Meno italiani degli altri: il voto (ancora) negato per 5 milioni di fuorisede

I fuori sede non potranno votare neanche alle prossime elezioni europee del 2024. In Italia, chi abita lontano dal comune di residenza non ha diritto di voto: questo problema si prolunga di elezione in elezione dal 2 giugno 1946, da quando esiste la Repubblica, e ancora non trova soluzione. La platea degli elettori coinvolti è considerevole e i diritti costituzionali negati sono vari. Perché è così difficile permettere ai fuori sede di votare? Lo squilibrio è evidente: in Europa solo Italia e due isole, Malta e Cipro, non consentono il voto fuori sede. La protesta è arrivata fino a Sanremo con la campagna di The Good Lobby mentre l’ultimo di una lunga serie di disegni legge per porre rimedio alla questione è arenato al Senato. Sul tema, i senatori di Fratelli d’Italia hanno dato delle speranze, ma se anche questa proposta non passerà il rischio è che per l’ennesima elezione i fuori sede non potranno votare, gonfiando i numeri dell’astensionismo.

Quanti sono i fuorisede che non possono votare: l’astensionismo gonfiato

Una notevole porzione di elettorato non può partecipare alla vita democratica del paese. Secondo il “Libro bianco sull’astensionismo”, un rapporto redatto da una commissione di esperti istituita durante il governo Draghi, in Italia ci sono circa 4,9 milioni di elettori fuori sede. Vuol dire che queste persone svolgono la propria attività lavorativa o studiano in luoghi diversi dal proprio comune di residenza. Stiamo parlando del 10,5 per cento del corpo elettorale. Di questi, quasi 2 milioni impiegherebbero oltre 4 ore, tra andata e ritorno, per tornare nella propria residenza e votare. 

Tabella coi numeri sul voto fuori sede in Italia, regione per regione

Le regioni del Mezzogiorno sono le più colpite, dove più di 1,6 milioni di persone non sono più nel loro comune di residenza per motivi di studio o lavoro. E il sud Italia costituisce oltre un terzo degli aventi diritto. Con milioni di elettori impossibilitati a votare le percentuali di astensionismo continuano a salire. Immaginando che tutte queste persone avrebbero avuto la possibilità di votare, alle ultime elezioni del 2022 avremmo abbassato di oltre 4 punti la percentuale di astenuti. Proprio le precedenti elezioni del 25 settembre 2022 hanno registrato la più bassa affluenza di sempre, ma c’è un nuovo record negativo a ogni elezione: si vede chiaramente dall’andamento del grafico sotto realizzato da Openpolis.

Grafico sull'andamento dell'affluenza alle elezioni in Italia

Come si vota fuorisede in Europa: il confronto con l’Italia

In Europa, soltanto Italia e due isole, Malta e Cipro non permettono ai fuori sede di votare in un luogo diverso dal comune di residenza. Le soluzioni all’estero sono diverse. Ci sono paesi che non prevedono il voto per corrispondenza preferendo il voto anticipato presidiato, il voto in un seggio diverso da quello di residenza o il voto per delega.

Grafico sul confronto tra Italia ed Europa sul voto fuori sede

Ad esempio, in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svizzera si può votare per delega, dando la possibilità all’elettore che non può recarsi al proprio seggio nel giorno delle elezioni di delegare un altro elettore per esprimere il voto per suo conto e in suo nome. In Australia, Austria, Belgio, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera, invece, è previsto il voto per corrispondenza. In dieci di questi Paesi questa modalità di voto riguarda sia gli elettori residenti nel territorio nazionale sia quelli residenti all’estero, mentre in cinque Paesi è riconosciuta esclusivamente ai residenti all’estero (Belgio, Francia, Norvegia, Paesi Bassi e Portogallo), proprio come avviene in Italia.

L’ultima speranza per il voto fuorisede, The Good Lobby: “Il tempo c’è, manca la volontà”

Negli anni sono nati diversi disegni di legge per dare la possibilità di voto ai fuori sede, tutti naufragati al Parlamento con varie motivazioni. L’ultimo è un disegno di legge poi cambiato in una legge di delega che impegna il governo ad adottare i decreti legislativi necessari entro un anno e mezzo. Ma manca ancora l’approvazione del Senato. 

Secondo il testo, sarà possibile votare fuori dal proprio comune di residenza “in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura”. Senatori di Fratelli d’Italia hanno dichiarato di essere “pronti a presentare una proposta sperimentale agli alleati della maggioranza e al governo che permetta già per le prossime elezioni europee agli studenti fuori sede di esercitare il proprio diritto di voto. Questo permetterà agli universitari e alle loro famiglie di non caricarsi di ulteriori costi di viaggio per esercitare un sacrosanto diritto, sanando un vulnus che ormai si trascina da troppo tempo”.

L’organizzazione no profit “The Good Lobby”, insieme a Will, FantaSanremo e alla “Rete Votosanodalontano” ha protestato davanti al Senato con dei cartelli che indicavano il countdown alla possibilità dii far passare la legge in tempi utili per le elezioni europee del 2024, ma Questura e Digos hanno spostato la manifestazione lontano da Palazzo Madama. Ora la protesta è arrivata a Sanremo.

“La legge sta andando avanti, siamo stati sentiti in audizione e ci hanno detto che i tempi ci sono ancora, anche se stretti. Speriamo di riuscire a convincerli. Le modalità di voto le conosciamo perché tutta Europa lo fa già: devono solo applicarle senza ulteriori perdite di tempo. Siamo contenti delle dichiarazioni di Fratelli d’Italia ma ora devono metterle in pratica. Festeggeremo quando 5 milioni di persone in più potranno votare alle europee di giugno”, ha detto a Today.it Fabio Rotondo policy officer di The Good Lobby e coordinatore della campagna sul voto fuori sede.

Come i fuorisede potrebbero votare alle prossime elezioni europee 2024

Nel testo trasmesso al Senato che eliminerebbe il problema del voto fuori sede si legge che il Parlamento impegna il governo a “garantire l’esercizio del diritto di voto degli elettori che, per motivi di studio, lavoro, cure mediche o prestazione di assistenza in qualità di caregiver familiare si trovano in un comune situato in una regione diversa da quella del comune di residenza in occasione dello svolgimento di consultazioni referendarie ed europee”. 

In riferimento alle elezioni europee viene prevista la possibilità di voto fuori sede per “gli elettori che (…) si trovano, per un periodo di almeno tre mesi, nell’ambito del territorio nazionale, in una regione diversa da quella del comune di residenza”, in “sezioni speciali, a tal fine istituite in ogni capoluogo di regione”. Il governo dovrà fissar termini e modalità per la presentazione delle richieste per accedere al voto “anche in via telematica”.

In più, la legge delega vorrebbe chiede al governo di “rimodulare” le tariffe agevolate dagli enti e dalle società che gestiscono i servizi di trasporto per gli elettori residenti in Italia e all’estero che devono recarsi a votare nei rispettivi comuni di iscrizione elettorale. La legge eliminerebbe una stortura segnalata più volte nell’ordinamento italiano. Oltre alla dimensione del fenomeno c’è infatti da considerare anche quella giuridica: negare la possibilità di voto a dei cittadini vuol dire violare diritti espressamente previsti dalla Costituzione.

“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. (art. 3 della Costituzione)

Secondo la Costituzione la rimozione di qualsiasi elemento che ostacola la vita democratica dovrebbe essere di competenza dello Stato, che però non è ancora riuscito a trovare delle soluzioni per dare ai fuori sede la possibilità di votare.

Fonte : Today