Whatsapp, presto potremo usarlo per chattare con altre app

In generale, l’idea alla base dell’interoperabilità è semplice: per mettersi in contatto con i propri amici o familiari non dovrebbe essere necessario sapere quale app di messaggistica usano, comunicando da un’app all’altra senza doverle scaricare entrambe. In un mondo ideale si potrebbe per esempio usare iMessage per chattare con una persona su Telegram. Ma per le app con milioni o miliardi di utenti realizzare tutto questo non è semplice: i servizi di messaggistica crittografati utilizzano configurazioni proprie, protocolli diversi e hanno standard specifici in materia di privacy.

Nonostante WhatsApp stia lavorando all’interoperabilità da più di un anno, ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che le chat di terze parti arrivino nelle app degli utenti. Le aziende di messaggistica che desiderano interagire con WhatsApp o Messenger dovranno prima firmare un accordo con Meta. Brouwer fa sapere che i dettagli completi del progetto saranno pubblicati a marzo; nel quadro delle regole europee, la società avrà poi diversi mesi per mettere in atto il piano.

Brouwer sostiene anche che Meta preferirebbe che altre app utilizzassero il protocollo di crittografia Signal su cui si basano i suoi sistemi. Oltre all’omonima app e alle piattaforme di messeggistica di Meta, il protocollo è usata anche da Google Messages e Skype.

Ma l’interoperabilità di WhatsApp avrà una certa dose di flessibilità. Se riusciranno a “dimostrare” di raggiungere gli standard di sicurezza indicati da WhatsApp, l’app di Meta consentirà infatti alle altre applicazioni di utilizzare protocolli di crittografia diversi. Secondo Brouwer, gli sviluppatori di terze parti avranno anche la possibilità di aggiungere un proxy tra le loro app e il server di WhatsApp, eliminando la necessità di utilizzare i protocolli client-server di WhatsApp, ma “aumentando anche i potenziali vettori di attacco“.

Finora non è chiaro quali aziende – sempre che ce ne siano – abbiano intenzione di collegare i propri servizi a WhatsApp. Wired US ha interpellato in merito 10 società che gestiscono servizi di messaggistica o chat, tra cui Google, Telegram, Viber e Signal. La maggior parte non ha risposto alla richiesta di commento, mentre quelle che lo hanno fatto – Snap e Discord – hanno detto di non avere nulla da aggiungere. Matthew Hodgson, il cofondatore di Matrix, un’organizzazione che sta costruendo uno standard open source per la crittografia e gestisce l’app di messaggistica Element, ha confermato che la sua azienda ha lavorato con WhatsApp sull’interoperabilità in modo “sperimentale“, senza però aggiungere altro per via di un accordo di non divulgazione. In una conferenza tenutasi a inizio mese, Hodgson ha mostrato architetture “ipotetiche” che Matrix potrebbe usare per connettersi ai sistemi di due gatekeeper che non utilizzano gli stessi protocolli di crittografia.

Dubbi e criticità

Nel frattempo, la portavoce dell’app di messaggistica svizzera Threema Julia Weis ha dichiarato che WhatsApp abbia contattato l’azienda per discutere dei suoi piani sull’interoperabilità, il sistema proposto non rispondeva agli standard di sicurezza e privacy del servizio. “Non abbiamo modo di sapere cosa succede effettivamente con i dati degli utenti che vengono trasferiti a WhatsApp, che dopotutto è closed source“, ha dichiarato la portavoce (va però sottolineato che nella sua informativa sulla privacy WhatsApp indica come utilizza i dati degli utenti).

Fonte : Wired