Navalny morto in carcere: il suo “testamento” e la sfida al regime. Biden: “Putin è responsabile”

Alexei Navalny, 47 anni, leader dell’opposizione russa a Vladimir Putin, è morto in carcere. Lo riferisce il servizio carcerario della regione di Yamalo-Nenets dove Navalny stava scontando la pena. 

Secondo la versione ufficiale Navalny si sarebbe sentito male nella colonia penale numero 3 di Kharp dopo una passeggiata e avrebbe perso conoscenza. “Sono state eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, ma non hanno dato risultati positivi”, si legge in una nota del penitenziario. Le cause del decesso – fanno sapere dal carcere – sono in corso di accertamento, ma alcune indiscrezioni trapelate alla stampa e di cui dà notizia l’emittente russa RT (ex RussiaToday) parlano di un’embolia. 

“Gli addetti medici dell’istituzione sono arrivati subito – prosegue la nota – ed è stata chiamata una squadra per le emergenze mediche. Sono state tentate tutte le misure di rianimazione” per circa mezz’ora “ma non hanno portato risultati positivi. Ed i dottori di emergenza hanno confermato la morte del detenuto. Si sta stabilendo la causa della morte”. 

La prigione di Kharp, in Siberia. LaPresse

I motivi del decesso “saranno accertati dai medici” ha fatto sapere il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov confermando la morte dell’oppositore. “Il Servizio penitenziario federale sta verificando e indagando” sull’accaduto, ha aggiunto Peskov, sottolineando che “non serve un’indicazione speciale del Cremlino in merito”.

“Per quanto ne sappiamo, ora, in conformità con tutte le norme vigenti”, il servizio penitenziario federale “sta facendo tutti i controlli e le indagini necessarie” ha precisato Peskov. 

La reazione di Mosca

Mosca intanto reagisce alle accuse che arrivano dai leader occidentali. Le indagini forensi “non sono ancora state completate, ma le conclusioni dell’Occidente sono già pronte” scrive su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Per il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, i leader dell’Occidente “beneficiano” della morte di Alexey Navalny, perché stanno “perdendo” la battaglia in Ucraina. “I colpevoli della morte di Navalny sono Washington e Bruxelles” insiste Volodin, “hanno preso molte decisioni sbagliate e si sono aggrappati alle loro posizioni”.

Il partito Russia Unita avrebbe invece ordinato a tutti i suoi deputati di non commentare la morte del dissidente. A riferirlo è il giornale indipendente Agentstvo, secondo cui ai deputati del partito filo Cremlino è stato detto di “attenersi strettamente alla versione del Sistema penitenziario federale o meglio di non commentare affatto”. 

Biden: “Indignato per la morte di Navalny, Putin è responsabile”

Il presidente americano Biden non usa mezze parole. “Putin è responsabile per la morte di Navalny. Putin è responsabile” dice Biden intervenendo dalla Casa Bianca. “Non sappiamo esattamente quello che è successo, ma non ci sono dubbi che la morte di Navalny è la conseguenza di qualcosa che Putin e i suoi banditi hanno fatto”. Il presidente americano si dice “indignato” per la morte dell’oppositore russo che Vladimir Putin aveva “avvelenato, ingiustamente accusato, condannato ed isolato”. “Persone in tutta la Russia e tutto il mondo oggi piangono Navalny” aggiunge Biden. 

“Questa tragedia – dice ancora il presidente degli States – ci ricorda la posta in gioco in questo momento. Dobbiamo fornire i finanziamenti in modo che l’Ucraina possa continuare a difendersi. La storia guarda alla Camera dei Rappresentanti. Un mancato sostegno all’Ucraina in questo momento critico non verrà mai dimenticato”. 
 

Navalny era stato messo da poco in isolamento 

Navalny era stato messo in isolamento per la 27esima volta dall’inizio della sua detenzione. Avrebbe dovuto passare nella “Shizo” 15 giorni, un record anche per il vessatorio sistema penitenziario russo. L’11 febbraio era appena terminato un altro periodo di isolamento di dieci giorni. In totale, da gennaio 2021 ad oggi, l’oppositore di Putin ha trascorso 308 giorni in isolamento. Da quanto si apprende l’attivista aveva chiesto alle autorità di poter andare votare per le elezioni presidenziali in programma il prossimo marzo. Un’azione non perseguibile ma con cui Navalny voleva probabilmente rimarcare, anche dalla cella, il suo dissenso contro il regime di Vladimir Putin.

Chi era Navalny, l’oppositore di Putin morto in cella

Il luogo in cui era detenuto Navalny, la mappa

La moglie: “Saranno puniti per ciò che hanno fatto”

“Io voglio che loro sappiano che saranno puniti per quello che hanno fatto al nostro Paese, alla mia famiglia, a mio marito”. A dirlo è stata Yulia Navalnaya, moglie di Navalny, parlando a margine della conferenza per la Sicurezza di Monaco, aggiungendo di non avere ancora conferme indipendenti della morte del marito. 

“Saranno portati davanti alla giustizia e questo giorno verrà presto”, ha detto ancora, parlando di Vladimir Putin e degli altri esponenti del regime.

Proprio alla moglie Navalny aveva dedicato uno degli ultimi post pubblicati su X in occasione della festa di San Valentino: “Tesoro, con te tutto è come in una canzone: tra noi ci sono città, luci di decollo di aeroporti, tempeste di neve blu e migliaia di chilometri. Ma sento che sei vicino ogni secondo e ti amo sempre di più”.

Il post di Navalny

Yulia Navalnaya: “Dobbiamo combattere insieme il regime in Russia”

Parlando dal podio della conferenza della Sicurezza di Monaco, Yulia Navalnaya ha chiesto “all’intera comunità internazionale, a tutti i popoli del mondo” di unirsi “e combattere contro questo male. Dobbiamo combattere contro l’orribile regime della Russia di oggi. Questo regime, e Vladimir Putin, devono essere considerati responsabili personalmente per tutte le atrocità commesse nel nostro Paese”. 

Yulia Navalnaya a Monaco, Ap Photo-LaPresse

Navalnaya ha confessato al pubblico i suoi dubbi prima di prendere la parola. “Ho pensato per un po’, ho pensato ‘devo rimanere qui per fare il mio discorso davanti a voi o devo tornare dai miei figli?’ Ma poi mi sono chiesta: ‘cosa avrebbe fatto Alexey al mio posto?’ Sono sicura che lui sarebbe salito su questo palco”. 

Il testamento di Navalny: “Se dovessero uccidermi, non arrendetevi”

“Se dovessero uccidermi il mio messaggio è molto semplice: non arrendetevi”. A dirlo era stato proprio Navalny in un’intervista rilasciata nel 2022 per un documentario della Cnn. Parole che oggi suonano come un testamento spirituale. “Se decideranno di uccidermi – disse ancora il dissidente -, significa che siamo incredibilmente forti. Dobbiamo utilizzare questo potere, non arrenderci, ricordiamo che siamo una grande forza che è oppressa da queste cattive persone. Non ci rendiamo conto di quanto siamo forti. L’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che i buoni non facciano nulla. Per questo non rimanete inattivi”.

L’entourage: nessun commento. La madre: “Non voglio condoglianze”

L’avvocato dell’attivista, Leonid Solovyov, ha affermato di non voler commentare la notizia “per decisione della famiglia”. Solovyov ha aggiunto che solo mercoledì scorso il detenuto aveva incontrato uno dei suoi avvocati “e allora stava bene”. “Cerchiamo di capire cosa possa essere successo”, ha aggiunto il legale.

La portavoce dell’oppositore Kira Yarmish, in esilio all’estero da tempo, ha spiegato in un post che l’avvocato di Alexey è attualmente in viaggio per Kharp e l’entourage di Navalny non darà conferme della morte fin quando non verificheranno di persona. 

Il post della portavoce di Navalny

”Non voglio sentire condoglianze” ha detto invece alla Novaja Gazeta la madre del dissidente, aggiungendo di aver visto il figlio nella colonia penale il 12 febbraio. “Era vivo, sano, allegro”, ha dichiarato.

L’ultimo video di Navalny

Sui social intanto sta circolando un video che mostra il detenuto in carcere mentre parla con un giudice. Il filmato è stato pubblicato da Sota.vision, un media indipendente russo che già in passato ha sostenuto la causa di Navalny. Sarebbe stato girato solo un giorno fa, giovedì 15 febbraio. Così sembra suggerire anche la data che compare in alto a destra nelle immagini. 

“Ieri Navalny ha parlato in tribunale con un collegamento video. Sembrava in buona salute ed ha anche fatto delle battute”, scrive su X Anton Gerashchenko, consigliere del ministero ucraino dell’Interno. Nel video si vede Navalny in piedi dietro una grata. “Vostro onore, le mando il mio numero personale di conto bancario così mi può mandare il denaro dell’alto salario di un giudice federale, perché io non più soldi grazie alle sue decisioni”, dice l’oppositore di Putin scherzando con il giudice e le autorità presenti. 

Zelensky: “Ucciso da Putin”, Zakharova: “L’Occidente salta subito alle conclusioni”

Fioccano le reazioni. ”La Russia è responsabile della morte di Navalny” ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken affermando che qualora la notizia fosse confermata, “ciò dimostrerebbe la debolezza della Russia e il marciume nel cuore del suo regime”. Anche l’Europa punta il dito contro il Cremlino. “L’Ue ritiene il regime russo l’unico responsabile di questa tragica morte” scrive su X il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Navalny, si legge nel post, “ha combattuto per i valori della libertà e della democrazia. Per i suoi ideali, ha fatto l’estremo sacrificio. I combattenti muoiono. Ma la lotta per la libertà non finisce mai”. 

La morte di Alexey Navalny “in una prigione russa fa rabbrividire” scrive via social il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. Che prosegue: “Onore al più coerente oppositore del regime di Vladimir Putin. Il suo coraggio nella lotta per la libertà resta un esempio per tutti”. Per Giorgia Meloni, “la morte di Alexei Navalny, durante la sua detenzione, è un’altra triste pagina che ammonisce la comunità internazionale. Esprimiamo il nostro sentito cordoglio – dice la premier italiana – e ci auguriamo che su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza”. 

“Navalny è stato ucciso”, i commenti alla morte dell’oppositore di Putin

Il ministro degli Esteri italiano Tajani fa sapere di essere “colpito dalla morte di Alexey Navalny dopo anni di persecuzione in prigione, ci stringiamo alla sua famiglia e al popolo russo”, scrive. Zelensky non ha dubbi: Navalny “è stato ucciso da Putin, come migliaia di altri sono stati torturati. A Putin non importa chi muore, purché mantenga le sue posizioni”, ha aggiunto il presidente ucraino.

E ancora. “Qualsiasi cosa si pensi di Navalny come politico, è stato brutalmente assassinato dal Cremlino” scrive su X il presidente della Lettonia, Edgars Rinkevics. “Questo è un fatto ed è una cosa da sapere a proposito della vera natura dell’attuale regime russo”.

Anche il ministro degli esteri norvegese Barth Eide accusa Mosca che avrebbe “una pesante responsabilità” in quello che è successo. Per il direttore di Novaja Gazeta e vincitore del Premio Nobel per la pace 2021 Dmitry Muratov la morte del dissidente russo è “un omicidio”. “Dire ‘Navalny è morto’ è sbagliato” scrive su X il consigliere del ministero dell’Interno ucraino Anton Gerashchenko. “Navalny è stato ucciso da Putin è il modo giusto”. 

Dal blog alle proteste contro Putin

Ma chi era Alexei Navalny? Ex avvocato e in passato militante di destra, Navalny aveva iniziato a farsi conoscere nel 2007 con un apprezzato blog, dove dettagliava le sue accuse di corruzione contro il sistema di potere russo. A sostegno della sua crociata aveva comprato azioni in alcune delle principali società petrolifere e bancarie del Paese, in modo da poter intervenire nelle assemblee degli azionisti reclamando maggior trasparenza.

Negli anni era diventato il volto principale dell’opposizione russa a Vladimir Putin. Le sue accuse puntuali, il linguaggio breve e tagliente, oltre all’uso attento dei social lo hanno reso popolarissimo fra i giovani russi. L’etichetta di “partito dei ladri e degli imbroglioni” da lui appiccicata a Russia Unita, il partito di Putin, è diventata un modo di dire diffuso in tutto il paese. 

Le denunce contro gli oligarchi e la corsa a sindaco di Mosca

Navalny e il suo team hanno più volte puntato il dito Putin producendo video che sono diventati virali e che sono stati visti milioni di volte su YouTube, e nei quali denunciava lo stile di vita opulenta dell’élite russa.

L’attivista aveva poi realizzato un documentario sul tesoro immobiliare segreto del primo ministro Dmitri Medvedev che aveva ottenuto decine di milioni di visualizzazioni. Alle elezioni parlamentari del 2011, pur non candidandosi, era diventato uno dei protagonisti della protesta contro i brogli. Condannato a 15 giorni di carcere dopo la manifestazione di proteste del 5 dicembre era stato uno dei principali oratori della manifestazione del 24 dello stesso mese, a cui parteciparono oltre 120mila persone. 

Per l’oppositore di Putin è solo l’inizio di una lunga serie di processi. Nel 2013 viene condannato a cinque anni per corruzione in un processo dal sapore chiaramente politico. In attesa dell’appello, la condanna non gli impedisce di partecipare alle elezioni per il sindaco di Mosca, dove arriva secondo con il 27,2% dietro al candidato sostenuto dal Governo Sergei Sobyanin.

L’ultima condanna e il tentativo di avvelenamento in Germania

Alto, biondo, carismatico, Navalny era sposato con Yulia Navalnaya e i due hanno una figlia, Darya (Dasha), che studia negli Stati Uniti, e un figlio, Zakhar. Nel 2021 il Parlamento europeo gli ha assegnato, mentre lui era in prigione, il Premio Sacharov per la libertà d’espressione, premio che è stato ritirato da sua figlia Daria.

Solo ad agosto il 47enne era stato appena condannato per l’ennesima volta in Russia, questa volta con l’accusa di estremismo. Una pena di 19 anni che si è sommata agli altri 11 anni ricevuti in due condanne precedenti. In tutto gli sono stati comminati quindi 30 anni di reclusione per accuse che lui e i suoi sostenitori ritengono politicamente motivate.

Nell’agosto 2020, era stato avvelenato in Germania con una micidiale neurotossina che aveva fatto temere per la sua vita e per il quale l’Occidente sospetta i servizi segreti russi. In seguito all’avvelenamento ha trascorso mesi a riprendersi a Berlino ma una volta guarito ha deciso di tornare in patria, nonostante sapesse che sarebbe stato arrestato. E così è stato: al suo ritorno a Mosca nel gennaio 2021 è stato portato in una colonia penale di massima sicurezza, per aver violato i termini della libertà condizionale che gli era stata concessa in seguito a una condanna ricevuta nell’ambito del processo Yves Rocher del 2014, in cui era accusato di appropriazione indebita.

A marzo 2022 l’oppositore di Putin era stato poi condannato a nove anni per truffa e oltraggio alla corte, condanna confermata in appello. La giustizia russa aveva accusato Navalny di aver sottratto diversi milioni di rubli in donazioni alla sua organizzazione. Il “fondo anticorruzione” di Navalny (Fbk), la cui missione dichiarata è combattere contro l’arricchimento illecito degli alti funzionari russi, è stato vietato nel 2021 perché la magistratura ha considerato la sua attività “estremista”.

Fonte : Today