Microsoft ha appena pubblicato lo spot che trasmetterà durante il prossimo Super Bowl, l’evento sportivo più atteso dell’anno in America. Sono 60 secondi che fanno riflettere.
Non solo perché per la prima volta l’azienda di Redmond non punta su un prodotto fisico, come un computer o una console Xbox per i videogame, ma su un servizio: l’intelligenza artificiale generativa.
Ma soprattutto perché, in questo minuto volutamente emozionale, le storie di riscatto dei protagonisti della pubblicità non sono segnate dalla fatica e dal sudore umano ma dall’utilizzo di quella che si può definire una magica “scorciatoia”: Copilot, l’IA di Mocrosoft che può scrivere e produrre immagini come farebbe un essere umano.
Nella clip si alternano dei ragazzi che sembrano destinati al fallimento:
“Dicono che non aprirò mai una mia attività”
“Dicono che non prenderò mai la laurea”
“Dicono che non girerò mai il mio film”
“Dicono che sono troppo vecchio per imparare qualcosa”
Sono tutte affermazioni che, in teoria, possono essere completamente ribaltate grazie all’uso dell’IA generativa, che permette a chiunque di realizzare la propria idea. Basta semplicemente descriverla con un testo e l’IA farà gran parte del lavoro.
È proprio questo il punto.
La trama della pubblicità Microsoft colpisce perché sulla strada che porta alla realizzazione non ci sono più (soltanto) i sacrifici umani ma i servigi di una macchina.
“Guardatemi ora” dice alla fine dello spot ogni protagonista, facendo riferimento a come usa Copilot per potenziare il suo lavoro.
Ma in fondo, cosa stiamo guardando? Nessuno di loro ha veramente “dimostrato” qualcosa. Semmai è la tecnologia, in questo caso, che dimostra di poter cambiare le loro vite.
Si tratta pur sempre di uno spot, e Microsoft giustamente fa i suoi interessi, ma va detto che in passato l’azienda co-fondata da Bill Gates ha prodotto storie più convincenti.
Nel 2019, per esempio, sempre per il Super Bowl, il colosso tech ha commissionato uno spot incentrato su uno speciale controller per Xbox che rendeva il mondo dei videogiochi più inclusivo.
In quel caso Micorsoft ha puntato su storie vere, quelle di bambini con disabilità che in assenza di un adeguato sostegno tecnologico non sarebbero – probabilmente – mai riusciti a giocare.
È forse un pizzico di vissuto che manca alla pubblicità di Microsoft. Come quello alla base di spot memorabili di P&G pensati per le Olimpiadi, dove il sostegno umano – quello di una madre – permette ai futuri atleti di compiere imprese straordinarie. Imprese costruite sul duro allenamento.
Il nuovo spot sull’IA di Microsoft, invece, dà l’idea che senza Copilot – e più in generale senza l’IA generativa – le persone avranno più difficoltà a realizzare i propri sogni. E a evitare il fallimento.
L’intelligenza artificiale può essere uno straordinario strumento per coloro che vogliono migliorarsi e aumentare la loro produttività.
Ma esiste ancora un limite a ciò che può fare la tecnologia. Basti pensare alle “allucinazioni” di cui ancora soffre l’IA generativa, errori gravi che possono avere un impatto letale sul business di un’azienda.
Certo, le risposte “inventate” dall’IA in molti casi si possono anche schivare. Come? Con lo studio. Sì, il duro studio che permette di interpretare ciò che produce una macchina. E di non affidarsi completamente – e ciecamente – alle sue risposte.
Lo spot Microsoft per il Super Bowl 2024, insomma, racconta solo una parte di un futuro in cui i risultati professionali migliori si otterranno con il giusto bilanciamento di competenze umane e risorse tecnologiche.
Fonte : Repubblica