Jakarta al voto con Prabowo favorito e le polemiche (anche tra cattolici) su Jokowi

Domani il Paese sceglie il capo dello Stato e il suo vice. Anche gli ultimi sondaggi sanciscono il vantaggio netto del ministro della Difesa, affiancato da Gibran Rakabuming Raka, il figlio del presidente uscente. Una vigila segnata dalle parole del cardinale di Jakarta Suharyo sul “collasso” della democrazia e i richiami all’Antico Testamento. Le polemiche in rete, l’odio social e la maturità del Paese. 

Jakarta (AsiaNews) – Alla vigilia delle  elezioni presidenziali in programma domani, 14 febbraio, in Indonesia si apre un nuovo fronte di polemica, che nasce dalle parole – secondo alcuni critiche – del card. Ignatius Suharyo, arcivescovo di Jakarta, verso il presidente uscente Joko “Jokowi” Widodo. Al centro della controversia l’attacco rivolto da parte del mondo accademico al capo dello Stato, perché sotto la sua leadership il Paese avrebbe registrato un “collasso” della democrazia. In seguito alle accuse, alcune università e personalità del mondo accademico hanno denunciato (presunte) intimidazioni e attacchi provenienti dalle forze di polizia. 

Dalla battaglia sui diritti e libertà democratiche alle parole del porporato, ne è nata una polemica sui social tutta interna al mondo cattolico fra sostenitori e voci critiche verso l’uomo che per 10 anni ha guidato la nazione musulmana più popolosa al mondo. E se in passato, come avvenuto alle presidenziali 2019, l’elemento religioso – con manipolazioni per finalità elettorali – era risultato evidente per alimentare il fattore identitario e lo scontro fra i campi “moderato e fondamentalista”, oggi sembra prevalere l’attacco personale e la pratica diffamatoria. Per colpire il rivale politico o la fazione avversaria non si esita a rilanciare storie di malaffare o “mani sporche”, esponendo al pubblico anche “gli affari interni della famiglia” con metodi analoghi al “bullismo” che vengono condivisi e rilanciati sugli smartphone e i social network. 

Tuttavia, a dispetto della campagna di “odio” in rete fra rivali delle tre coppie di candidati, che ha inevitabilmente riguardato anche la campagna elettorale, non si sono registrati incidenti o episodi di sangue a conferma di una maggiore maturità conquistata dal Paese e dall’elettorato. In questa tornata elettorale racconta Hung, esperta di finanza originaria di sud Jakarta, “gli indonesiani non si sono fatti travolgere da un sentimento distruttivo” e gli scontri “si sono limitati al mondo virtuale”. 

Lo scontro che si è consumato all’interno del mondo cattolico, come dicevamo, ha riguardato le parole del card. Suharyo, secondo alcuni critiche verso Jokowi nel passaggio: “Qualsiasi potere può crollare” se non ascolta i rilievi “critici” espressi dai “cani da guardia della morale: il mondo accademico e altre figure di spicco”. AsiaNews ha contattato il porporato per un “chiarimento” e l’arcivescovo di Jakarta si è subito detto sorpreso per la vicenda. Egli, racconta, ha risposto “in modo spontaneo” a una domanda “inaspettata” sui rilievi del mondo accademico al presidente uscente, citando il Vecchio Testamento nel passaggio sul “crollo” dei regni ebraici del passato dovuti al mancato ascolto “dei rilievi manifestati dai profeti”. Queste parole, aggiunge, sono diventate occasione secondo alcuni per parlare di “attacco” della Chiesa cattolica alimentando la controversia fra “pro e contro Jokowi”. E trascinando nella partita anche i vescovi, alcuni dei quali avrebbero invece intrattenuto “incontri cordiali” con il leader uscente. 

In risposta alla polemica, la Conferenza episcopale indonesiana (Kwi) ha ribadito il profilo necessario a un futuro presidente: personalità integra; capace di valorizzare i principi della nazione, da Pancasila alla Costituzione del 1945 e diritti umani; proteggere gli interessi della nazione, non i guadagni personali; avere attenzione verso le persone più bisognose; mostrare rispetto per l’essere umano e le creature di Dio. Intanto anche gli ultimi sondaggi danno come vincente il duo formato dal gen. (ret) Prabowo Subianto, attuale ministro della Difesa, e Gibran Rakabuming Raka (figlio del presidente uscente). I due sono accreditati della maggioranza del 50% più uno dei votanti, superando le altre due coppie in lizza; inoltre, essi riceveranno almeno il 20% dei voti in 19 delle 38 province indonesiane. Per Franz Magnis-Suseno, filosofo gesuita ed esperto di moralità, le elezioni generali dovrebbero essere considerate uno strumento politico per evitare che i “cattivi” governino la nazione.

Fonte : Asia