Sanremo, pagelle delle cover: Angelina da brividi, delusione Dargen

La musica italiana è tutta qui. I 30 Big, i loro ospiti, gli omaggi ai grandi del passato, le influenze più moderne. Il ritmo delle performance è serrato, ma lo spettacolo televisivo non ne risente, merito della perfetta complicità tra Amadeus e Lorella Cuccarini, molto più che una spalla. Un pilastro per cui è superfluo ogni giudizio. 10 – se proprio si deve – per questa signora del palcoscenico che anche in un’occasione così importante ha dimostrato di saperlo dominare sotto ogni punto di vista. Una certezza la sua presenza e un tandem vincente quello con il padrone di casa, senza contare la geniale incursione di Fiorello nei panni di un ballerino spagnolo e il ritorno dei Jalisse sul palco dell’Ariston, portati dallo showman insieme a Beppe Vessicchio, altro grande personaggio mitologico del Festival da dare in pasto al pubblico, soprattutto quello social

E nell’appuntamento con il repertorio musicale italiano è tornato in consolle Gigi D’Agostino, che da vero ‘capitano’ ha timonato la disco-nave verso lidi dance intramontabili. Altro momento da ricordare. Una maratona musicale di altissimo livello, che fa della serata delle cover non solo un cult di Sanremo ma uno dei migliori show della nostra tv. Unica nota imbarazzante la vittoria di Geolier. 

Sangiovanni con Aitana, 5
Sembra un’ospitata a Disney Channel. Farfalle in spagnolo è praticamente la sigla di una serie teen ma interpretata con l’energia che si potrebbe respirare in una Rsa. Ragazzi, se vi va eh…

Annalisa con La Rappresentante di Lista e il coro Artemia, 7 
Una sweet dreams in versione più dark che dance, con il coro dietro a dare un tocco quasi celestiale. Tanto di cappello per l’originalità del riarrangiamento, che ha fatto la differenza ed evitato lo scontato effetto disco a cui con un pezzo del genere si va facilmente incontro. Avviso ai nottambuli: occhio, Annalisa e Veronica Lucchesi che cantano insieme sono garanzia di sogni agitati, più che dolci. 

Rose Villain con Gianna Nannini, 8 
Queste due insieme sono l’America, se non fosse per più di qualche stonatura di Rose Villain. Surfano tra le hit di Gianna Nannini che bastano da sole per un voto alto. E la Gianna si riscatta dall’indimenticabile steccata del 2015 all’Ariston proprio sulle note di “Sei nell’anima”.

Gazzelle con Fulminacci, 8.5
Romantici e malinconici, portano sul palco un pezzo infallibile come “Notte prima degli esami”. E non falliscono neanche loro, anzi. Gazzelle sfoggia una vocalità pulita e impeccabile, Fulminacci regala un’interpretazione intensa e precisa. Fortuna che la matematica non è stata il mestiere di questi due gioiellini del nuovo cantautorato italiano.

The Kolors con Umberto Tozzi, 7.5
Un po’ falò in spiaggia un po’ pianobar. I The Kolors sfoggiano il super ospite e fanno centro. Il medley anni ’70 è perfetto, ma quasi tutto sulle spalle di Umberto Tozzi. Stash si limita a fare da spalla e visto il risultato meglio così. Fiordispino bravissimo anche nei panni di animatore del villagio turistico. 

Alfa con Roberto Vecchioni, 9
La presenza di Vecchioni è uno dei più bei regali al pubblico. La sua generosità nel fare un passo indietro e lasciar rappare l’intera strofa di questo capolavoro al giovanissimo Alfa è commovente. Poco più di tre minuti in cui la storia della musica abbraccia il nuovo e lo incoraggia a inseguire i propri sogni. E insieme a loro, stasera, abbiamo sognato tutti, a qualsiasi età.

Bnkr44 con Pino D’Angiò, 5
Una canzone memorabile completamente stravolta, a parte il ritornello. Il grande Pino D’Angiò risolleva la situazione con la sua solo presenza sul palco, accennando anche un balletto, ma loro sono insalvabili. 

Irama con Riccardo Cocciante, 9
Intensità a palate. Sempre più consapevoli dell’impossibilità per Irama di superare ormai gli 80 bpm, dopo questa esibizione aggiungiamo “meno male”. Questa è la sua cifra e accanto a un maestro come Cocciante, piano e voce, regala un’interpretazione di “Quando finisce un amore” straordinaria. Bravo. E pure figo.

Fiorella Mannoia con Francesco Gabbani, 8.5
Ed è subito Sanremo 2017. Primo e secondo posto insieme sul palco. Uno stupendo déjà vu (anche se Fiorella Mannoia inciampa su una parola del suo pezzo, “Che sia benedetta”, e non ricorda tutte le parole di “Occidentali’s Karma”, ma le si perdona tutto), che finisce con lo stesso inchino fatto da Gabbani 7 anni fa. Due canzoni rimaste nella storia del Festival. Idea bella e vincente. 

Santi Francesi con Skin, 8 
La voce di Skin, tra le più belle al mondo, canta l’Hallelujah di Cohen quasi con la mano sinistra ed è comunque inarrivabile. Alessandro De Santis riesce a starle dietro, anche se la differenza vocale è abissale. Una delle strofe un po’ troppo rivisitata, quasi stravolge il pezzo (se proprio bisogna trovare una pecca a questa performance).

Ricchi e Poveri con Paola e Chiara, 8
Eccola qui l’Italia tutta. L’incontro generazionale perfetto sulle note di “Sarà perché ti amo” e “Mamma Maria”. Le hit travolgenti e intramontabili, insieme all’energia contagiosa di Angela e Angelo, riscattano Paola e Chiara dalla non così eccezionale figura fatta in questi giorni alla conduzione del Prima Festival e consacrano i Ricchi e Poveri come le vere star di questo Sanremo. 

Ghali con Ratchopper, 6
Medley autocelebrativo che non aggiunge niente. Bello – e significativo – il suo omaggio a Toto Cotugno con “Italiano vero”, ma poteva dargli più spazio e non ‘usarlo’ semplicemente come finale di una narrazione acuta, bella, ma anche furba. 

Clara e Ivana Spagna, 6 
Scuola di canto e vocalizzi tra insegnante e allieva, che se continua così potrebbe quasi superare la maestra. Tecnicamente ineccepibili, ma emotivamente poco incisive. Rileggendo le pagelle domani le avremo già dimenticate. 

Loredana Bertè, 7 
Anima rock senza età, eterna e divina. Stupendo l’omaggio a Tenco, con un potente riarrangiamento di “Ragazzo mio”. Performance semplice e schietta, sul palco solo voce e chitarra. La voce però è di Loredana Bertè, tra le più graffianti della musica italiana che anche stasera si inchina a una indiscussa Queen.

Geolier con Guè, Luchè e Gigi D’Alessio, 6.5
Uè. Così, per aggiungere un altro accento. Un ‘threesome rap’ seguito da un duetto melodico con Gigi, breve ma di forte impatto, che valorizza la vocalità di Geolier sempre a rischio di passare in secondo piano rispetto ai suoi testi. Una minestra partenopea che conquista, ma meno di una pasta patate e provola. 

Angelina Mango con il quartetto d’archi dell’Orchestra di Roma, 10
Buca lo schermo e qualsiasi altro filtro con la voce e l’emozione, che traspare tutta ma non la tradisce. Questa versione de “La rondine” è anche più bella di quella del papà, per tre minuti su quel palco accanto a lei. È l’esibizione più intensa e toccante di tutte. 

Alessandra Amoroso con Bomdabash, 7
Prove generali per il prossimo tormentone estivo. Alessandra Amoroso con i Bomdabash va sul sicuro e oltre a far ballare l’Ariston si diverte e fa divertire. Perfetto il susseguirsi dei brani, tutti d’un fiato. Energia salentina pura. 

Dargen D’Amico con Babelnova Orchestra, 4
L’omaggio a Ennio Morricone è tutto nelle mani dell’orchestra e tutt’al più della giacca con le note musicali indossata da Dargen D’Amico, che fuori dal suo seminato quasi scompare vocalmente. “Dove si balla” riarrangiata in quel modo non lo salva da una performance scarsa e senza senso. 

Mahmood con i Tenores di Bitti, 8
Un omaggio originale e intenso a Lucio Dalla. Il coro dei tenori all’inizio è spiazzante e un po’ troppo “Barbagia style”, poi la voce calda di Mahmood prende il sopravvento ma senza snaturare un pezzo intoccabile come “Com’è profondo il mare”. Rivisitazione importante ma rispettosa, che lascia spazio per qualche secondo proprio alla voce di Dalla. Emozionante.

Mr Rain e Gemelli Diversi, 5
Momento millenials. I Gemelli Diversi sembrano usciti dall’armadio direttamente dal 2002 e cantano con Mr Rain “Mary”, canzone cult per un’intera generazione. Niente di memorabile, performance piatta e priva di particolare appeal. La scelta di esibirsi sul palco con le farfalle olimpiche, dopo la denuncia di appena un anno fa di abusi e violenze che avrebbero portato alcune di loro a soffrire di disturbi alimentari, non era forse proprio la migliore da fare visto il tema del pezzo. 

Negramaro con Malika Ayane, 8
In pochi riuscirebbero a dare a “La canzone del sole”, in tutta la sua semplicità, una forma aulica con la sola modulazione della voce. Due sono Giuliano Sangiorgi e Malika Ayane. Maestrìa.   

Emma e Bresh, 6
L’usato sicuro che funziona sempre. Il medley di Tiziano Ferro è il momento karaoke della serata, con giusto un pizzico di autotune. 

Il Volo con con Stef Burns, 8
Prendere “Who wants to live forever” e trasformarla in un pezzo a metà strada fra il rock puro e il bel canto è un azzardo, ma il risultato è da standing ovation. L’assolo di Stef Burns è una botta ormonale che meriterebbe una classifica a parte. 

Diodato con Jack Savoretti, 8.5
Poetica interpretazione di “Amore che vieni, amore che vai”. La voce di Diodato si sposa perfettamente con quella di Jack Savoretti. Insieme si emozionano ma si divertono anche a mischiare il loro talento in questa canzone d’autore. Brividi dall’inizio alla fine. Fabrizio De Andrè si alzerebbe in piedi. 

La Sad con Donatella Rettore, 3
Povera Donatella Rettore. Il vero punk distrutto da una carnevalata. 

Il Tre con Fabrizio Moro, 7
La voce di Fabrizio Moro è inarrivabile, ma l’intensità de Il Tre e il loro feeling sul palco è toccante. Medley ben fatto. 

BigMama con Gaia, La Niña e Sissi, 9
La risposta femminile all’ammucchiata partenopea di Geolier, ma qui non c’è solo il rap napoletano. “Lady Marmalade” in versione fetish, snocciolata tra falsetti e acuti pazzeschi, è la performance più esplosiva della serata. Puro show. 

Maninni con Ermal Meta, 6
Un’altra canzone vincitrice di Sanremo. Belli i tamburi sul palco, ma sono l’unico plus a un arrangiamento rimasto pressoché identico di “Non mi avete fatto niente”. Performance pulita. 

Fred De Palma con gli Eiffel 65, 7
Fred De Palma esce dall’anonimato di questo Festival grazie alle hit degli Eiffel 65, cantate in un medley travolgente. Finalmente a suo agio, regala un divertente freestyle a tema Sanremo dove non manca nessuno, neanche Sinner. A vederlo così poteva partecipare direttamente con loro. Bentrovato!

Renga e Nek, 6.5
Loro si cantano a vicenda, senza ospiti. ‘Mitomania’ apprezzatissima considerando le hit del loro medley. Due veterani che, piaccia o meno, hanno fatto la storia pop degli ultimi 25 anni (sanremesi e non). Stasera, iconici. 

Fonte : Today