Il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) lancia l’allarme per la diffusione in Ue del temibile batterio Klebsiella. Ne abbiamo già parlato: si tratta di un agente patogeno annoverato tra i così detti “superbatteri”, responsabile di vari tipi di infezioni, sia urinarie e che polmonari, che si è dimostrato sempre più resistente anche agli antibiotici dell’ultima classe, considerati i più efficaci in assoluto. Si tratta di un problema molto serio e spesso sottovalutato, almeno tra l’opinione pubblica.
Secondo le stime Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) l’antimicrobico-resistenza potrebbe causare entro il 2050 fino a 10 milioni di decessi all’anno nel mondo. Tra i patogeni più difficili da trattare, l’Oms ne invididua tre come prioritari: Acinetobacter, Pseudomonas ed Enterobacteriaceae. In quest’ultimo gruppo c’è anche la klebsiella pneumoniae.
Cosa dice il report dell’Ecdc
Dall’ultima valutazione rapida del rischio eseguita dall’Ecdc nel 2021, il numero di Paesi Ue che hanno rilevato la klebsiella pneumoniae (del tipo ‘hvKp St23’) è salito da 4 a 10 e il numero di casi segnalati all’Ecdc dai Paesi è aumentato da 12 a 143, in pratica più che decuplicato. Il quadro è stato tracciato dall’agenzia Ue in un aggiornamento della valutazione rapida del rischio su questa emergenza. “Un altro motivo di preoccupazione” evidenzia l’Ecdc, è che l’agente patogeno in questione “ha acquisito sempre più varietà di geni associati alla resistenza ai carbapenemi, antibiotici di ultima istanza utilizzati per le infezioni gravi”.
Si prevede, avvertono gli autori del documento, che la diffusione dell’hvKp resistente in ambienti sanitari “comporterà un aumento della morbilità e della mortalità” tra le popolazioni di pazienti vulnerabili in questi contesti. Il rischio di un’ulteriore diffusione tra le strutture sanitarie è “ritenuto elevato”, e l’Ecdc chiede che vengano messe in campo azioni di mitigazione. L’aumento dei casi, si legge nel report, “è motivo di preoccupazione a causa della gravità delle infezioni” provocate da questo batterio, “combinata con la loro resistenza agli antibiotici di ultima linea, che rende le infezioni difficili da trattare”, afferma Dominique Monnet, capo della sezione Resistenza antimicrobica e infezioni associate all’assistenza sanitaria dell’Ecdc.
In passato, i ceppi hvKp si trovavano principalmente in Asia, erano per lo più acquisiti in comunità e solo raramente resistenti agli antibiotici. Tuttavia, rapporti recenti indicano che il batterio si sta diffondendo anche nel vecchio continente. Urge dunque correre ai ripari. Secondo l’Ecdc servirebbe una raccolta di dati aggiuntivi sui casi (anche epidemiologici e sui fattori di rischio associati) per comprendere meglio la diffusione nazionale e le vie di trasmissione e per determinare la necessità di ulteriori misure di sorveglianza e controllo.
Fonte : Today