Sono Jhed Tamano e Jonila Castro, sequestrate da agenti e militari a settembre con l’accusa di fiancheggiamento della guerriglia comunista. Per i giudici comprovate “violazioni” alla “vita, libertà e sicurezza”. Sotto la custodia della polizia minacciate anche di morte. L’accusa di affiliazione alla guerriglia sfruttata per silenziare voci critiche.
Milano (AsiaNews) – La Corte suprema delle Filippine ha emesso un ordine di tutela per due giovani attiviste per la salvaguardia ambientale, Jhed Tamano e Jonila Castro. Entrambe, come loro stesse e gruppi ecologisti hanno denunciato, sarebbero state sequestrate da polizia e militari a settembre e successivamente inserire nell’elenco di fiancheggiatori della guerriglia comunista.
L’ordine dei giudici fa riferimento a “violazioni accertate per la vita, la libertà e la sicurezza” ed è stato accolto con soddisfazione dal Kalikasan People’s Network for the Environment di cui le due fanno parte. Infatti, il provvedimento “stabilisce un precedente per la salvaguardia dei difensori dell’ambiente e assicura che sia fatta giustizia per coloro che hanno minacciato la loro incolumità”.
Le due ambientaliste devono anche sostenere l’accusa di diffamazione nei confronti di un alto ufficiale delle forze armate, che ritengono responsabile del loro sequestro. Accusa che Karapatan e altri influenti organizzazioni di difesa dei diritti umani nelle Filippine hanno chiesto al ministero della Giustizia di cancellare perché “falsa”. Una richiesta per ora negata dal ministero.
La vicenda che ha coinvolto Jhed Tamano e Jonila Castro era iniziata il 2 settembre 2023 con il sequestro da parte di uomini armati a Bataan, a nord di Manila. Nonostante le testimonianze del rapimento, il 12 settembre ne era stata annunciata la loro resa ai militari ed erano state presentate pubblicamente dalla National Task Force to end Local Communist Armed Conflict come ex combattenti della ribellione comunista. “La verità è che noi siamo state sequestrate dai militari a bordo di un furgone. Siamo state costrette a lasciarci catturare perché ci hanno minacciato di morte”, aveva dichiarato il 19 settembre Jonila Castro davanti a funzionari governativi, ufficiali dell’esercito e media.
Il coraggio delle due giovani era già stato lodato anche da International Coalition for Human Rights in the Philippines, subito dopo la conferenza stampa in cui avevano confutato le accuse e sottolineato il trattamento illegale loro riservato. “Le loro rivelazioni – spiega l’ong attivista in una nota – mostravano la narrativa contorta” che accompagna spesso azioni militari o degli enti preposti al contrasto di attività ritenute parte della ribellione comunista. Un fenomeno che interessa diverse aree del Paese ed è spesso pretesto per iniziative repressive verso critici del presidente, del governo o attivisti di vario impegno sociale.
Fonte : Asia