A Londra prosegue il processo contro Craig Wright, l’informatico australiano che sostiene di aver inventato i bitcoin. Per sette giorni, l’imputato è stato sottoposto a un controinterrogatorio presso l’Alta corte di giustizia del Regno Unito, in cui l’avvocato dell’accusa Jonathan Hough ha presentato a Wright una raffica di presunte anomalie che dimostrerebbero che l’uomo aveva falsificato o manipolato le prove a supporto della tesi secondo cui sarebbe il misterioso Satoshi Nakamoto, il creatore della criptovaluta. Wright ha contestato tutte le evidenze esibite in tribunale, adducendo una serie di giustificazioni che sono diventate via via più difficili da seguire.
Il processo
Wright è imputato in una causa intentata dalla Crypto Open Patent Alliance (Copa), un consorzio no-profit di aziende che si occupano di criptovalute e tecnologia. L’informatico australiano sostiene di essere Nakamoto dal 2016, e su questa base ha avviato una serie di azioni legali legate alla proprietà intellettuale della criptovaluta nel corso degli anni. Il Copa chiede al tribunale londinese di dichiarare che Wright non è la persona dietro ai bitcoin, in modo di impedirgli di dare il via ad altri procedimenti legali per intimidire gli sviluppatori che lavorano alla criptovaluta.
La sentenza avrà ripercussioni su altre tre cause intentate da Wright contro sviluppatori di bitcoin e altre parti, che potenzialmente potrebbe condizionare il futuro sviluppo del settore. Nel caso in cui dovesse vincere le cause, Wright sarebbe infatti libero di decidere chi può lavorare al codice dei bitcoin e le condizioni per utilizzare il sistema. “Agli occhi della legge, [Wright] sta chiedendo di avere il controllo finale sulla rete Bitcoin“, sostiene un rappresentante del Bitcoin Legal Defense Fund, un’organizzazione no-profit che sta finanziando la difesa degli sviluppatori in una delle cause avviate da Wright e ha chiesto di rimanere anonimo per paura di ritorsioni legali.
Il controinterrogatorio di Wright è iniziato il secondo giorno del processo. Lo scambio tra accusa e imputato è stato caratterizzato da una grande lentezza, dall’estrema complessità tecnica e da una tendenza disorientante alla digressione. Hough e Wright hanno discusso a lungo praticamente su ogni reperto presentato in aula. Si è parlato di file di schema, ambienti virtuali, plug-in, editing esadecimale e altri oscuri dettagli tecnici. L’obiettivo di Hough era far capire al giudice la portata della presunta campagna di falsificazione portata avanti da Wright, che dal canto suo ha cercato invece di dimostrare che anche la più improbabile serie di coincidenze ha in realtà una spiegazione logica.
Le strategie di accusa e difesa
La strategia del team legale del Copa è chiara: costringere Wright a rendere conto delle centinaia di indizi che puntano alla manipolazione o alla falsificazione delle prove a sostegno della sua tesi, evidenziati dall’esperto di analisi forense incaricato dal gruppo. “Più sono i casi di falsificazione o di frode che il Copa può imputare al dottor Wright, maggiore sarà l’impatto sulla sua difesa generale“, spiega James Marsden, socio dello studio legale Dentons.
Fonte : Wired