Per far scattare e rendere operativo il bonus mamme lavoratrici con almeno due figli a carico sarà necessaria un’autodichiarazione. In questa circolare, l’Inps ha chiarito e definito le modalità per inoltrare la richiesta per la misura di supporto economico introdotta nell’ultima legge di bilancio. L’agevolazione pensata per sostenere la natalità e, più in particolare, le famiglie numerose, consiste in un’esenzione contributiva per le madri che svolgono un lavoro dipendente a tempo indeterminato nel settore pubblico o privato, anche part-time. La misura, quindi, taglia fuori i rapporti di lavoro domestico, autonomo o a tempo determinato. Sono escluse inoltre le pensionate, le collaboratrici occasionali e le disoccupate.
Bonus mamme fino a 250 euro al mese: l’autodichiarazione e i controlli dell’Inps
Secondo la circolare dell’Inps, le lavoratrici interessate al bonus devono comunicare al datore di lavoro la volontà di avvalersi dell’esonero contributivo indicando nell’autodichiarazione il numero dei figli a carico e i relativi codici fiscali. A quel punto il datore di lavoro potrà inserire la richiesta di esonero nella denuncia retributiva. Spetta poi all’Inps verificare l’esistenza del requisito, con dei controlli per risalire ai codici fiscali dei figli a carico.
Nel dettaglio, il bonus mamme rappresenta una decontribuzione del 9,19% dello stipendio complessivo, corrispondente alla quota che la lavoratrice dovrebbe versare per il contributo “Ivs” nel settore privato e il contributo “Fap” in quello pubblico. Il primo si chiama anche contributo “infortuni e vecchiaia” per i lavoratori subordinati, ed è un pilastro della previdenza sociale in Italia: è, in sostanza, una somma di denaro che viene trattenuta automaticamente dallo stipendio mensile del lavoratore dipendente e versata all’Inps. Fap, invece, è l’acronimo di “fondo adeguamento pensioni”, la cui voce in busta paga indica l’ammontare della fonte di pagamento prevista per la futura pensione del dipendente.
Tecnicismi a parte, l’esonero contributivo può coprire fino a 250 euro al mese – tremila euro all’anno al massimo – e viene calcolato in base alla retribuzione. Per le madri con almeno tre figli a carico il bonus si estende per un periodo che va dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026. Tra i requisiti per accedere all’agevolazione c’è l’età del figlio più giovane, che deve essere inferiore ai 18 anni. In via sperimentale, il bonus è esteso nell’anno in corso anche alle madri lavoratrici con due figli a carico. In questo caso, il più giovane deve avere un’età inferiore ai 10 anni. Sono escluse invece le madri di un solo figlio, anche se disabile. Nel caso di rapporti di lavoro avviati o conclusi nel mese, la soglia dell’esonero deve essere ricalcolata.
Il governo Meloni ha stanziato 450 milioni di euro per questo incentivo. La relazione tecnica alla legge di bilancio 2024 stima che siano circa 800mila le donne interessate dalla misura. Nel settore privato le mamme lavoratrici con due figli, di cui uno sotto i 10 anni, sono circa 571mila, mentre quelle con tre o più figli di cui uno minorenne sono 111mila. A queste vanno aggiunte le mamme lavoratrici dipendenti del settore pubblico, pari a un quinto di quelle del settore privato.
Fonte : Today