La pianista Veronica Rudian con l’album Il Viaggio (distribuito da ADA Music Italy) ci accompagna in un viaggio introspettivo attraverso i quattro elementi fondamentali della natura, con lo sguardo rivolto alla Luna, che da sempre regola i cicli vitali sulla Terra e, con affetto materno, veglia sul corso delle nostre vite. L’album abbraccia una varietà di stili musicali, spaziando dal pop alla musica celtica e dal classico al contemporaneo.
Veronica partiamo dall’album: come è nato e cosa rappresenta per te l’idea di viaggio? Un andare sempre o prevede un ritorno?
Un andare. Nasce per il rispetto che ho per la natura soprattutto negli ultimi anni, un rispetto anche simbolico ed esoterico, controllato dalla luna, che incide sui cicli vitali, è un simbolo magico. Credo negli elementi nell’etere. E’ un viaggio immaginario, fantastico attraverso la natura che nel mio viaggio è più pura. La mia forza è esprimermi con la musica.
Il tuo album è non solo ascolto artistico ma pure ascolto degli elementi della natura: per salvare il pianeta siamo impegnati in concreto o solo a parole?
Un po’ di impegno c’è, negli ultimi anni qualcosa si vede.
Il Viaggio ha avuto una gestazione breve per la complessità che racconti: la sintesi è una tua dote?
Molte volte non dormo, è come se cercassi di elaborare e dunque sfrutto il silenzio. Quando nasce un brano lo fermo sul cellulare poi lo elaboro.
L’album ha influenze jazz non definibili ma marcate: il jazz è melanconia, tu riesci a renderlo allegro. E’ il tuo modo di affrontare la musica?
L’album nasce per portare l’ascoltatore verso un mondo bello ma non manca la melanconia. In generale la musica deve essere allegria e positività.
Oggi si parla molto di world music: nelle tue composizioni c’è sì il jazz ma anche influenze nordiche e sfumature etniche. Credi che sia la contaminazione il futuro della musica?
Oggi la musica è troppo classificata, è bello mischiare i generi. Ascolto di tutto, sono partita dalla classica con gli studi ma il mio genere preferito, anche se può sembrare strano, è il metal. Faccio ascolti diversi rispetto alle composizioni che creo.
Se penso a un pianista moderno penso a te e Remo Anzovino. Ti chiedo se lo conosci e come definisci oggi la modernità?
La modernità la vedo nello stile innovativo. E’ modernità andare verso l’innovazione anche con un singolo strumento. Non lo conosco ma lo ascolterò.
L’ordine musicale corrisponde all’ordine nella vita oppure camera tua è confusione totale?
Sono del segno dei gemelli quindi sono confusionaria, ma anche nella musica c’è contaminazioni e dunque nel disordine c’è una sorta di coerenza.
Nel 2011 e nel 2014 hai lavorato a due colonne sonore. E’ un mondo che ti affascina?
Mi piace, leggendo una sceneggiatura già immagino i personaggi e li vesto di musica, li ricreo pensando a loro.
La tua passione per Bob Dylan: che pensi del suo modo di stravolgere le canzoni e che non ha ritirato il Nobel?
E’ sempre stato così per cui se cambia e storpia per me va bene. E’ un simbolo. Lo vidi in concerto al Festival Collisioni nel 2012.
Essere donna di mare quanto influenza e quanto limita la tua creatività?
Il mare è sempre una ispirazione importante, vado spesso sulla riva in inverno: è melanconico e romantico e mi fa pensare tanto. Poi i pensieri diventano musica.
Così mi puoi dire del nuovo singolo?
Sono io di fronte al mare che vedo i gabbiani volare liberi verso l’infinito e pure oltre. Immagino cosa possono vedere, il mio è sempre un viaggio con la mente.
So che sei socialmente impegnata in primis per l’ambiente. Sei coinvolta in qualche progetto?
Ho tenuto un concerto a Bordighera per raccogliere fondi per combattere la sclerosi. Ho fatto un concerto al Mei. Quando mi coinvolgono sono grata di farli.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Il primo maggio uscirà appunto un nuovo singolo (che ho ascoltato in anteprima ed è un altro intenso viaggio, ndr): affronto un altro genere, sarà diverso, racconto la mia confusione interiore.
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