Identificazioni della Digos al presidio per commemorare Navalny, Piantedosi nella bufera

È polemica per i manifestanti, circa una decina, identificati a Milano dagli agenti della Digos mentre commemoravano la morte del dissidente russo Alexei Navalny. Il senatore del Partito Democratico, Filippo Sensi, ha annunciato un’interpellanza urgente al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Depositeremo nelle prossime ore un’interpellanza al ministro dell’Interno – ha spiegato Sensi – sui dettagli e sulle ragioni dell’identificazione dei manifestanti che volevano onorarne la memoria sotto la targa di Anna Politkovskaya a Milano. L’obiettivo è avere risposte in Parlamento il più presto possibile”. 

Identificati per aver portato fiori per Navalny: cosa è successo a Milano

Ad agitare le acque, l’atteggiamento di alcuni esponenti della maggioranza, come il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, che nelle ore succesive alla morte di Navalny aveva ostentato “garantismo” nei confronti del presidente russo Vladimir Putin; una presa di posizione che ha riaperto il dibattito sui legami tra il Carroccio e il partito del presidente della Federazione Russa, la cui immagine, stampata su una maglietta, veniva ostentata con orgoglio dallo stesso Matteo Salvini.

Piantedosi, uomo vicino al vicepremier leghista, diventa quindi un “osservato speciale” in questi giorni in cui in Italia sono in molti a mobilitarsi per ricordare il più importante oppositore dello zar. “Che i cittadini italiani vengano identificati dalla Digos per aver lasciato un fiore in memoria di Navalnyj – ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda – è semplicemente ributtante. A piazza del Campidoglio ne lasceremo molti, caro Piantedosi, vieni ad identificarci tutti”.

Piantedosi: “L’identificazione non comprime la libertà personale”

Il diretto interessato ha rispedito le accuse ai mittenti, negando una regia politica sulle identificazioni: “L’identificazione delle persone – ha spiegato – è un’operazione che si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio. Mi è stato riferito che il personale che aveva operato non avesse piena consapevolezza. È capitato anche a me nella vita di essere identificato, non credo che sia un dato che comprime una qualche libertà personale”.

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A sostegno del ministro, Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp: “Le identificazioni avvenute nel corso della manifestazione di Milano – ha dichiarato – non sono procedure anomale né violano le normative di uno Stato democratico, anzi: sono procedure standard che rientrano nell’ordinaria attività di controllo dell’ordine pubblico, specialmente se svolte nel corso di una manifestazione, e rappresentano una vera e propria garanzia per tutti i cittadini. Chi scende in piazza per manifestare legittimamente una propria idea, nel pieno rispetto delle norme e delle leggi dello Stato non si sente in alcun modo intimidito né offeso da un controllo da parte delle Forze dell’ordine; al contrario vede aumentare la propria sicurezza, poiché sa che gli agenti compiono il proprio lavoro tutelando l’incolumità di tutti”. Il sindacalista degli uomini in divisa attacca poi le opposizioni: “Nonostante le opposizioni puntino il dito contro le forze dell’ordine e contro il ministro Piantedosi per il solo gusto di scatenare una polemica sterile – ha aggiunto – è bene ricordare che evocare teorie del complotto e derive antidemocratiche oltre a essere fuori luogo è anche meschino: le donne e gli uomini della Polizia di Stato lavorano ogni giorno per difendere lo Stato, garantire il bene della collettività, difendere la libertà di ogni persona e l’assetto democratico del nostro Paese”.

La versione dei manifestanti

Diverso il punto di vista delle persone identificate dagli agenti della Digos. “Non abbiamo fatto nulla di male” ha detto Marina Davydova, attivista dell’associazione Annaviva, che ha raccontato quanto accaduto ai giardini Anna Politkovskaja: “Stavamo parlando, avevamo solo l’idea di condividere il dolore. E siamo rimasti stupefatti, sia noi che gli italiani che si sono sentiti come in Russia. I russi si sono spaventati tantissimo: sono persone che sono scappate dal regime. Ci siamo riuniti per commemorare Navalny, non era una manifestazione; volevamo solo lasciare una foto o un fiore. Una decina di persone in silenzio”. Davydova ha poi spiegato le modalità con cui hanno opperato le forze dell’ordine: “Quando siamo arrivati – ha aggiunto – c’era già personale in borghese che ci stava aspettando. Dopo un po’ hanno chiesto a tutti di identificarsi. Non abbiamo dato loro motivo. Si sono avvicinati a ciascuno che arrivava e hanno chiesto documento e residenza, cosa che ci ha lasciato perplessi per il fatto in sé, non per i modi, perché non abbiamo fatto nulla di male: volevamo solo commemorare Navalny”.

Fratoianni: “Piantedosi è un problema del Paese”

“Ho come l’impressione – attacca il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi  – che il ministro Piantedosi pensi di essere ministro di Polizia dopo i moti risorgimentali del 1848. Sia che parli di Cpr che della sentenza della Cassazione sui respingimenti illegali in Libia o delle disinvolte pratiche identificative delle forze dell’ordine, siamo di fronte a posizioni gravi e preoccupanti. Questo Paese ha un altro problema ed è questo ministro dell’Interno”.

Fonte : Today