Ogni anno nell’Unione europea 58 milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura, uno spreco alimentare che ha un valore di 132 miliardi di euro. A livello globale, la cifra dello spreco sale a 1,3 miliardi le tonnellate di cibo che viene buttato, una quantità enorme se si pensa che sul pianeta ci sono 850 milioni di persone che non ne hanno abbastanza. Fra gli obiettivi stabiliti nel Green deal europeo figurano anche quelli di riduzione dello spreco alimentare e lo scorso anno la Commissione ha presentato una proposta che, se approvata, prevede obiettivi vincolanti per gli Stati membri per la riduzione degli sprechi.
“Lo spreco alimentare è un aspetto importante soprattutto in Europa e nei Paesi occidentali. Fa male perché se da una lato si sprecano 131 chili di cibo pro capite, dall’altra parte abbiamo un aumento della povertà, non soltanto nelle popolazioni extra-europee ma all’interno della stessa Ue”, ha dichiarato l’eurodeputata dei Verdi Rosa D’Amato, che ha ospitato al Parlamento di Bruxelles l’evento “Le tecnologie che possono salvare dagli sprechi la filiera alimentare (e il Pianeta)”, organizzato da Competere.eu in collaborazione con Trane Technologies.
“Il problema dello spreco è complesso e si articola nel corso di tutte le fasi del sistema alimentare: dalla produzione al trasporto alla tavola, da ciò che concerne i costi energetici e idrici alle risorse impiegate in fase di distribuzione e conservazione”, ha sottolineato Pietro Paganini, presidente di Competere.eu, istituto che svolge analisi e attività di advocacy per promuovere il commercio globale e l’innovazione. “Educazione, riciclo ed efficienza tecnologica”, sono le tre parole chiave per affrontare il problema, ha spiegato parlando a margine dell’iniziativa. A suo avviso è necessario generare una “consapevolezza che derivi da programmi educativi e campagne di sensibilizzazione che possono diffondere un’ondata di conoscenza e promuovere un’inversione di rotta verso scelte più responsabili”. Ma ad aiutare in questo percorso c’è anche “la tecnologia, che consente di efficientare i sistemi distributivi e di imballaggio della ‘catena del freddo’ e gli strumenti di stoccaggio”.
Tecnologie anti spreco
In Europa ci sono diverse realtà che si stanno muovendo per sviluppare ed implementare nuove soluzioni che riducano gli sprechi. Protagonisti della lotta alla perdita alimentare sono le nuove tecnologie, come sensori che monitorano le condizioni in cui sono tenuti gli alimenti (come temperatura e umidità) oppure smart app “antispreco” che danno la possibilità di acquistare pacchi “misti” di cibo rimasti invenduti da piccoli rivenditori a fine giornata. Un progetto che mira a ridurre la perdita alimentare in fase di trasporto è Sisters. Finanziato da Horizon 2020, il programma europeo per la ricerca e l’innovazione. Questo progetto si propone di aiutare i trasportatori a monitorare le condizioni in cui trasportano gli alimenti, come temperatura e umidità, con l’obiettivo di ridurre drasticamente la perdita alimentare. “Sorprende che quasi il 30% del cibo prodotto venga perso o sprecato, soprattutto durante il trasporto”, ha affermato Claudio Zanframundo, presidente di Thermo King Emea, gruppo parte di Trane Technologies, che lavora sulla ‘catena del freddo’ per il trasporto e lo stoccaggio a temperatura controllata degli alimenti.
A Too Good To Go spetta il ruolo di leader nel settore delle app “antispreco”. Quando i negozi di alimentari si ritrovano con cibo in eccesso a fine giornata, propongono una “surprise box” sull’app, chiamata così perché la sua composizione dipende dagli avanzi del giorno, e i consumatori nelle vicinanze possono comprarla a un terzo del prezzo originale e andarla a ritirare di persona. Con Magic Parcel, invece, sono i produttori ad essere messi in contatto diretto coi consumatori per vendere a quest’ultimi i prodotti in eccesso e limitare così la perdita alimentare.
Le dimensioni del fenomeno
Secondo i dati Eurostat del 2023, ogni anno l’Ue genera oltre 58 milioni di tonnellate di sprechi alimentari (131 kg/abitante) con un valore di mercato stimato in 132 miliardi di euro. Dati alla mano, la maggior parte dello spreco, ben il 54%, avviene nelle case dei consumatori. L’Ue sta cercando di arginare questo fenomeno a partire dalla creazione di un quadro legislativo in linea con gli obiettivi climatici del Green deal. In una proposta della Commissione dello scorso anno, si prevede una riduzione del 10% a livello di trasformazione e produzione di alimenti, e del 30% (pro capite) complessivamente a livello di vendite al dettaglio e consumo (ristoranti, servizi di ristorazione e famiglie).
La proposta di Bruxelles prevede di occuparsi del fenomeno dello spreco alimentare, che avviene al livello della vendita al dettaglio e sulla tavola dei consumatori, ma non della perdita alimentare, che è ancora più problematica perché avviene nelle fasi di produzione e di trasporto degli alimenti, quindi a monte dello spreco. “È possibile incorrere in perdite di alimenti nel caso in cui siano superati i tempi programmati dalle imprese di trasporto per la consegna e lo scarico delle merci”, si legge in uno studio dell’Eprs, ente di ricerca del Parlamento europeo, e ancora che “durante il tragitto, possono verificarsi perdite o danni ai prodotti o agli imballaggi laddove le condizioni di trasporto siano inadeguate”, oppure che “i prodotti possono subire danni anche durante le operazioni di carico e scarico e di accatastamento”, senza contare il problema della “permanenza delle merci nei depositi” con modalità e condizioni non efficaci per il mantenimento degli alimenti.
Fonte : Today