Julian Assange è sempre più vicino all’estradizione negli Stati Uniti

La bocciatura ragioni dell’appello lascia solo un passo finale nei tribunali britannici: una volta lette e valutate le 20 pagine che condenseranno l’ultima, drammatica difesa di Assange, non vi saranno più ulteriori vie di appello a livello nazionale. Assange potrebbe ancora combattere l’estradizione presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, che lo scorso dicembre ha confermato di aver ricevuto una richiesta da Assange.

La salute che peggiora

Assange è detenuto da oltre quattro anni nella prigione di Belmarsh, a Londra, dove si trova dal 2019 dopo essere stato arrestato dalla polizia britannica. A fine aprile di quell’anno era stato espulso dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove aveva vissuto per sette anni come rifugiato politico, in seguito alla decisione del presidente ecuadoriano Lenin Moreno di revocargli l’asilo politico. Assange era stato quindi condannato a 50 settimane di carcere da un tribunale del Regno Unito per aver violato i termini della libertà su cauzione nel 2012.

Wikileaks e la famiglia Assange hanno scritto sui social e raccontato in pubblico che durante la permanenza a Belmarsh la salute di Assange è andata peggiorando e che lui ha perso tantissimo peso. Le 18 accuse legate alla pubblicazione da parte di WikiLeaks di documenti classificati sono il risultato di una fuga di informazioni da parte dell’ex analista dell’intelligence dell’esercito statunitense Chelsea Manning. Manning è stata condannata a 35 anni di prigione ma è stata rilasciata dopo che il presidente Barack Obama ha commutato la sua condanna nel 2017.

Anche in Italia ci si mobilita

In vista del voto dell’Alta Corte britannica, il mondo che solidarizza col giornalismo libero e anti-autoritario sta organizzando incontri, convegni, fiaccolate. In Italia, a Roma, presso il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, l’8 febbraio si è tenuto l’incontro Il Day X è arrivato. Presenti Beppe Giulietti di Articolo 21, Vittorio Di Trapani presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, la deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari, Amnesty International e i giornalisti Riccardo Iacona, Stefania Maurizi, Alberto Negri e Marco Tarquinio, tra gli altri. “Una occasione per lanciare, da parte dei colleghi del giornalista australiano, un appello per la libertà di stampa, seriamente minacciata in questo grave momento in tutto il mondo, Italia compresa”, si legge nel manifesto dell’iniziativa.

Fonte : Wired