Prevedere in anticipo un infarto è una delle più grandi sfide della ricerca. Studi a lungo termine sono riusciti ad identificare i principali fattori di rischio stabili nel tempo (età, sesso, familiarità, fumo, alcol, sedentarietà, ecc), ma senza considerare la natura dinamica del periodo che precede un attacco cardiaco. Esistono, infatti, delle condizioni che attivano diversi processi biologici che favoriscono, nel breve periodo, un maggiore rischio di attacco cardiaco. Secondo una casistica tratta dalla letteratura scientifica, il rischio di infarto arriva, ad esempio, a raddoppiare nel mese successivo al divorzio, e aumenta di cinque volte nella settimana successiva alla diagnosi di cancro. Questo dimostra quanto sia importare sviluppare nuovi metodi che consentano di identificare questi processi biologici e riconoscere in tempo le persone che nel breve periodo subiranno un infarto.
Con questo obiettivo, i ricercatori dell’Università dell’Uppsala (Svezia), in collaborazione con altri ricercatori europei, hanno cercato di identificare i marcatori biologici indicativi di un imminente attacco cardiaco, e sviluppato un nuovo metodo di analisi in grado di prevedere un attacco di cuore entro sei mesi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Cardiovascolare Research.
Lo studio
I ricercatori hanno analizzato i campioni di sangue di 169.053 persone, di sei diverse coorti europee, senza precedenti malattie cardiovascolari. Ciononostane, nel giro di sei mesi, 420 partecipanti hanno avuto un attacco di cuore. Gli scienziati hanno così analizzato i campioni di sangue pre-infarto di questi individui, insieme ai quelli dei 1.598 partecipanti sani, e scoperto che nel sangue di coloro che hanno avuto un infarto c’erano livelli più alti di 48 proteine e 43 metaboliti. “L’elevata presenza di queste molecole – hanno spiegato gli autori -, se combinata con fattori di rischio come età, sesso e pressione arteriosa sistolica, è risultata un indicatore affidabile di aumentato rischio di infarto”.
Alla luce di ciò, hanno anche scoperto con grande sorpresa che l’esame del sangue standard è uno strumento sufficiente per prevederne il rischio di infarto. “Ci auguriamo – ha detto il Prof. Johan Sundström, che ha guidato lo studio – che questa scoperta apra la strada a un approccio più efficiente alla previsione dell’infarto, e aumenti la motivazione delle persone a seguire il trattamento preventivo o a condurre uno stile di vita sano, come smettere di fumare, ad esempio”.
Un algoritmo online prevede il rischio sei mesi prima
Un altro importante risultato di questa ricerca è lo sviluppo di un algoritmo online, accessibile quindi a tutti, che consente di valutare il rischio di infarto sei mesi prima che si verifichi. “Lo sviluppo di uno strumento del genere – ha sottolineato Sundström – era uno degli obiettivi del nostro studio, poiché sappiamo che le persone sono sempre poco motivate nel seguire trattamenti preventivi. Ma, se sai di poter scoprire in anticipo che hai un rischio maggiore di avere un infarto, forse ti sentirai più motivato a prevenirlo”.
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I prossimi passi
Il prossimo passo del team di ricerca sarà indagare ulteriormente le 90 molecole identificate, per comprendere meglio il loro ruolo nella prevenzione dell’infarto, e infine sviluppare nuove opzioni terapeutiche. Inoltre, i ricercatori hanno annunciato che presto inizieranno un nuovo studio per valutare l’efficacia dell’algoritmo online al fine di motivare le persone a seguire i trattamenti preventivi.
Fonte : Today