory Society.
Come funzionano i purificatori dell’aria?
“I purificatori sono di diversa natura. Quelli che risultano più funzionali alla riduzione dei particolati, cioè PM10 e PM2.5, sono quelli dotati di filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air filter, un sistema di filtrazione ad alta efficienza, ndr). I dati degli studi hanno registrato che, con questi apparecchi, si registra una effettiva riduzione dell’esposizione all’inquinamento, ma ovviamente solo nei luoghi chiusi. I purificatori, a seconda del numero di ricambi d’aria e di filtri, possono ridurre la presenza di particolati, ma non dei gas, all’interno delle case. Ma che cosa succede fuori? Ovviamente questi dispositivi non sono fatti per ridurre l’esposizione all’inquinamento all’aperto. Ci sono studi – al momento non molti – che sperimentano apparecchi portatili da utilizzare outdoor, ma sono difficili da gestire. Il vantaggio dei purificatori è che sono in grado di ridurre l’esposizione agli inquinanti nei luoghi chiusi e, per questo, sono potenzialmente molto importanti per i bambini e, soprattutto, per i bambini asmatici.
Alcune ricerche condotte all’estero, ad esempio in Germania, starebbero sperimentando degli apparecchi che non usano filtri HEPA, ma raggi ultravioletti. Questo sistema dovrebbe contribuire alla riduzione del particolato e dei batteri”.
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Le persone allergiche o affette da patologie respiratorie possono trarre benefici concreti dall’utilizzo dei purificatori?
Esistono pochi dati di studi randomizzati controllati, ma è attualmente in corso uno studio più esteso che forse fornirà qualche dato in più. Se è vero che si riesce a ridurre il particolato all’interno della casa, significa che si riesce a ridurre anche l’esposizione agli allergeni. Le evidenze non sono moltissime, ma qualche dato c’è. Il filtraggio dell’aria sicuramente riduce l’esposizione ai particolati, ed essendo gli allergeni di dimensioni tali da poter essere bloccati attraverso i filtri, ci può essere una effettiva riduzione.
Quali sono i rischi di questi livelli di inquinamento dell’aria sulla nostra salute?
Abbiamo condotto uno studio a Milano nel 2016. Abbiamo analizzato i picchi di gas (CO2, anidride solforosa e particolato) e gli accessi ai pronto soccorso dei principali ospedali di Milano. Ciò che è emerso è che c’è un aumento degli accessi negli ospedali che segue di uno o due giorni il picco dei vari inquinanti. Questo si verifica soprattutto nei pazienti adulti o bambini che hanno respiro sibilante o sono affetti da Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Quindi, l’inquinamento non ha un effetto immediato, ma ha un effetto ritardato di uno o due giorni sui pazienti affetti da patologia. Cosa succede invece ai soggetti sani? Per chi vive in zone molto trafficate, soprattutto in cui transitano camion, il rischio di sviluppare BPCO o cancro al polmone è più elevato, piuttosto che per coloro che abitano in aree poco trafficate. Se a questo poi si aggiunge il fumo, il rischio è maggiore.
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I picchi di inquinamento, come quello registrato in questi giorni, ha un rischio concreto sulla nostra salute o è, in qualche modo, “attutito” da tutti gli altri giorni in cui i valori di inquinamento sono inferiori?
In una città come Milano il rischio c’è e si acuisce quando si registrano picchi di inquinanti. È evidente che se sto in alta montagna, la mia salute respiratoria e cardiovascolare è preservata rispetto a quando sto in città. La mancata esposizione all’aria inquinata riduce senza dubbio l’infiammazione delle vie aeree. Da una parte i picchi inducono a fasi acute e peggiorano la fase cronica. Di fatto, è il livello medio di inquinanti che incide sul rischio di sviluppare malattie cardiorespiratorie sui soggetti sani.
Quali sono gli accorgimenti che possiamo mettere in atto per proteggerci dall’aria inquinata?
Utilizzare le mascherine Ffp2, che sono in grado di bloccare i particolati, ma non i gas, in caso di esposizione. Sicuramente è consigliabile restare a casa, per quanto possibile, e non fare jogging nelle aree ad alto traffico: se corro in un parco ho un’esposizione più bassa rispetto a un marciapiede. Per quanto riguarda i bambini, invece, si raccomanda di tenerli il più in alto possibile con i passeggini, perché più restano a contatto con il suolo e più è alta l’esposizione al particolato. Le macchine infatti tendono a “smuovere” il particolato ai livelli più bassi del terreno, dunque i bambini nei passeggini sono più esposti.
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Fonte : Sky Tg24