Uno dei detenuti picchiati dagli agenti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020, durante l’udienza del processo che vede 105 imputati, non ha usato mezze misure e ha rivelato che, in carcere, i cellulari venivano introdotti dagli agenti.
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Va avanti il processo per le violenze avvenute, il 6 aprile del 2020, all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, dove alcuni detenuti vennero selvaggiamente picchiati da alcuni agenti, in risposta a una protesta che si era registrata il giorno precedente; il processo vede 105 imputati. In aula, uno dei detenuti picchiati, Luigi D’Alessio (attualmente detenuto a Siracusa, ndr), che si è costituito parte civile, non ha utilizzato mezze misure; secondo D’Alessio, infatti, sarebbero gli agenti a portare i cellulari all’interno del carcere.
“Non sapete come i cellulari entrano nel carcere?” ha chiesto provocatoriamente D’Alessio, “All’entrata si viene controllati con il metal detector, sia quello fisso che quello mobile a forma di paletta, per cui Ë impossibile non scoprire un telefonino. Quindi o gli agenti non sono bravi a fare i controlli o li portano loro dentro”. D’Alessio ha poi dichiarato che, nei giorni delle violenze, un detenuto sarebbe stato in possesso di un cellulare, recapitatogli proprio da uno degli agenti.
Il detenuto picchiato: “Un agente mi disse di ritirare la denuncia”
È sempre D’Alessio, dal banco dei testimoni, poi a rivelare che un agente, uno degli imputati, gli chiese di ritirare la denuncia presentata dopo i pestaggi. “Fu quell’agente in fondo all’aula – ha detto D’Alessio, indicando l’imputato – a dirmi di ritirare la denuncia per il pestaggio subito il sei aprile, che poi le cose si sarebbero aggiustate”.
Fonte : Fanpage