Craig Wright da otto anni dice di essere Satoshi Nakamoto. Il creatore di Bitcoin. L’ingegnere australiano è stato oggetto di articoli, interviste, documentari prima di apparire lunedì in un’aula di tribunale di Londra, dove è iniziato un processo che proverà a risolvere la questione. Un’aula di tribunale torrida, la descrivono le cronache britanniche. Dove Wright è apparso calmo, rilassato, imperturbabile, anche quando l’avvocato che lo ha trascinato in tribunale, Jonathan Hough, ha definito Wright e le sue affermazioni una “sfacciata bugia”.
Non è una questione secondaria. La paternità di Bitcoin sembra essere una questione dirimente per la comunità che anima il mondo delle criptovalute. La causa contro Wright è stata intentata dalla Crypto Open Patent Alliance, un consorzio no-profit di aziende di criptovalute. La Copa, come viene chiamata in acronimo, ha deciso di portare Wright in tribunale per reazione.
Perché la causa contro Wright
L’informatico negli anni ha avviato una serie di azioni legali contro alcuni sviluppatori in ambito cripto, accusandoli di violazione di proprietà intellettuale. Azioni che avrebbero avuto un “effetto di raffreddamento” su Bitcoin, rendendolo meno interessante per gli sviluppatori. Ecco perché il Copa vuole chiarezza su Wright e chiede al tribunale londinese di affermare una volta per tutte che egli non è Nakamoto. Che non può avviare cause contro nessuno in nome della proprietà intellettuale di Bitcoin.
Tre anni fa la causa. Lunedì la prima udienza. Il Copa e i suoi avvocati accusano Wright di aver terrorizzato la comunità di Bitcoin. Wright di contro continua a sostenere di essere lui Nakamoto. Di aver creato lui Bitcoin e di essere di conseguenza il fortunato possessore di un patrimonio enorme, stimato intorno ai 60 miliardi di dollari, tanto infatti varrebbero oggi i suoi Bitcoin che potrebbero essere tra i 750 mila e il milione.
Cosa può cambiare con la sentenza
Tutte cifre da confermare. Tutti dati in attesa di controllo. Intanto il processo a Wright va avanti suscitando molto meno interesse degli altri processi nel mondo cripto. Qui non ci sono scandali. Qui non ci sono ruberie. Ma si tratta solo di una questione che si porta avanti da anni. Che in qualche modo promette di avere un impatto sul futuro di Bitcoin.
Se Wright dovesse essere ritenuto il creatore della criptovaluta, potrebbe rivendicare la paternità del Libro Bianco (il testo che nel 2008 ha sancito la nascita di Bitcoin e della sua tecnologia). Per alcuni questo potrebbe soffocare lo sviluppo stesso di Bitcoin. Minarne la decentralizzazione, il preteso equilibrio effetto di una rete tra pari che li scambiano. Se Wrigth dovesse risultatare lo “sfacciato bugiardo” che ritiene l’accusa, ogni sua pretesa crollerebbe, ogni sua causa contro gli altri sviluppatori non avrebbe più alcun senso. Dando potenzialmente il via libera a nuovi sviluppi di questa tecnologia.
Fonte : Repubblica