L’Intelligenza Artificiale è un enorme rischio e un’enorme opportunità. A fare da ago della bilancia sarà la trasparenza associata alla diffusione di questa tecnologia, che accelera a ritmi altissimi. Tanto che già oggi l’AI supporta da vicino l’attività legislativa, in un’evoluzione interessante di cui il Parlamento italiano è pioniere a livello mondiale.
“Siamo stati i primi a sperimentare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa nell’ambito dell’istituzione stessa”, esordisce la Vicepresidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana Anna Ascani (Pd) nel suo collegamento con l’AI Festival, organizzato da Search On Media Group e WMF – We Make Future il 14 e 15 febbraio 2024.
Se a livello aziendale, l’Italia (come del resto tutta l’Europa, Francia esclusa) è molto indietro rispetto ai colossi americani e cinesi sullo sviluppo dell’Ai, le istituzioni nostrane mostrano grande intraprendenza e modernità nell’approcciare questa tecnologia.
AI e democrazie
“Accanto alla definizione dei rischi, che ovviamente non vanno sottovalutati, dobbiamo necessariamente considerare le opportunità che l’Intelligenza Artificiale offre”, spiega Ascani.
D’altronde non approfondire la conoscenza di questa tecnologia è molto rischioso per la società e per la governance delle aziende. Far sì che molte persone conoscano le logiche che muovono l’Ai e come viene utilizzata è decisivo per garantirne uno sviluppo sostenibile e ridurre le conseguenze negative.
“In questi mesi abbiamo assunto maggiore consapevolezza dalla gravissima, annosa, questione dei deep fake. – spiega ancora Ascani – Bisogna conoscere e contrastare questo rischio in un anno cruciale per la democrazia occidentale come il 2024 in cui ci sono elezioni del Parlamento europeo e del presidente degli Stati Uniti”.
Come spiegato all’Adnkronos dall’avvocato Guido Scorza, senza i giusti limiti normativi e senza una corretta formazione, l’AI rischia di “cannibalizzare diritti fondamentali come la privacy e il copyright”.
Un avvertimento a cui fa eco l’onorevole Ascani: “Parliamo di applicazioni che si nutrono di dati e generano dati. La sicurezza della catena del dato diventa fondamentale soprattutto per noi italiani ed europei. E noi nella partita del clouding – evidenzia Ascani – siamo rimasti un po’ indietro. Questo ritardo di Europa e Italia nel settore dell’archiviazione digitale assume grande rilievo dal momento che il dato diventa così centrale nello sviluppo di queste tecnologie.
Siamo consapevoli dei rischi per la privacy dei cittadini e di quella idea orwelliana del controllo totale che queste applicazioni rendono di fatto possibile va respinta con forza. C’è bisogno di definire delle regole per impedire che questa tecnologia venga usata effettivamente per esercitare un controllo sui cittadini, come avviene in altre aree del mondo che non hanno il modello democratico come riferimento”.
Privacy a rischio con l’Intelligenza Artificiale?
L’impatto dell’AI è così grande che ogni riflessione a riguardo tocca svariati ambiti. Così, quando si parla di concentrazione oligopolistica di queste tecnologie, non si evidenzia solo un rischio per la nostra economia, ma anche per la sicurezza dei nostri dati. Con i principali player lontani dall’Europa, la trasparenza assume un ruolo centrale nel garantire una diffusione quanto più sostenibile per l’essere umano.
“Siamo consapevoli del fatto che occorre tutelare la creatività, la grande questione del copyright. Questi linguaggi si nutrono di dati che vengono generati da prodotti che sono di proprietà di qualcuno. È chiaro, allora, che remunerare anche i titolari di questi diritti, i creatori di questi contenuti, diventi vitale soprattutto per proteggere la creatività. Queste – continua Ascani – sono questioni delle quali abbiamo discusso sia con gli esperti di tecnologia, che di etica e di cui abbiamo parlato anche con i nostri punti di riferimento in Unione europea”.
Unione che è stata la prima istituzione al mondo a regolare l’Intelligenza Artificiale, tramite l’AI Act che riconosce alla trasparenza un ruolo fondamentale per agevolare una diffusione sostenibile di questa nuova tecnologia. “Quelli dell’AI Act – spiega l’onorevole – sono principi ai quali noi ci siamo ispirati nel definire i nostri principi legati appunto alla trasparenza, alla responsabilità umana”.
Nelle parole che seguono, Anna Ascani dà una definizione efficace di cosa significhi sviluppo sostenibile della tecnologia: “Quello che guida nostro lavoro è sostanzialmente l’idea che la tecnologia debba essere al servizio del cittadino e non viceversa. Papa Francesco lo ha ribadito in un messaggio per la cinquantottesima giornata delle comunicazioni: non possiamo consentire che l’uomo diventi semplicemente cibo per gli algoritmi. Mi sembra che questa frase renda molto bene l’idea dei rischi che stiamo correndo”.
Le opportunità offerte dall’AI
“Tutti questi rischi non bastano a dire che dobbiamo privarci delle opportunità che derivano dallo sviluppo tecnologico come quelle offerte, tra gli altri, in ambito sanitario e nell’ambito industriale”.
La trasparenza, si è detto, è fondamentale per l’evoluzione sostenibile di questa tecnologia. In tal senso, e contrariamente alle aspettative, l’AI può rappresentare un alleato dei cittadini, grazie alla possibilità di partecipare ai processi legislativi più da vicino e di avere accesso alle informazioni in maniera più semplice e chiara, proprio grazie all’aiuto dei chatbot e strumenti analoghi.
“In questo ambito abbiamo deciso di intervenire noi come Camera dei deputati”, annuncia Ascani che spiega: “Ieri (14 febbraio, ndr.) abbiamo presentato il report e lanciato una manifestazione di interesse per dei veri e propri bandi che provate sul sito della Camera dei deputati rivolti a giovani studiosi e ricercatori che vogliano aiutarci a strutturare anzitutto due prototipi. Il primo serve a supportare il lavoro dell’amministrazione che redige i dossier, la documentazione soprattutto dal punto di vista della comparazione con quello che accade negli altri Paesi europei e nel resto del mondo. Il secondo prototipo riguarda invece il supporto al lavoro in senso stretto dei parlamentari”.
Qui si può accendere qualche campanello d’allarme soprattutto tra chi teme che l’AI “ruberà” il lavoro, ma l’onorevole precisa: “Ovviamente non stiamo parlando di sostituire nessuno, né l’amministrazione, né tanto meno chi deve fare le leggi, ma di aiutare a ricostruire al meglio un determinato contesto informativo e legislativo, in modo da rendere questo lavoro più efficace ed efficiente”.
Come l’AI può rendere la politica più trasparente
Non solo: “Abbiamo anche lanciato una call for ideas che riguarda l’accountability delle istituzioni, cioè l’apertura del Parlamento ai cittadini. Qui, naturalmente, ci andiamo un po’ cauti perché conosciamo i rischi di ‘allucinazioni’ in cui può incorrere l’AI”.
Ma in che modo può aiutare i cittadini ad avere un’amministrazione più trasparente? “Parliamo di uno strumento che per esempio, consente di sapere cosa ha votato Anna Ascani su quello specifico provvedimento, come si è comportato il suo gruppo e qual è la sua attività”. È chiaro che riuscire ad ottenere queste informazioni attraverso un linguaggio conversazionale semplice migliori il rapporto tra cittadino e Pubblica Amministrazione.
La semplificazione offerta dall’AI consente anche a chi non è nativo digitale o ha una qualche forma di disabilità di accedere facilmente a queste informazioni.
“È fondamentale che le informazioni che vengono date ai cittadini siano assolutamente veritiere e verificate. In questo – spiega Ascani – abbiamo chiesto al mondo dei ricercatori, degli studiosi di aiutarci a capire quale possa essere la soluzione tecnologica più sicura sia dal punto di vista della catena del dato, che dal punto di vista della veridicità del dato”.
L’avanguardia delle istituzioni nel campo, non nasce nel 2023, anno dell’esplosione di Chat GPT: “Il Parlamento italiano non è nuovo a queste applicazioni. Noi già utilizziamo soluzioni di intelligenza artificiale per la trascrizione immediata di interventi che vengono fatti in Aula in modo da rendere il più possibile inclusivo il Parlamento e quindi da consentire a coloro che hanno, per esempio, disabilità uditive di poter assistere ai lavori della Camera senza dover aspettare i resoconti o lo stenografico”.
La sostenibilità sociale passa anche da un’amministrazione più reattiva ed efficace: “l’AI ci aiuta anche nella redazione di tabelle tecniche nelle sessioni più complesse, come la legge di bilancio. Prima ci volevano settimane per realizzare questi documenti, oggi, grazie a queste applicazioni, è possibile farlo molto prima e anche meglio”.
L’approccio delle istituzioni
La vicepresidente della Camera tira le somme: “Ci stiamo aprendo all’innovazione tecnologica dopo un lungo lavoro di consultazione e di ascolto. E lo stiamo facendo attraverso un diario con chi nella società è più avanti su questi temi cioè le intelligenze italiane che stiamo di coinvolgere, anche per far capire che le istituzioni puntano su di loro. Vediamo tante eccellenze lasciare il nostro Paese, direi troppe, il nostro approccio vuole anche testimoniare che c’è la possibilità di fare cose buone, importanti e anche pioneristiche in Italia”, spiega Ascani.
La “rivoluzione artificiale” è, quindi, un pericolo per la sicurezza dei nostri dati e rischia di evolversi a un ritmo non sostenibile per l’essere umano. L’intervento della vicepresidente della Camera dei deputati Anna Ascani all’AI Festival, però, ha evidenziato come, se ben incanalata, l’AI possa rendere l’attività dell’amministrazione più trasparente e inclusiva per tutti.
Fonte : Adn Kronos