Einstein e la bomba, una storia prismatica e intensa

Einstein e la bomba, alternando filmati d’archivio e drammatizzazioni della vita di Albert Einstein, racconta non solo l’impatto del suo lavoro scientifico sul mondo ma si propone di delineare, attraverso lettere, discorsi e interviste, un ritratto commovente di uno dei più grandi pensatori del XX secolo. Abbinando sequenze della sua vita durante le due guerre mondiali, Einstein e la Bomba non è un semplice documentario, ma un’opera ibrida che combina immagini reali e ricostruzioni drammatiche per offrire una visione unica e coinvolgente della vita di Einstein. Il pubblico può così entrare in contatto con la sua storia in modo più emotivo e ravvicinato, apprezzando la personalità e il lavoro di Einstein.

Il risultato è una fotografia del suo rapporto ostile e sofferto con la sua terra natia, delle sue disillusioni politiche e prospettive utopiche, ed è un fermo immagine della sua fuga dalla Germania nazista prima di arrivare negli Stati Uniti, dove avrebbe aiutato a persuadere il presidente Franklin D. Roosevelt ad avviare un programma nucleare statunitense. Forse dentro Einstein, nascosto nelle campagne inglesi, isolato e determinato a orientare tutte le sue energie sulle transizioni atomiche, risuonavano le parole di Mefistofele del Faust di Goethe, di cui era profondamente appassionato, ovvero di quanto si è sempre parte di quella forza che eternamente vuole il Male ed eternamente opera il Bene. Non è un caso che, come viene mostrato nel documentario, fosse lo stesso fisico tedesco ad interrogarsi sul bene e sul male e di quanto percepisse se stesso al centro di un paradosso che lo incastrava nel suo ruolo di pacifista militante da un lato e di agente della dialettica storica dall’altro, proprio come Mefistofele era consapevole della sua funzione ambigua e contraddittoria, che lo rendeva al tempo stesso nemico e alleato di Dio.

Dal documentario a Christopher Nolan

Un paradosso che si intravede anche nel personaggio di Einstein ritratto nel film Oppenheimer di Christopher Nolan. In una delle scene centrali, Einstein si rivolge al giovane fisico approdato negli Stati Uniti, asserendo che la reazione a catena generata dai neutroni che si frantumano nel nucleo, rilasciando neutroni che si infrangono su altri nuclei, avrebbe condotto a un punto di non ritorno, a una forza esplosiva enorme. Una visione che avrebbe poi convinto lo stesso Einstein, come si osserva nel documentario, a firmare una lettera al presidente Roosevelt nel 1939, in cui lo esortava a finanziare le ricerche sulla fissione nucleare per anticipare i nazisti, che sospettava stessero lavorando a una bomba atomica.

Einstein, pur non partecipando direttamente al Progetto Manhattan, il programma segreto che portò alla costruzione delle prime bombe atomiche, guidato da Robert Oppenheimer, agì per motivi di sicurezza nazionale e di opposizione al regime di Hitler, non immaginando che la sua lettera avrebbe scatenato una corsa agli armamenti che avrebbe determinato la distruzione di Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Einstein pochi mesi prima di morire ammise: “Ho fatto un grande errore nella mia vita, quando ho firmato la lettera al presidente Roosevelt, raccomandandogli la costruzione della bomba atomica”.

Albert Einstein durante tutta la sua vita ospitò dentro di sé la sua perpendicolarità più politica, laddove scienza, etica, potere e responsabilità sono intrinsecamente collegati. Il documentario Netflix in questo senso racconta una storia prismatica, come prismatico è stato l’uomo, che vive di scritti, appunti, ricordi, riflessi, in cui Einstein persona si confonde e si specchia con il personaggio, e il racconto ci trasporta su vari livelli narrativi e temporali, così fedele alla realtà ma al contempo così ostile.

Fonte : Wired