Festival da Sanremo via da… Sanremo? Appello Rai dei discografici
L’industria discografica mette in discussione Sanremo, secondo quanto riporta il Foglio. Non il Festival ma la sede dove si svolge la rassegna canora della musica italiana. Ipotesi: cambiare tutto o addirittura spostarlo?
“E’ una città che probabilmente pensa di poter vivere di rendita. Ma senza investimenti diventa sempre più fosforescente la distanza tra la modernità di un Festival di grande successo e l’obsolescenza di una città che non vuole crescere”, dice Enzo Mazza, il presidente della Fimi, la federazione delle major discografiche italiane, a il Foglio. “La Rai si è modernizzata. Noi discografici ci siamo modernizzati. E Sanremo è ancora lì con le facciate dei palazzi sbreccati, il treno veloce che però è lento”
E sulla stazione stazione dice che per “raggiungere i due – dico due – binari devi fare quattrocento metri e prendere due ascensori. Manco a New York”.
Mazza che nei giorni scorsi aveva promosso il modello Festival. “Dal nostro punto di vista, dunque questo festival è sicuramente un’ulteriore conferma della linea che Amadeus ha portato avanti negli anni: artisti giovani, che stanno in classifica, artisti che sono particolarmente vicini al mercato e che, quindi, hanno un immediato impatto anche nel rapporto con i fan e i consumatori”, le sue parole all’Adnkronos. Adesso, però, sottolinea il Ceo di Fimi, “si pone il problema della continuità” anche perché “da questo modello di Festival non si può tornare indietro. La stessa Rai lo vede nei numeri che riguardano anche il calo dell’età degli spettatori e il grande fenomeno che ruota intorno alla televisione. Parlo quindi del successo che il Festival sta avendo su tutti i canali anche digitali”.
Un risultato legato “al fatto che le case discografiche abbiano portato al Festival artisti che hanno un rapporto con il pubblico, vivono sui social media, vivono di streaming e di un contatto molto importante con la loro fanbase”. Questo ha mosso tantissimo un pubblico nuovo su cui la Rai deve fare i suoi calcoli in vista anche della scelta futura”. Il numero uno della Fimi, però, non fa nomi su un possibile candidato alla direzione artistica per il prossimo anno ma spiega: “penso si debba valutare e ragionare bene su tutto quello che è stato il modello del Festival di Amadeus e garantire una continuità. Appena possibile, quindi, bisogna affrontare il rapporto con l’industria per le nuove scelte artistiche e cercare ovviamente di costruire un evento che mantenga questa centralità della musica e degli artisti che sono protagonisti nel mercato musicale. E’ stata questa la grande innovazione di Amadeus”.
Il pubblico del festival, dunque, è cambiato: è più giovane, più social e vota. Ed è forse questo che ha creato il cortocircuito nella modalità di voto che ha visto poi Geolier arrivare al secondo posto nonostante il 60% al televoto. Sarà necessario rivedere il sistema? “Non c’è stato festival che non abbia avuto discussioni sul voto ma noi, come industria, guardiamo al successo che questi artisti hanno dopo”.
“Anche se non si vince il festival si può diventare il disco più venduto dell’anno o l’artista con il maggiore successo sulle piattaforme ed è quello conta. Gli artisti lo sanno ed è per questo che, sempre di più, scelgono di andare in gara” afferma Mazza ricordando che “in passato gli artisti che avevano successo e vendevano i dischi, non partecipavano al Festival perché temevano il flop oppure non condividevano la linea dei direttori artistici che era più prettamente legata a un prodotto televisivo”.
Fonte : Affari Italiani