“Stop alla propaganda pro Israele”, manifestanti tentano di entrare in sede Rai

A Bologna manganellate di polizia e lancio di oggetti da parte dei manifestanti nei pressi della sede Rai regionale dove era in corso il presidio dei Giovani palestinesi dopo lo “stop al genocidio” del rapper Ghali al Festival di Sanremo e la presa di distanze della Rai durante la trasmissione di Mara Venier.

A Bologna la protesta contro la “censura” della tv pubblica

La tensione a Bologna era già alta dal pomeriggio quando un migliaio di manifestanti si sono radunati davanti al palazzo di via della Fiera per protestare contro la presa di posizione della TV pubblica sulla guerra tra Israele e Palestina, chiedendo di leggere integralmente un comunicato durante la messa in onda.

“Prendere la parola contro il negazionismo del genocidio in corso e la censura” della Rai nei confronti del rapper Ghali e il suo “stop al genocidio” detto durante la serata finale del Festival di Sanremo. Un appello da cui la rete aveva preso le distanze con un comunicato firmato dall’amministratore delegato Roberto Sergio letto durante la trasmissione DomenicaIn di Mara Venier.

All’avanzare dei manifestanti verso i cancelli la polizia ha reagito con una carica di alleggerimento. Proteste simili si sono tenute anche a Roma, Napoli, Milano e Torino.

Le ultime notizie dal Medio Oriente

Intanto non ci sono buone notizie dal Medio Oriente: Hamas ha respinto la proposta di accordi di Israele per il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti a Gaza in cambio della scarcerazione di 1.500 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. 

Il quotidiano britannico Guardian riferisce di un morto e otto feriti nell’assalto che le forze israeliane hanno condotto all’alba di oggi contro l’ospedale Al-Nasser di Khan Younis. Medici senza frontiere, che ha staff presente nella struttura, riferice di “un numero imprecisato di vittime e feriti”. Al Jazeera rilancia un filmato condiviso su Instagram dalla dottoressa Amira Al-Assouli, che mostra il momento in cui un carrarmato israeliano fa ingresso nella struttura e diffonde una cortina fumogena per nascondere i propri movimento.

Il conflitto sta mietendo vittime anche altrove: nel sud del Libano, secondo quanto riportato dai media, negli attacchi aerei condotti da Israele in questi giorni è rimasta uccisa una donna con i suoi due figli e una famiglia di nove persone, tra cui due bambini. Save the Children in una nota chiede “a tutte le parti il rispetto del diritto internazionale umanitario”, quindi tramite la direttrice in Libano Jennifer Moorehead, l’organizzazione ricorda che “dall’escalation del conflitto nella zona transfrontaliera nel sud del Libano si stima che più di 32mila bambini siano stati sfollati e le scuole continuano a essere chiuse nell’area”.

A Rafah intanto, ultima località definita “sicura” dalle forze israeliane nel sud della Striscia, dov’è confluita, secondo stime delle Nazioni Unite, l’85% della popolazione della Striscia, è iniziato l’esodo di civili per trovare un posto sicuro, dopo che il governo di Tel Aviv ha avviato attacchi aerei, annunciando un’imminente operazione di terra. Ma con le frontiere israeliana ed egiziana chiuse, come avverte il capo dell’agenzia Unrwa Philippe Lazzarini, per i civili “non esiste più nessun luogo sicuro dove fuggire”.

Fonte : Today