Anche senza imputati, si è finalmente aperto il processo contro i quattro agenti dei servizi segreti dell’Egitto, accusati di aver rapito, torturato e ucciso il ricercatore friulano Giulio Regeni nel 2016 a Il Cairo. Il procedimento nei loro confronti è rimasto bloccato per anni, a causa dell’ostruzionismo del regime guidato dal presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, che non ha mai fornito all’Italia gli estremi per rintracciare gli imputati. Consentendo un’eccezione alla legge italiana, la Corte Costituzionale ha autorizzato in via straordinaria l’apertura del processo anche in loro assenza, a settembre 2023.
I nomi degli agenti accusati di lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato sono: Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abedal Sharif. Secondo le indagini degli inquirenti sarebbero stati loro a rapire, torturare e uccidere Giulio Regeni per poi abbandonare il corpo lungo una strada di periferia, cercando di mascherare l’omicidio come un’incidente stradale, come sostenuto inizialmente dalla procura egiziana.
I depistaggi dell’Egitto
Questo è stato solo uno dei tentativi di depistaggio del governo egiziano che ha scagionato i 4 agenti, dichiarando di voler archiviare il caso, per poi tentare di screditare l’immagine di Giulio Regeni producendo e diffondendo un finto documentario sulle sue attività, dipingendolo come una spia. In realtà, il ricercatore è finito nel mirino dei servizi segreti perché stava studiando i movimenti sindacali del Cairo.
In questi otto anni, dato il coinvolgimento delle autorità, il regime egiziano ha nascosto prove e imputati per evitare loro un processo, ma la Corte Costituzionale italiana ha dato una svolta al procedimento, stabilendo che, nei casi di tortura avvenuti in paesi stranieri, i processi si possano tenere anche in assenza degli imputati quando manca la collaborazione dello stato estero.
L’esito del processo, che si terrà presso la Prima Corte di Assise di Roma, servirà quindi a sancire legalmente e definitivamente la verità sul caso, cancellando la nube di menzogne e depistaggi del governo egiziano, lasciando però i responsabili liberi e impuniti, con anche il diritto a un nuovo processo per il riesame della causa, nella remota possibilità che decidano un giorni di consegnarsi alla giustizia italiana.
Fonte : Wired