Ai negoziati tra Israele e Hamas non crede più nessuno

Le truppe israeliane entreranno a Rafah a prescindere da un eventuale accordo con Hamas sul rilascio degli ostaggi. Lo ha detto Benjamin Netanyahu e le parole del presidente israeliano mettono una pietra tombale, forse definitiva, sui tentativi di arrivare a breve termine a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, dove il livello di distruzione e la catastrofe umanitaria sono ormai ampiamente fuori controllo. La Mezzaluna rossa palestinese parla di una situazione, a Rafah, “ingestibile”. Molti accampamenti spontanei stanno sorgendo fuori dai campi delle organizzazioni umanitarie. I segni della fame e della sete sono ovunque.

Verso l’attacco di terra a Rafah

Israele ha lanciato la sua offensiva militare dopo che uomini armati guidati da Hamas hanno ucciso almeno 1.200 persone e sequestrato 253 ostaggi nell’attacco terroristico, di ferocia senza precedenti, dello scorso 7 ottobre. Il ministero palestinese della Sanità afferma che quasi 29mila persone (28.985 morti, con 127 decessi nelle scorse 24 ore) per la maggior parte donne e bambini, sono state uccise nella successiva campagna israeliana, iniziata quel giorno stesso. 68.883 i feriti nella Striscia in quattro mesi e mezzo di bombardamenti. Numeri ritenuti realistici dalle organizzazioni internazionali.

Ieri, durante una conferenza stampa a Tel Aviv, Netanyahu ha ribadito il suo obiettivo di “distruggere Hamas” e ha detto che l’esercito israeliano combatterà fino alla “vittoria assoluta”. Non solo. Il leader della destra israeliana ha aggiunto che coloro che si oppongono all’azione militare a Rafah, la città più meridionale di Gaza dove hanno trovato rifugio circa 1,5 milioni di persone, starebbero dicendo al paese di “perdere la guerra”. Una posizione che, di fatto, non è cambiata mai da ottobre a oggi.

Nemmeno il Qatar, il mediatore più attivo, crede più nei negoziati

Oggi come oggi nemmeno il Qatar, mediatore più credibile e attivo sin dall’inizio del conflitto nella Striscia, crede più nei negoziati. L’emirato ha riconosciuto che i colloqui degli ultimi giorni per concordare un cessate il fuoco tra Israele e Hamas a Gaza non sono stati “molto promettenti”, dopo il rifiuto da parte di Israele alle richieste di rinunciare all’attacco di terra a Rafah e dopo che il gruppo islamista ha chiesto di non vincolare il negoziato al rilascio degli ostaggi. Gli sforzi diplomatici si erano intensificati la scorsa settimana. Hamas ha anche minacciato di sospendere a tempo indeterminato la sua partecipazione al dialogo a meno che non vengano inviati aiuti nel nord di Gaza, dove le agenzie umanitarie temono una carestia imminente.

Rafah, febbraio 2024, foto Ap LaPresse

“Usa invieranno altre armi per decine di milioni di dollari a Israele”

Il presidente Usa Biden ha esortato Israele a non lanciare un’offensiva a Rafah senza un piano per garantire la sicurezza dei civili. Ma Israele non dubita che il sostegno statunitense alla sua azione militare sarà concreto, come sempre. Al punto che, secondo quanto hanno riferito fonti americane citate dal Wall Street Journal, l’amministrazione Usa prevede di inviare altre armi a Israele per un importo stimato di decine di milioni di dollari. La fornitura comprende circa un migliaio di bombe MK.82, sistemi KMU-572 per la precisione delle bombe stesse e altro ancora. Il piano, hanno spiegato le stesse fonti, è tuttavia ancora in fase di revisione interna e potrebbe cambiare prima di essere inviato in commissione al Congresso per la definitiva approvazione.

Stallo totale

“Non si può negoziare mentre la fame devasta il popolo palestinese”, ha detto all’Afp una fonte del gruppo islamico. Uno dei leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha ribadito le richieste del gruppo che includono il cessate il fuoco, il ritiro dell’esercito israeliano e la revoca del blocco su Gaza. Netanyahu da parte sua ha respinto le pressioni di alcuni governi occidentali affinché riconoscesse unilateralmente uno Stato palestinese. Muro contro muro. Migliaia di israeliani hanno protestato sabato 17 febbraio a Tel Aviv, accusando il governo di aver “abbandonato gli ostaggi”, mentre il consiglio di sicurezza dell’Onu potrebbe votare la prossima settimana un appello per un “cessate il fuoco umanitario” a Gaza, anche se gli Stati Uniti hanno già annunciato che bloccheranno l’iniziativa. Stallo totale. 

Il secondo più grande ospedale di Gaza da oggi è fuori servizio

A causa di combattimenti, carenza di carburante e raid israeliani da domenica 18 febbraio è completamente fuori servizio il secondo ospedale più grande della Striscia di Gaza. Lo hanno confermato alla Reuters funzionari sanitari locali e delle Nazioni Unite. L’ospedale Nasser, nella devastata città meridionale di Khan Younis, ospitava ancora decine di pazienti. Restano sul posto 25 dipendenti che provano a prendersi cura dei pazienti ancora all’interno della struttura. Israele ha comunicato di aver arrestato almeno “100 sospetti” e di aver ucciso uomini armati vicino all’ospedale. E di aver trovato armi all’interno. Hamas ha sempre negato le accuse secondo cui i suoi militanti utilizzano le strutture mediche come copertura. Posizioni distanti, anche su questo. 

Fonte : Today