A Roma siamo qui che aspettiamo i trattori. Dicono che il traffico impazzirà. Può darsi. Non sarebbe certo la prima volta. Sopravviveremo anche a questo. Del resto il diritto di protestare è sacrosanto anche se porta qualche disagio, anche se a protestare sono gli studenti, anche se lo fanno gli ambientalisti. Ho ripensato però all’ultima volta che ci siamo detti che saremmo morti di traffico, che spostarsi a Roma sarebbe stato impossibile, che era tutto finito, che dovevamo protestare. Era sabato 21 ottobre e cambiava la viabilità a piazza Venezia. Cambiava a causa dell’apertura di un cantiere enorme, un cantiere infinito, un cantiere fondamentale: fra dieci anni Roma avrà finalmente una rete metropolitana degna di una capitale e lì a piazza Venezia ci sarà la fermata principale e sarà la stazione della metropolitana più bella del mondo, impreziosita dai reperti che verranno fuori dagli scavi dei Fori. Dieci anni sono tanti è vero, ma nella vita di solito per risolvere i problemi che contano davvero non c’è un easy win, una vittoria facile: non è come l’estrazione del biglietto vincente della lotteria, piuttosto è come il procedimento con il quale si risolve un’equazione di secondo grado. Servono tanti passaggi, tante operazioni, e poi ce la fai. In quei giorni il traffico è impazzito, e poi no. Probabilmente è stato fatto qualche correttivo, o forse ci siamo abituati e molti semplicemente fanno un giro diverso. La morale è che il mondo non è finito come molti dicevano. Come non è diventato impossibile muoversi a Bologna che da tre settimane ha imposto il limite di velocità a trenta chilometri orari e il primo giorno, anche lì, molti urlavano che la loro vita era finita, che avrebbero perso il lavoro e i figli non avrebbero raggiunto la scuola. La verità è che ci lamentiamo di tutto ma non siamo disposti a cambiare nulla e chi prova a cambiare le cose invece degli applausi, invece dei grazie, invece dei consigli, si trova sempre davanti un muro. Molti su quel muro si schiantano e tornano indietro. Altri prendono una scala e con pazienza salgono tutti i gradini. Solo allora le cose cambiano davvero.
Fonte : Repubblica