I Green Day stanno facendo molte interviste per lanciare il loro nuovo album, Saviors uscito il 19 gennaio, ma inevitabilmente stanno parlando molto del trentesimo anniversario di Dookie uscito il 1 febbraio 1994 per l’etichetta Reprise Records, l’album che con 20 milioni di copie vendute in totale e il secondo posto in classifica in America ha rappresentato per la band di Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Trè Cool il salto dall’underground al successo. Per molti puristi del punk, Dookie è stato un tradimento. I Green Day venivano dalla scena underground e dal circuito indipendente del club Gilman Street 924 di Berkeley, ma hanno lasciato l’etichetta indipendente Lookout Records, ripulito il loro suono e creato un genere, il pop punk.
Il bassista dei Green Day Mike Dirnt ha affrontato la questione con sincerità: «Cosa avremmo dovuto fare? Mollare tutto e tornare a lavorare? Il mio lavoro era fare le consegne in furgone e cucinare hamburger, era la nostra unica opportunità. Però capisco che la gente ce l’abbia con noi: prima eravamo la loro band, poi siamo diventati la band di tutti». Tutto è cambiato il 1 agosto 1994 quando è uscito il secondo singolo, Basket Case, che si piazza per cinque settimane al primo posto della classifica Alternative di Billboard ma entra anche nella Top 10 della classifica Mainstream e va al numero sette in Inghilterra.
Nelle ultime interviste, Billie Joe Armstrong ha confessato che all’inizio Basket Case aveva un altro testo, che lui ha successivamente riscritto perché gli sembrava «Orribilmente imbarazzante». È una delle quattro canzoni che i Green Day registrano sul demo inviato al produttore Rob Cavallo, che li mette subito sotto contratto con la Reprise.
«Ho iniziato a scriverla nel 1993» ha detto Billie Joe Armstrong, «Avevo la melodia in testa, volevo fare una grande canzone d’amore romantica invece mi sono reso conto che era la peggior canzone d’amore di sempre». La struttura musicale di Basket Case è la stessa, ma le parole raccontano la relazione tra “Il mio amico Houston” e “Swanky”: ballando in strada, sotto le luci di periferia, sono caduti suk marciapiede senza farsi male, e sono soli” canta Billie Joe. «La verità è che ero sotto l’effetto di sostanze stupefacenti quando l’ho scritta» ha detto il cantante, «Quando mi è sceso l’effetto ho capito che era orribile». La soluzione è scrivere di qualcosa che conosceva bene e cioè l’ansia e gli attacchi di panico di cui soffre da quando è un adolescente: «L’unico modo che avevo per gestire questa cosa di cui non riuscivo a parlare con nessuno era scriverci una canzone sopra.
Ho voluto farmi forza da solo, mostrando a tutti le mie imperfezioni.
È stata la decisone migliore della mia carriera di cantautore».
Fonte : Virgin Radio