Il racconto di Michele Misseri: “In campagna con una bottiglia di veleno, volevo togliermi la vita”

“Se mi fossi ammazzato Sarah avrebbe avuto giustizia”. A dirlo, in un’intervista andata in onda a ‘Far West’, la trasmissione condotta da Salvo Sottile su Rai3, è Michele Misseri, scarcerato domenica scorsa dopo aver finito di scontare la condanna per soppressione di cadavere nel processo per l’omicidio della nipote 15enne Sarah Scazzi avvenuto ad Avetrana, in provincia di Taranto, il 26 agosto del 2010.

Misseri continua a proclamarsi colpevole del delitto, per il quale sono state condannate la figlia Sabrina e la moglie Cosima. “Quel giorno – racconta – non stavo bene, avevo un dolore alla testa. Sul letto dormivano Sabrina e Cosima, Cosima aveva detto di non suonare al citofono”. 

“Sarah è scesa in garage – dice ancora il 69enne -, a me stava dando fastidio. Io l’ho presa di spalle, l’ho sollevata e lei mi ha dato un calcio all’indietro, mi ha preso nelle parti deboli. Mi è salito un caldo al cervello e l’ho stretta forte…”. Misseri racconta anche che quella notte, poco dopo il delitto, ha sognato la nipote Sarah che gli avrebbe sussurrato (in sogno): “Zio, ho freddo”.

L’uomo racconta anche di aver provato a suicidarsi prendendo “una bottiglia di veleno” e andando “in campagna per togliermi la vita due giorni prima che mi interrogassero” poi però ha pensato che se si fosse ucciso il corpo di Sarah non sarebbe stato mai trovato. “Però di recente ho pensato che forse ho sbagliato anche su questo” ha aggiunto. “Se mi fossi ammazzato, Sarah avrebbe avuto giustizia perché sono stato io. Mia moglie non avrebbe mai saputo perché l’avrei fatto e non sarebbe mai andata in carcere. Secondo me, ho sbagliato anche su questo”.

Fonte : Today