Per 300mila nuovi italiani è Capodanno: così si festeggia l’anno del Drago

“Questo sarà l’anno del Drago, ma mio padre mi ha sempre detto che nascere nel segno di un animale potente non fa di te una persona forte”. Jada Bai ha la voce allegra di chi non riesce a nascondere la gioia per il Capodanno lunare, la festa più importante del calendario cinese. Anche lei, cresciuta in Italia da genitori cinesi e con una lunga esperienza alle spalle nella mediazione culturale e nell’insegnamento della lingua cinese nelle università italiane, si prepara all’arrivo del 10 febbraio, giorno in cui nel 2024 inizia l’anno del Drago, considerato simbolo di potere, vitalità e buona fortuna nello zodiaco cinese. Attenzione però. Il drago cinese non ha alcun rapporto con quello occidentale, che “sputa fuoco” e che associano a crudeltà e distruzione.

Questo perché la Cina, come alcuni Paesi asiatici, segue il calendario lunisolare, nel quale i mesi iniziano in corrispondenza di ogni novilunio, ed è quindi diverso da quello gregoriano. Per questo, il Capodanno lunare non ha una cadenza fissa o precisa, ma può variare di 20/29 giorni tra fine gennaio e fine febbraio. Anche qui in Italia, la festa è attesa da tutti, dopo decenni di non facile integrazione per la comunità cinese che conta quasi 300mila “lungo soggiornanti”,  terza per numero di presenze tra le collettività non comunitarie. In numerose città italiane che ospitano la diaspora cinese, come Milano, Roma, Venezia, Prato e Napoli, si organizzano la tradizionale parata del Drago e dei leoni e molte sfilate con figuranti in costumi di età imperiale. Le celebrazioni si svolgeranno in contemporanea non solo in Cina ma in alcuni Paesi dell’Asia orientale e nelle comunità delle diaspore asiatiche nel mondo. 

Festeggiamento del Capodanno cinese a Milano nel 2023 (LaPresse)

Quando il Capodanno lunare non veniva celebrato

Ma non sempre è stato così. A cavallo tra gli anni 80 e 90, la comunità cinese in Italia non festeggiava il Capodanno lunare. “Non perché non ci fosse la volontà – spiega a Today.it Jada Bai – ma perché i tempi della vita qui non corrispondono a quelli in Cina: la festa cade in un periodo in cui le attività commerciali o industriali italiane erano a pieno regime”. Allora, i lavoratori cinesi in Italia, generalmente ristoratori o terzisti, non potevano permettersi di non lavorare in un periodo cruciale per le attività italiane, come San Valentino o Carnevale. Da qui il ricorso al pragmatismo. “Festeggiavamo il 25 dicembre, il giorno di Natale, quando i locali erano vuoti e le aziende chiuse”, racconta la docente di lingua cinese, spiegando che in quegli anni la diaspora cinese in Italia non aveva sufficienti disponibilità economiche per concedersi qualche giorno di stop al lavoro. “Adesso, molte famiglie hanno avuto successo nel proprio progetto migratorio. Molti membri della seconda generazione, come me, rivitalizzano quegli elementi di ‘cinesità’ in Italia, costringendo genitori e nonni a festeggiare il Capodanno Lunare”. Quindi, racconta Bai, l’impulso dei festeggiamenti è partito dai discendenti cinesi, sebbene non conoscano molte usanze del Capodanno.

Tra piatti regionali e tradizioni

Si celebra così l’arrivo del nuovo anno con i parenti, insieme ai quali ci si riunisce attorno a una tavola (solitamente rotonda) imbandita con abbondanti leccornie della tradizione culturale cinese. Immancabili alcuni piatti benaugurati come quelli di pesce, il cui nome in cinese si pronuncia come la parola “abbondanza”. Non mancano nemmeno i ravioli e i frutti di mare (a seconda delle tradizioni culinaria che varia nelle diverse province) o gli gnocchi di riso, i “niangao” (anno alto), che sono di auspicio nella crescita in ricchezza e successo. Altri protagonisti della festa sono le decorazioni con i caratteri di “fortuna”, le “hongbao”, le buste rosse contenenti banconote che vengono regalate a parenti e amici, e il lungo gala di Capodanno.

Oltre ad addobbare casa, è usanza pulire la propria abitazione in modo da scacciare i residui del passato e accogliere al meglio il nuovo anno. Il rosso resta il colore della tradizione. Leggenda vuole che Nian, una creatura feroce che appare solo una volta l’anno per cibarsi degli esseri umani, venisse allontanato dai rumori forti e il colore rosso, di cui aveva terrore. Per questo ancora oggi durante il Capodanno lunare è usanza sparare fuochi d’artificio o indossare abiti di colore rosso. “A ogni Capodanno lunare regaliamo i ‘bi xie’, un braccialetto rosso ‘scaccia sfortuna’. Perché in Cina non esiste la concezione di attirare la fortuna, ma di allontanare gli spiriti maligni, che arrivano prima o poi”, racconta la mediatrice culturale.

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Le difficoltà dei sinodiscendenti

“Ma non è facile festeggiare una festa che molto spesso non si è mai festeggiata in Cina: molti sinodiscendenti hanno avuto poche se non rare occasioni di celebrare l’anno lunare nel Paese di origine dei propri genitori”, afferma Bai. E questo perché in precedenza molte famiglie cinesi non avevano le risorse economiche per trascorrere 15 giorni in Cina per celebrare una festività che è comunque sentitissima. “È un desiderio vivo in tanti di cinesi di seconda generazione, ma non è la priorità festeggiare il Capodanno in Cina, anche se ovviamente dipende dai legami familiari ancora esistenti e forti con i parenti cinesi. Ma la nostra vita è qui in Italia”.

Ci sono ovviamente delle assonanze con il periodo delle festività natalizie, considerato un momento di grande aggregazione, con amici e parenti. I festeggiamenti del Capodanno lunare possono contribuire a un maggiore dialogo e comprensione della comunità cinese in Italia. “Molto spesso si associa il cinese che cresce e vive in Italia a quello che è della Cina”, precisa Bai evidenziando quanto sia necessario fare la distinzione tra Cina come paese e Cina come eredità culturale. Una mancata distinzione “impedisce alle persone di scegliere una strada: se qualcuno continua a pensarmi come cinese, mi preclude la possibilità di diventare ed essere italiana. E porta l’Italia a non essere multiculturale”. 

Fonte : Today