Sanremo, la durata conta: finalmente show nella seconda serata

I trattori non sono ancora arrivati ma all’Ariston sbarcano i pensionati. Ad aprire la seconda serata del Festival, da solo sul palco, Ruggiero di Viva Rai 2, incalzato da Fiorello in collegamento fuori il teatro. Prologo perfetto per il format originale arrivato dopo: i 15 cantanti in gara presentati dagli altri 15. Una scelta originale che non solo ha portato una ventata di novità, ma ha reso ancora più veloce e godibile una scaletta musicale (finalmente) snella. E se ne sono viste delle belle, come i La Sad in smoking che presentano Renga e Nek, bizzarro ritratto di un cambio di passo generazionale nel tempio ligure della musica italiana. 

Lo show ingrana e ci guadagnano anche le canzoni, che senza rincorrersi per scongiurare sfori – e stati comatosi in platea, ma pure a casa e in sala stampa – sembrano decisamente tutte più belle. O quasi. C’è stato tempo per tutto: la gara, gli ospiti, i collegamenti con Fiorello, le gag, perfino i monologhi, di cui non si sentiva la mancanza ma riabilitati per una sera dalla toccante testimonianza di Giovanni Allevi. Stasera Amadeus ha consegnato la chiave quasi perfetta al suo successore. Finalmente, citando Verdone nel film “Gallo Cedrone” – per coerenza con la romanità dei primi due “co-co” – “se score”. 

Giorgia da incorniciare (abiti a parte)

Inizia con uno smoking, prosegue con un abito-sacco stile Carla Fracci, e non va meglio dopo con un vestitino nero corto, super sexy – almeno da quello che si è potuto a malapena intravedere – ucciso da una giacca larga da uomo, che ha poi tolto in extremis. In attesa di scoprire se lo stylist è stato licenziato, applaudiamo Amadeus per averla scelta. Se Marco Mengoni – che nella prima serata ha dimostrato di essere un ottimo showman – avesse bisogno di una spalla per un programma tutto suo, come in molti si sono augurati, lei sarebbe perfetta, complice anche quella faciloneria romana che li anima. Completamente a suo agio, ironica, disinvolta e padrona del palco, sembra faccia questo da sempre, ma quando prende il microfno per cantare ringraziamo Dio che abbia fatto altro. “E poi” è un colpo al cuore trent’anni dopo, il medley magistrale. Il giusto riscatto dopo il sesto posto dell’anno scorso, quasi immorale per una fuoriclasse come lei. Perla rara. 

La lezione di vita di Giovanni Allevi

Non un monologo ma una lezione di vita quella di Giovanni Allevi, negli ultimi due anni lontano dalle scene a causa del mieloma multiplo, un tumore che colpisce il midollo osseo e per il quale ancora si sta curando. Nessun copione, niente gobbo, ma la sua commovente testimonianza, al centro del palco, con la voce rotta dalle lacrime. Sincero, umano, grato alla vita ma anche alla malattia. Il suo è un elogio al dolore e alla sofferenza, grazie a cui ha scoperto – parole sue – “straordinari doni”, ringraziando medici, ricerca scientifica, la famiglia e la forza degli altri pazienti. Difficile trattenere le lacrime, e poi perché farlo? Allevi ci insegna la bellezza della verità, fino a togliersi il cappello mostrando i capelli bianchi. Quel “com’è liberatorio essere se stessi” vale cento monologhi strasentiti su inclusione, varie ed eventuali. Una delle più belle pagine televisive degli ultimi anni. 

Non stona neanche il momento balera

C’è chi canta e chi mente. Siamo oltre la quota boomer, è vero, ma “Romagna Mia” è un cult irrinunciabile come “Una poltrona per due” a Natale. L’Orchestra Casadei e la Nuova Orchestra Santa Balera fanno ballare l’Ariston con una rivisitazione perfetta. Momento non necessario, ma stasera c’è tempo.

John Travolta versione Romina Power

Nel 2024 è decisamente boomer anche questa ospitata, ma dopo i Bnkr44 vestiti da giocatori di rugby e Mahmood in tutta la sua fluidità, anche gli over 40 meritavano il loro momento. John Travolta torna all’Ariston dopo quasi vent’anni e ripropone le solite cose, appannate dall’età (ma comunque risulta più simpatico di Ibrahimović). Qualche passo – appena accennato – tra Grease, Pulp fiction e La febbre del sabato sera, ha rischiato di rivelarsi falso se non fosse per la demenziale mossa di Fiorello (o di qualche autore?) di fargli ballare Il ballo del qua qua, come una Romina Power qualunque, insieme a lui e Amadeus, con tanto di cappelli da papero. E anche un colpo al trash è stato dato. Non manca niente. 

Ce sta Fiorello for

Finale farcito di passerelle importanti e di endorsement Rai, anche se un pizzico ridondanti. L’amatissimo cast di Mare Fuori protagonista di una riflessione sulla violenza di genere, poi momento Tale e Quale Show con Leo Gassmann nei panni di Franco Califano per presentare la fiction sul famoso cantautore romano e nel mezzo il Premio alla carriera allo scenografo Gaetano Castelli. Tutto bello, ma è l’una e “ce sta Fiorello for”. 

Fonte : Today