“Mio figlio ha lasciato disposizioni testamentarie. Con una mano sul cuore, mi rivolgo alle autorità e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: noi vogliamo solo, e sottolineo solo, rivendicare un nostro diritto. Il suo desiderio era diventare padre, fatecelo esaudire”. A lanciare l’appello, è Sandra Becattini, madre di Matteo, 28enne di Diacceto deceduto a soli 28 anni a causa di un tumore, che dal 2020 a oggi sta portando avanti una battaglia contro la Asl di Firenze Careggi.
La storia di Matteo
Nel febbraio del 2019, Matteo, 28enne diplomato anni prima come perito tecnico all’Iti Leonardo da Vinci e responsabile tecnico di un’azienda di Firenze, dopo lunghe analisi scopre di avere un linfoma addominale.
“Prima di iniziare la chemioterapia – spiega Becattini – gli venne consigliato, come da protocollo, di depositare il suo liquido seminale perché con queste cure avrebbe potuto diventare sterile. E lo ha fatto all’ospedale Careggi di Firenze. Il suo sogno era di realizzare il matrimonio con la sua amata Caterina e successivamente avere un figlio”.
Il matrimonio con la compagna, con cui stava da quasi 10 anni, era fissato per il luglio del 2020. “Purtroppo non è stato possibile – prosegue la madre – perché nell’ottobre del 2019 è venuto a mancare. E tempo dopo, abbiamo scoperto che aveva lasciato un testamento”.
Nei giorni seguenti la sua dipartita, mettendo a posto le cose, la madre trova il testamento lasciato dal figlio dove è scritto che lascia in eredità i suoi gameti alla famiglia. Di conseguenza, forti del testamento, i familiari provano ad ottenerli per poi ricorrere alla procreazione assistita all’estero.
All’estero perché per la legge italiana, se la persona proprietaria muore, i suoi gameti non potrebbero essere usati da altri. I familiari vanno in causa con Careggi. E in primo grado, vince la Asl. La famiglia però non si arrende e ricorre in appello.
“Quando Matteo ha firmato il consenso informato su un prestampato – spiega l’avvocato Matteo Forconi, legale a cui i familiari si sono rivolti per andare in appello – su questo c’era scritto di andare poi a ritirarli. A seguito della firma di questo consenso, Matteo però ha fatto un testamento olografo dove è scritto che il suo liquido seminale doveva essere consegnato ai familiari se non fosse riuscito a farcela. Guardando solo al tema giuridico, la domanda è: vale più un consenso firmato su un foglio prestampato della Asl o un testamento olografo?”.
La sentenza di appello, e la conseguente risposta alla domanda, è fissata per il 9 aprile al Tribunale di Firenze.
Fonte : Today